Scampia, Danielino di Gomorra la serie e i familiari gestivano un giro di pusher

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. Danielino di e familiari avevano messo in piedi un giro di spaccio di droga tra Giugliano, Lusciano, Parete e Trentola Ducenta da 70mila euro al mese. A gestirlo la famiglia Sacchettino: padre e due figli. Uno è il Danielino di .

Sono sette i provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Napoli Nord ed eseguiti ieri dai carabinieri della compagnia di . Si tratta di Salvatore D'Ambrosio, alias Coca Cola, 44 anni, di Orta di Atella , e Mariglen Lazri, detto Luca, 37 anni, albanese (entrambi in carcere); Nicola Giaccio, 25 anni, di Melito, ai domiciliari; Ernesto Giordano, alias O' chiatto, (ferimento gravemente a colpi di pistola 5 giorni fa a ) 28 anni, di Napoli, in carcere; Pasquale Sacchettino, alias zio Pasquale, 57 anni, di Napoli, ai domiciliari; Raffaele Sacchettino, 30 anni, di Napoli ai domiciliari.

E infine Vincenzo Sacchettino, detto Danielino, 24 anni, di Giugliano, ai domiciliari. E' al suo terzo , l'ultimo a gennaio scorso quando fu trovato armato con una pistola per le strade di Scampia. Altri tre componenti della banda di sono indagati e sono tutti di Napoli.

    La banda è stata incastrata grazie a una serie di intercettazioni telefoniche dalle quali si è potuto accertare il traffico di droga e le modalità. Tra acquirenti e spacciatori ed un linguaggio convenziona le, riforniva di piccoli quantitativi di cocaina e raramente anche di un numero e levato di acquirenti sempre negli stessi luoghi ed, in particolare, nei pressi di noti bar e pizzerie agevolmente individuabili.

    Centinaia di conversazioni telefoniche giornaliere intercettate tutte con una durata brevissima di 10/40 secondi e finalizzate a definire il numero di dosi e la località di incontro con il pusher che provvedeva alla consegna.

    Le fiorente attività di distribuzione di droga era fatta a piccole dosi, non più di 20 (venti) da 30 grammi ciascuna ed un numero elevato di cessioni quotidiane fino a raggiungere circa 100.

    Ad aiutare gli spacciatori, che avevano messo su un giro da 70mila euro al mese, anche i consumatori abituali che riportavano notizie sui movimenti degli investigatori. Gli indagati, anche se privi di una vera e propria struttura organizzata, risultavano estremamente operativi con le conversazioni telefoniche giornaliere, tutte con una durata brevissima, dai 10 ai 40 secondi, finalizzate all'ordinare il numero di dosi e il punto di incontro con il pusher che provvede alla consegna.



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