Oggi, giovedi 4
aprile, alle ore 14.30, presso l’Università Federico II di Napoli, in via
Mezzocannone 16, avrà inizio il ciclo di seminari coordinati da Giacomo Di Gennaro
autore di numerosi rapporti sulla criminalità giovanile e del recentissimo
volume dal titolo «La messa alla prova
per i minori la rassegnazione “entusiasta” di una normativa incompleta»
(Franco Angeli, 2018). Il seminario di apertura vedrà la partecipazione di
Giovanni Colangelo, magistrato, Gianluca Guida, direttore dell’IPM di Nisida,
di Giammarco Cifaldi, docente dell’Università di Chieti e di Maria Luisa
Iavarone, docente dell’Università di Napoli Parthenope e presidente dell’Associazione
ARTUR fondata a seguito dell’accoltellamento del figlio Arturo in centro a
Napoli. Il pomeriggio di confronto avrà lo scopo di rapportare la condizione di
devianza sociale potenziale al crimine minorile conclamato tra cultura del
controllo e logica welfaristica.
Maria Luisa Iavarone provocatoriamente dichiara: «Più che
logica welfaristica sarebbe più corretto parlare di logica welaffaristica,
considerato quanto frutta il business dell’esecuzione penale minorile esterna.
Interessi economici che si mescolano ad interessi criminali; basti leggere le
recenti inchieste giornalistiche (R.Capacchione per Fanpage), che vedono le
comunità affidatarie di progetti di esecuzione penale minorile gestite da
cooperative che fanno capo a
familiari stretti di esponenti di spicco del clan dei Casalesi. Vaso di pandora scoperchiato seguendo
la scia di storie di Instagram girate e postate dal compagno di stanza di Kekko
“il nano” il ragazzino che il 18 dicembre del 2017 era nel gruppo degli
accoltellatori di Arturo e che, all’epoca dei fatti, ospitato presso una di
queste comunità, era in attesa di giudizio. Il giovane, per la sua condizione
giudiziaria e per l’evidente pericolo di fuga di notizie e di inquinamento di
prove dibattimentali, avrebbe dovuto essere sorvegliato e soprattutto tenuto
lontano da cellulari, cosa che puntualmente non avvenne, proprio all’interno di
una comunità singolarmente gestita da familiari stretti delle famiglie
Schiavone e Zagaria», conclude.
Articolo pubblicato il 4 Aprile 2019 - 10:35 - Redazione