"A volte mi sento discriminata, ma nonostante tutto non mi lamento.Potrebbe interessarti
Ma Elza non si è mai arresa alla fatica e a quel lavoro umile e sottopagato, col tempo ha trovato un lavoro migliore e dopo tanti sacrifici anche l'amore. Si è sposata con un ragazzo italiano e ha due bambine. La sua sembrerebbe la classica storia a lieto fine e in fondo lo è, ma c'è un però: Elza che oggi vive in provincia di Alessandria non ha ancora la cittadinanza italiana. Dopo un matrimonio, due figlie (nate in Italia) e una seconda laurea in Scienze Ambientali conseguita in Italia, non può ancora sentirsi italiana. Oggi è ostaggio di una burocrazia farraginosa, lunga e molto costosa, totalmente a carico degli immigrati. Per questo è costretta a rinnovare il permesso di soggiorno periodicamente a sue spese. Certo è il permesso lungo per motivi familiari, ma che comunque risulta di valore inferiore a quello concesso ai soggiornanti UE per lavoro o asilo politico. Tra le varie trafile burocratiche le sue due figlie hanno perso anche il bonus bebè, pur essendo cittadine italiane e lei non riesce a trovare finalmente una tranquillità emotiva, stabile, in un paese dove oramai vive da 13 anni e sente come suo: per lo Stato italiano è un'extracomunitaria. "A volte mi sento discriminata, nonostante oggi mi senta un po' italiana" dice. Poi guarda il suo mondo familiare, quello che ha costruito con tanti sacrifici, guarda le sue bambine e con un sorriso amaro aggiunge: "Nonostante tutto non mi lamento. C'è chi sta peggio".
Marcella Aliberti