Camorra, il pentito: “Imperiale pagò l’Interpol per liberare Carbone”

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Avrebbe pagato una cifra considerevole, il narcotrafficante Raffaele Imperiale, per liberare dall’arresto il suo sodale più fedele, il narcos Bruno Carbone, per molti anni latitante e trasferito in Italia due giorni fa in stato di arresto in quanto condannato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

A riferirlo agli inquirenti, l’11 gennaio del 2019, è il collaboratore di giustizia Andrea Lollo. Si tratta di informazioni che il “pentito” ha appreso de relato, dal cugino di Carbone. Secondo le notizie che gli erano state confidate, Bruno Carbone si era recato a Dubai con un aereo privato e con documenti falsi per incontrare Raffaele Imperiale.

Una volta sbarcato, però, l’Interpol si accorse che i documenti in suo possesso erano di provenienza furtiva e per questo venne arrestato. La notizia giunse anche a Imperiale il quale, racconta Lollo: “saputo dell’avvenuto arresto è intervenuto presso l’Interpol, a dire di Marco Simeoli (il cugino di Carbone) pagando una cifra rilevante e così l ‘Interpol aveva indicato tre giorni come termine entro il quale il Carbone doveva lasciare Dubai”.



    E, infatti, fa sapere il collaboratore di giustizia: “Carbone sarebbe ripartito da Dubai con l’aereo privato e si sarebbe recato in un Paese dell’Est”. 



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