Avellino, fidanzato killer rinuncia a deporre in aula

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Una memoria di tre pagine e così Giovanni Limata, 24 anni, di Cervinara, ha deciso di non sottoporsi all'interrogatorio nel processo che lo vede imputato, assieme all'ex fidanzata Elena Gioia, dell'omicidio del padre di lei, avvenuto il 23 aprile dello scorso anno ad Avellino.

In mattinata è stata ascoltata a lungo la fidanzata ora 19enne, protetta dallo sguardo di Giovanni da un sipario, mentre il giovane era rinchiuso nel gabbiotto dell'aula di corte d'Assise del tribunale di Avellino.

    Giovanni non se l'è sentita di affrontare gli avvocati delle parti civili, quelli della sua ex e il pubblico ministero. Nella memoria scritta a penna in e consegnata solo questa mattina al suo legale, il giovane ha fornito la sua versione dei fatti.

    La memoria non è stata però letta in aula ed è stata acquisita agli atti del procedimento, che proseguirà il 25 maggio prossimi. Da tempo, da poco dopo l'arresto degli allora fidanzati che insieme avevano progettato lo sterminio della famiglia di lei, i due si rimpallano la responsabilità nella pianificazione dell'omicidio.

    Anche questa mattina Elena Gioia, nella lunga deposizione, ha cercato di tracciare di sé l'immagine di una ragazza succube di un fidanzato aggressivo, violento nel linguaggio, manipolatore nei tanti tentativi di indurle sensi di colpa per avere una famiglia che non lo accettava e nel preferire spesso la compagnia delle amiche.

    Ma in aula sono stati letti anche i messaggi in chat che la coppia si scambiava, dai quali è emersa la lucidità di Elena nel desiderare di disfarsi della sua famiglia per fuggire con Giovanni.



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