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Carcere Santa Maria: rivoltosi trasferiti

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Sono stati trasferiti in altre strutture penitenziarie campane (Avellino, Benevento e Ariano Irpino) i tre detenuti extracomunitari promotori della rivolta scoppiata ieri al carcere di Santa Maria Capua Vetere , che ha portato al ferimento di otto agenti della penitenziaria.

 

I disordini sono avvenuti al reparto “Danubio”, quello in cui sono reclusi, anche in isolamento, una cinquantina di detenuti cosiddetti “problematici” per l’ordinamento carcerario, che si sono resi responsabili cioe’ di intemperanze e violenze dietro le sbarre. Uno dei tre, gia’ nell’altro carcere casertano di Carinola, aveva in passato aggredito almeno cinque agenti, ed era cosi’ stato trasferito alla struttura di Santa Maria Capua Vetere.

“Il problema e’ che nel reparto Danubio – dice un agente in servizio al carcere che non vuole essere citato – sono arrivati anche i promotori delle rivolte scoppiate in altri penitenziari, tra cui Foggia e Rieti, durante il periodo piu’ critico dell’emergenza Coronavirus; teste molto calde che in un primo momento erano state tenute in diversi reparti del carcere, poi sono state portate al Danubio, in isolamento, perche’ davano problemi. Mettere cinquanta teste calde tutte insieme non e’ mai una buona idea, e a farne le spese siamo stati noi poliziotti penitenziari”. Sono un centinaio gli agenti in servizio al carcere casertano, tra questi anche qualcuno dei 57 indagati per i presunti pestaggi di detenuti avvenuti il 6 aprile scorso, che si sono messi in malattia a causa dello stress provocato da una situazione che, nel carcere di Santa Maria, “e’ ormai diventata insostenibile”.

Cosi’ gia’ ieri sera sono arrivate le nuove unita’ di rinforzo promesse dai vertici del Dap, ovvero quasi un centinaio di agenti del Gom (Gruppo Operativo Mobile) che garantiranno il funzionamento della struttura. Ieri i vertici nazionali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il capo Bernardo Petralia e il vice Roberto Tartaglia, sono venuti a far visita al carcere, per manifestare la loro vicinanza agli agenti; hanno incontrato anche il poliziotto che durante la rivolta ha riportato le lesioni piu’ importanti. Intanto e’ ormai stata ricostruita la dinamica della rivolta, scandita da due momenti: il primo nella tarda serata di venerdi’, quando due extracomunitari hanno aggredito con violenza i sei agenti che li trasportavano in infermeria, dopo che uno dei due aveva dato fuoco ad un cella.

Ieri mattina invece gli altri detenuti dello stesso reparto, mentre stavano facendo il passeggio (dalle 9 alle 12) hanno aggredito gli agenti presenti, che sono riusciti, grazie ad altri colleghi, ad uscire dal reparto, che e’ rimasto nelle mani dei detenuti per qualche ora, fin quando non sono arrivati magistrati della Procura (Aggiunto Alessandro Milita) e del Tribunale di Sorveglianza (Marco Puglia) e i vertici del Dap, che hanno mediato con i detenuti convincendoli nel primo pomeriggio a rientrare nelle celle. Nel frattempo i poliziotti si sono rifiutati di entrare nel reparto per paura di una nuova incriminazione, dopo quelle per i reati di tortura e abuso di potere ricevuta giovedi’ 11 giugno.

“Apprezziamo che i vertici del Dap – dice il segretario regionale dell’Unione sindacati polizia penitenziaria, Ciro Auricchio – siano intervenuti a supporto delle criticita’ della polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, anche sul fronte dell’organico. Aspettiamo pero’ ancora le scuse da parte dell’Arma dei Carabinieri per la mortificazione subita con le operazioni di identificazione dei nostri agenti eseguite davanti all’ingresso del carcere, mentre erano presenti i familiari dei detenuti che andavano al colloquio”.


Articolo pubblicato il giorno 14 Giugno 2020 - 21:57
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