Terremoto in Irpinia: 39 anni fa l’apocalisse del Sud

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Erano le 19 e 34 di domenica 23 novembre 1980 quando un sisma di magnitudo 6,9 colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale – Le conseguenze furono terribili: circa 300mila sfollati, 10mila feriti e quasi 3mila morti.

“Ad un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano”. Queste le parole scelte da Alberto Moravia per descrivere gli effetti devastanti del terremoto in Irpinia, una delle peggiori calamità che abbiano mai colpito il nostro Paese, di cui oggi ricorre l’anniversario numero 39.

Erano le 19 e 34 di domenica 23 novembre 1980 quando un sisma di magnitudo 6,9 (10° grado sui 12 della scala Mercalli, livello classificato come “completamente distruttivo”) colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania. La scossa durò 90 secondi, con ipocentro a circa 10 km di profondità, e interessò un’area di 17mila chilometri quadrati.

Le conseguenze furono terribili: 280mila sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 morti. Crolli e lesioni si registrarono fino a Napoli: a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti.

    Secondo l’Ufficio del Commissario Straordinario, dei 679 comuni appartenenti alle otto aree interessate dal terremoto (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), ben 506 (il 74%) furono danneggiati.

    “Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci – disse due giorni dopo il sisma Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica – Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.

    I soccorsi furono tardivi e insufficienti per diverse ragioni: le difficoltà di accesso alle zone dell’entroterra, isolate più di quanto già non fossero per il crollo di strade e ponti; il cattivo stato delle infrastrutture (a cominciare da quelle elettriche e telefoniche) e l’assenza di un’organizzazione come la Protezione Civile, che fu creata soltanto 12 anni più tardi.

    La prima stima dei danni, che venne fatta nel 1981, parlava di circa 8mila miliardi di lire. La cifra è lievitata nel tempo, fino a superare i 60mila miliardi di lire nel 2000 e i 32 miliardi di euro nel 2008. Secondo Sergio Rizzo, attualizzando le cifre, la stima arriva a quota 66 miliardi di euro.

    Una parte consistente di questi fondi andò però dispersa fra i gangli della politica corrotta (locale e nazionale) e della criminalità organizzata.

    “Rifletteremo insieme su un territorio a crescente rischio idrogeologico e ricorderemo Giuseppe Zamberletti, commissario straordinario per il terremoto dell’Irpinia e padre della Protezione civile, scomparso lo scorso gennaio”. Cosi’ Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania, annuncia l’incontro “Non solo emergenze. La Protezione civile oggi tra rischi, prevenzione e volontariato” organizzato per oggi alle 10:30 in occasione del 39° anniversario del terremoto dell’Irpinia dalla presidenza del Consiglio regionale della Campania e dalla Protezione civile regionale. Il dibattito, ospitato dalla sala consiliare del Comune di Lioni , sarà occasione per ricordare il sisma del 1980 e il moto di solidarietà che innescò, e per fare un punto sul sistema di Protezione civile in Campania e nel Paese alla presenza del capo della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli.


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