Napoli, murale dedicato a vittima di camorra demolito al Borgo Sant’Antonio Abate

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Un murale dedicato a un esponente del clan dell’Alleanza di Secondigliano camorra, rimasto vittima di un agguato, è stato rimosso in via Sant’Antonio Abate a Napoli.

Il murale era stato realizzato accanto a un’edicola votiva raffigurante l’immagine della Madonna, realizzata abusivamente su suolo pubblico, per la quale il Comune ha disposto la rimozione eseguita da personale della Napoliservizi. Agenti della Polizia metropolitana di Napoli, della Polizia di Stato e della Polizia municipale, Carabinieri e Guardia di Finanza sono intervenuti, su impulso del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, nell’area che congiunge Porta Capuana e piazza Carlo III e hanno presidiato alla demolizione delle teche all’interno delle quali erano state inserite le effigie.

L’operazione si inquadra nell’ambito di un più vasto programma di interventi voluto dal procuratore Riello il quale, già in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021, ha posto l’accento sulla necessità di rimuovere gli altarini e i murales celebrativi dedicati a personaggi della criminalità organizzata. Ad oggi sono circa 40 gli altarini abusivi censiti e sequestrati, dei quali 37 demoliti, con conseguente restituzione degli spazi alla città.

    La Polizia Metropolitana ha espletato oltre 600 ore di lavoro tra il 2021 e la prima metà del 2022 solo per le demolizioni e rimozioni di murales, altarini, striscioni ed edicole votive.

    “Le istituzioni sono chiamate ad affrontare con determinazione anche la questione dei murales e degli altarini dedicati a esponenti dei clan, perché si tratta di simboli che esercitano una forte influenza sulla popolazione”, dichiara il sindaco Gaetano Manfredi.

    “Per questo motivo -aggiunge – riteniamo che sia importante, da parte delle nostre forze di polizia, intervenire per la rimozione di queste figure e, più in generale, di queste rappresentazioni perché ciò dimostra che lo Stato c’è ed è più forte della camorra. E’ fondamentale, infatti, che la nostra comunità senta lo Stato vicino e comprenda che l’unico ‘sistema’ in cui identificarsi e riconoscersi è lo Stato”.



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