E’ stato l’ex reggente del clan Gionta di Torre Annunziata e oggi pentito, Pietro Izzo a spiegare agli investigatori che “tutti i presidenti del Savoia calcio hanno pagato il pizzo al clan Gionta”. “Una tassa della tranquillità”se voleva continuare a giocare serena tra le mura di casa.
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Le sue dichiarazioni sono agli atti dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Giovanni De Angelis su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (procuratrice Rosa Volpe, aggiunto Sergio Ferrigno, sostituto Valentina Sincero) che ieri hanno portato in carcere Felicio Ferraro, ex direttore sportivo del Savoia, noto come Chiarugi (per la sua somiglianza con l’ex calciatore di Napoli e Fiorentina degli anni Settanta) , il fratello Salvatore Ferraro, alias ‘o capitano, 58 anni, ritenuto affiliato clan Gionta.
Raggiunti in carcere dall’ordinanza invece Giuseppe Carpentieri, 51enne, genero del boss Valentino Gionta, avendone sposato la figlia Tersa Gionta, ritenuto fino a un anno fa il reggente del clan dei Valentini e Salvatore Palumbo, alias Tore o mmaccato, 47enne con diversi precedenti alle spalle.
Le indagini hanno permesso di appurare come anche il titolare di un’attivita’ ittica sarebbe stato costretto, sotto le minacce estorsive a versare 300 euro alla settimana. Il periodo di indagine e’ compreso tra novembre dello scorso anno e maggio 2022. Ed è emerso che sono stati versati oltre 130mila euro dalla societa’ Savoia Calcio al clan, come appurato dalla Procura di Torre Annunziata.
Le indagini -come riporta Il Mattino-sono un secondo filone del maxi blitz che il 30 novembre dello scorso anno ha portato all’arresto di una ventina tra capi e affiliati al clan Gionta. Agli atti ci sono una serie di conversazioni tra le mogli di alcuni ergastolani, che risultano indagate a piede libero per usura. Si parla di “mesate” per i mariti detenuti e da queste conversazioni è emerso il ruolo di Carpentieri come reggente del clan Gionta, che si sarebbe addirittura recato a bordo campo allo stadio Giraud di Torre Annunziata per incassare il pizzo da 50mila euro dalle mani del presidente del Savoia.
Ad accompagnarlo, anzi “a scortarlo” come scrive il gip nell’ordinanza ci sarebbe stato Felicio Ferraro. Invece, dalla discussione tra le donne è emerso che a quella cifra mancavano ulteriori 80mila euro, per un totale di 130mila euro. Ascoltati gli ex presidenti e dirigenti Alfonso Mazzamauro, sua moglie Elena e il fratello di lei Francesco Annunziata, hanno negato le circostanze.
Il pentito Pietro Izzo ha spiegato i rapporti tra la cosca e il Savoia calcio, indicando il ruolo decisivo di intermediario proprio di Felicio Ferraro. “Salvatore Ferraro mi chiamò a casa sua dove c’era il fratello Felicio Ferraro che ci consegnò 10mila euro da parte del Savoia” ha dichiarato Izzo. In quel periodo il presidente era Quirico Manca del consorzio stabile Segesta.
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Ma Izzo ha aggiunto: “Ogni anno ci regalavano anche abbonamenti, ma li davano ai figli degli affiliati. Mi ricordo nel 2003-2004 che Felice Savino detto peracotta incassava 40-50mila e portava i soldi direttamente a Palazzo Fienga. Il Savoia ha sempre pagato, anche quando era presidente Mario Moxedano”. Ma in questo caso si tratta di dichiarazioni prive di riscontri al momento.
(nella foto da sinistra Felicio ferraro, il fratello Salvatore e il boss Giuseppe Carpentieri)
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