OSS: chi è e cosa fa

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Negli ultimi due anni è diventato sempre più evidente quanto sia importante per un paese poter contare su un adeguato numero di professionisti sanitari qualificati. I posti messi a bando dalle Università in questo settore sono sempre di più. Le domande presentate, invece, variano di regione in regione. In alcune, come il Veneto o il Friuli Venezia Giulia, si è registrato un lieve calo delle domande. In Campania, nel 2021, c’è stato un aumento del 5% In Italia ci sono attualmente 22 professioni sanitarie riconosciute, le più celebri delle quali, oltre a quelle strettamente medicali, sono fisioterapia, ostetricia, logopedia e farmacia.

 

Con l’aumentare dell’età media e delle responsabilità e mansioni dell’assistenza infermieristica, è nata una nuova figura di supporto alle professioni sanitarie: l’operatore Socio Sanitario, meglio conosciuto come Oss.

 

Le mansioni principali di un operatore socio-sanitario

 

    Questa figura viene istituita ufficialmente nel 2002 all’interno della legge sull’emergenza infermieristica. A differenza di altre professioni non è previsto un mansionario; il testo di legge prevede solo una descrizione generale della figura. Il compito di ogni regione è quello di stabilire nel dettaglio compiti e formazione della stessa. Vedremo in questo articolo quali siano le mansioni principali di questa figura ausiliaria, quali sono le differenze principali dal personale infermieristico e come riconoscere un Oss all’interno di un ospedale.

     

    L’operatore socio sanitario ha il compito di assistere le persone affette da disagio psichico o sociale. Nella maggior parte dei casi si occupano di fornire supporto a persone anziane non autosufficienti, nelle esigenze quotidiane di vita e di socialità.

    Le mansioni principali di un operatore sono:

    igienico – sanitarie: aiutare o provvedere alle normali attività di igiene personale del paziente. Somministrazione di pasti e aiuto all’attività motoria di base. Sempre sotto la sorveglianza e l’indicazione degli infermieri, gli OSS possono occuparsi della somministrazione delle terapie per via naturale, dell’applicazione di medicazioni di base e della sterilizzazione degli strumenti e dispositivi sanitari.

     

    sociali: l’operatore ha il compito di supporto alle attività sociali nell’ambiente di vita. Ad esempio, all’interno delle strutture scolastiche, aiuta lo studente con disabilità ad accedere alle aule e ai servizi e favorisce l’integrazione nell’ambiente scolastico. L’ Oss, contribuendo al benessere sociale della persona, fornisce anche supporto di carattere emotivo e psicologico di base. L’importanza di questa dimensione, nel caso di persone con disagio fisico, viene spesso sottovalutata; trovare conforto e sostegno è invece fondamentale anche per chi ha disabilità fisiche.

     

    organizzative: registrazione e organizzazione delle attività di assistenza igienico – santaria di concerto con l’infermiere di reparto responsabile. Partecipazione alle riunioni del personale sanitario del reparto.

    Differenza tra Oss e infermieri

    L’infermiere è un professionista sanitario iscritto ad un albo in possesso di un titolo universitario abilitante e responsabile dell’assistenza infermieristica. Per diventare infermieri è attualmente necessario conseguire un diploma di laurea in Infermieristica (decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502 e successive modificazioni). Per cominciare a lavorare come Oss, invece, è richiesto un attestato di qualifica dopo aver completato 300 ore di moduli di formazione complementare, di cui almeno la metà di tirocinio. Il ruolo prevede una gestione autonoma della pianificazione delle attività di assistenza. L’operatore socio-sanitario, invece, è una figura esclusivamente di supporto all’assistenza. Da un punto di vista legale, quindi, è l’infermiere ad essere responsabile per l’organizzazione e l’attribuzione al personale Oss dei compiti di assistenza.

    Abbigliamento Oss: come riconoscerlo all’interno di una struttura sanitaria

     L’operatore socio-sanitario, proprio come medici e infermieri e tutti i lavoratori dell’ambito, è tenuto ad indossare un abbigliamento sanitario adeguato. La divisa prevede l’uso di una casacca e di un paio di pantaloni. Non c’è una differenza sostanziale tra la divisa da Oss e quella da infermiere. Le casacche sono solitamente a maniche corte poiché la zona dei polsi è quella più soggetta a sporcarsi durante le mansioni abituali e i pantaloni sono provvisti di tasche. È molto importante che la divisa sia provvista di tasche e che sia lavabile ad alte temperature, resistendo a processi di disinfezione e pulizia industriali. Per quanto riguarda il colore della tenuta da operatore socio sanitario varia in base alla struttura nella quale opera. Come per gli infermieri sono sempre consigliati colori tenui e tinte pastello. La divisa da Oss standard è bianca ma le varianti colorate vengono sempre più usate. All’interno di un ospedale potremo riconoscere un Oss innanzitutto perché indossa una divisa e un cartellino che ne riporta il nome e la mansione. Nella maggior parte dei centri di cura gli Oss hanno divise di un colore specifico, diverso da quelle degli infermieri; in questo caso sarà facile riconoscere subito a chi rivolgersi per le esigenze di igiene e cura personale quotidiana di un paziente.

    Perché diventare Operatore socio-sanitario

     Sempre più giovani scelgono di intraprendere un percorso professionale in ambito sanitario. Perché preferire l’Oss alle altre figure? Il mestiere di Oss è consigliato per coloro che hanno un sincero interesse nelle attività di cura quotidiana, che vogliono essere un supporto importante a 360 gradi per le persone con disagio fisico o psichico e che, contemporaneamente, non sono interessate all’aspetto strettamente medico o terapeutico. Fare l’operatore socio sanitario è certamente molto impegnativo dal punto di vista psicologico ed emotivo, oltre a richiedere una manualità e un’ottima conoscenza delle buone pratiche igienico-sanitarie. Nel caso di pazienti costretti al letto, ad esempio, è necessario sapere come eseguire una corretta mobilizzazione e quali sono i protocolli previsti per evitare le patologie secondarie correlate alla condizione, come le piaghe da decubito. Tra le professioni dell’ambito sanitario, quella dell’Oss è sicuramente quella che si presta di più ad una riconversione professionale dopo i 30 anni, poiché è possibile esercitare la professione frequentando un corso apposito che attesti la qualifica. Sicuramente più raro che le persone dopo quell’età scelgano di intraprendere dei percorsi universitari.


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