Processo Cerciello Rega, la vedova in aula: ‘Doveva portarmi al mare e me l’hanno ucciso’

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Processo Cerciello Rega, la vedova in aula: ‘Doveva portarmi al mare e me l’hanno ucciso’.

Commozione in aula questa mattina nel processo per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso nella notte del 25 luglio dello scorso anno nel quartiere Prati a Trastevere. Chiamata a deporre, la vedova del militare, Rosa Maria Esilio, ha detto di ricordare il marito sul letto dell’ospedale coperto da un lenzuolo. “Gli ho chiuso gli occhi e gli ho dato l’ultimo bacio. Poi sono rimasta con la testa poggiata sul suo petto come quando ci addormentavamo. Mi aveva detto che la domenica successiva saremmo andati al mare ma lo hanno ucciso”. Il processo che si svolge in corte d’assise a Roma, vede imputati per l’omicidio del vice brigadiere i due giovani americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth.

La vedova di Mario Cerciello Rega ha mostrato ai giudici della prima corte d’Assise il portafoglio con la placca di riconoscimento del marito con ancora macchie di sangue. La donna e’ stata ascoltata come testimone delle parti civile. “Mario – ha detto Rosa Maria Esilio – metteva sempre il portafoglio nella tasca davanti cosi’ come le manette. Anche quella sera fece cosi’ e aveva sempre un borsello. Quella sera cenammo e mi saluto’ affettuosamente per andare a fare il turno di notte. Quello fu il nostro ultimo saluto. Nel corso di quella notte ci siamo sentiti telefonicamente due volte”.

Nel corso della testimonianza la donna ha raccontato cosa avvenne la notte del 26 luglio dello scorso anno. “Alle quattro di mattina mi chiamo’ mio cognato Paolo per dirmi che era successo qualcosa a Mario e che lo stavano operando. Chiamai la caserma di piazza Farnese e dalla voce del piantone ho capito che era successo qualcosa di grave. Ho preso un taxi e sono andata al pronto soccorso del Santo Spirito, con me avevo solo un rosario. Dopo un po’ un infermiere mi si avvicino’ per darmi una bustina con dentro la fede di mio marito, una catenina e un bracciale. Ero in attesa e notai su un muretto il portafoglio e le manette ma mi dissero che non le potevo prendere”. La vedova del vicebrigadiere ha poi aggiunto: “andai dai medici che mi dissero che Mario era morto e che avevano fatto di tutto per salvarlo”, ha concluso.



     

    Parole toccanti quelle di Rosa Maria Esilio. Momenti di vita ricostruiti mantenendo a difficolta’ le lacrime. Vivere nella casa che ha condiviso con Mario, i progetti di una vita andati in fumo, le difficolta’ di essere la moglie di un carabiniere, ma anche la vicinanza e i ringraziamenti della gente. In aula ha portato il portafogli del marito ancora macchiato del suo sangue. Parole che hanno commosso tutti, anche lo stesso Finnegan Lee Elder, imputato dell’omicidio insieme a Gabriel Natale Hjorth, che ha lasciato l’aula in lacrime. La nuova calendarizzazione delle udienze vede le loro deposizioni fissate per il 6 novembre, data in cui parlera’ quasi certamente solo Gabriel Natale Hjorth, il giovane che la notte si e’ scontrato con il collega di Mario Cerciello Rega, Andrea Varriale. Intanto la prossima udienza e’ fissata per il 26 ottobre con altre deposizioni.

    La Corte d’Assise di Roma ha sciolto la riserva e rigettato la richiesta dei domiciliari avanzata dai difensori di Gabriel Christian Natale Hjorth, imputato insieme Finnegan Lee Elder.L’omicidio risale alla notte del 26 luglio del 2019: dopo un tentato acquisto di droga da parte dei due ventenni, non andato a buon fine, i due rubarono lo zaino di Sergio Brugiatelli, l’uomo incontrato in strada, a Trastevere, che aveva indicato loro il pusher. Brugiatelli chiese aiuto al 112, e Cerciello e il collega Andrea Varriale intervennero all’appuntamento fissato da Elder e Hjorth, che avevano chiesto a Brugiatelli 100 euro per restituire il maltolto. Quando i militari cercarono di bloccare i due americani, Elder reagì colpendo Cerciello con 11 coltellate prima di darsi alla fuga con l’amico. La mattina dopo, i carabinieri fermarono i due americani, che avevano dormito in una camera dell’albergo Le Meridien, poco distante dal luogo dell’omicidio. Erano pronti a lasciare l’Italia e avevano nascosto in un controsoffitto l’arma usata nell’agguato: un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri tipo ‘Trenknife’ Kabar Camillus, modello marines, che Eder aveva portato dagli Stati Uniti, imbarcandolo nella stiva dell’aereo durante il volo di andata.

     


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