Camorra, uccise l’innocente meccanico di Forcella: confermati i 18 anni di carcere per o’ nannone

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La Corte di Assise di Appello del Tribunale per i Minorenni di Napoli ha confermato la condanna a 18 anni di carcere per Antonio Napoletano detto o’ nannone 21 anni ma già un curriculum criminale di tutto rispetto. E’ stato uno dei più spietati killer al servizio della ‘Paranza dei bimbi’. Uno che incuteva timore nei nemici solo a sentire il suo nome. Condannato a 18 anni di carcere per aver ucciso nella sanguinaria faida di Forcella con i Capelloni della famiglia Buonberba, il meccanico incensurato Luigi Galletta il 31 luglio del 2015 che aveva l’unico colpa di essere il cugino del pregiudicato Luigi Criscuolo detto sby sby uomo dei Buonerba.

“Ho saputo che il giovane meccanico ucciso, che non c’entrava nulla con la delinquenza, fu ammazzato dai Sibillo perché imparentato con i Buonerba. In precedenza questo ragazzo era stato già picchiato per questa ragione. Per quello che so lo ha ucciso…… Il padre del ragazzo, dopo l’episodio della prima aggressione al figlio, si rivolse ad qualcuno nel “Buvero” per avere rassicurazioni. Nonostante l’intervento, il ragazzo fu ammazzato ugualmente. Ho quindi una mia chiave di lettura: i Sibillo volevano dimostrare di non temere nessuno dal momento che avevano l’appoggio degli Amato e di Egidio Annunziata, quest’ultimo loro parente”. A parlare dell’omicidio del meccanico di Forcella, Luigi Galletta è il pentito dei Quartieri Spagnoli, Maurizio Overa, ovvero colui che ha dato le indicazioni di Buonerba “Capelloni” di via Oronzo Costa su come uccidere Emanuele Sibillo e poi dare il suo appoggio subito dopo. Il 12 maggio scorso Overa ha svelato agli investigatori il nome del killer di Galletta coperto da omissis nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Eliana Franco per l’arresto di 5 esponenti dei “Capelloni” tra killer e mandanti dell’allora capo della Paranza dei Bimbi. Galletta, cugino di Luigi Criscuolo detto sby sby, uno dei cinque arrestati, era stato picchiato la sera del 28 luglio del 2015 mentre si trovava nella sua officina in via San Giovanni a Carbonara. In due armati di pistola prima lo minacciarono e poi lo picchiarono violentemente con il calcio della pistola in testa tanto da procuragli un trauma cranico “con doppia ferita lacero contusa alla regioni parietali destra e sinistra”, come da referto medico. Era quello il momento di massima tensione tra le due cosche in guerra. Non a caso la sera del 30 luglio i “Capelloni” Buonerba mettono a segno un altro colpo: ovvero l’omicidio di Salvatore Mancini e due giorni dopo, ma soprattutto il giorno dopo l’omicidio di Salvatore D’Alpino detto ‘o brillante ucciso mentre si trovava in una pizzeria di piazza Mancini dove rimase ferito anche l’innocente cameriere Sabatino Caldarelli. Per quell’agguato i Buonerba sono stati condannati all’ergastolo il killer Antonio Amoroso “scarpuzzedda” (lo stesso che è accusato dell’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo) , il boss Gennaro Buonerba,  Luigi Criscuolo e  Salvatore Manzio.
Trent’anni di reclusione, invece, per Assunta Buonerba e Luigi Scafaro. Quindici anni di carcere sono stati inflitti a Salvatore Sequino, ritenuto all’epoca dell’omonima famiglia camorristica della Sanità, alleata con i Buonerba. La sera del 31 luglio due killer  entrano nell’officina di Luigi Galletta e lo uccidono con numerosi colpi di pistola.  Il padre della vittima qualche giorno fa commentando le dichiarazioni del pentito Maurizio Overa secondo il quale Galletta ha pagato con la morte il fatto di essere imparentato con uno dei killer del clan Buonerba ha parlato dei figlio e della sua famiglia come completamente estranei alle logiche criminali. “Era uno che pensava solo al lavoro, uno dalle mani d’oro, sapeva aggiustare tutto”, ha detto. E ha chiesto che anche il figlio venga inserito nell’elenco delle vittime innocenti della camorra. Il percorso è lungo ma lui e la sua famiglia lo hanno appena iniziato.E ora che anche il killer ha un volto e un nome si è alimentata la loro speranza nella giustizia.
Antonio Napoletano, alias “’o Nannone” aveva ottenuto gli arresti domiciliari nel settembre scorso dopo solo due anni.  Il suo ritorno a casa era stato salutato con entusiasmo dalla cosca che poteva contare di nuovo su uno dei leader storici e con preoccupazione da investigatori ma anche dai clan avversari di Forcella e di piazza Mercato, delle Case Nuove e del borgo Sant’Antonio Abate, dove risiede. Era considerato il braccio destro di Emanuele Sibillo, il “capo” della Paranza ucciso nel 2015 in via Oronzio Costa dal clan Buonerba, i cosiddetti “capelloni”. La fama di spietato killer, nonostante la sua giovane età ‘o nannone se l’era conquistata durante la faida di Forcella contro i Buonerba.”Quello viene qui sotto con la pistola in mano. Gli abbiamo piazzato tre colpi e non è morto.Tu ci puoi provare pure per altri dieci giorni, ma quello non muore. Il giorno che lo prendiamo gli spariamo tutte le botte in testa e in faccia”, si legge in una delle intercettazioni contenute nell’ordinanza contro il clan Buonerba. Napoletano era considerato un vero pericolo da eliminare.



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