Il Sappe: ‘Siamo tornati indietro di 30 anni, per il ministro Bonafede siamo agenti di custodia’

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Torna alla carica il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE contro il Ministero della Giustizia retto da Alfonso Bonafede. Sotto accusa sono le modalità di comunicazione e immagine che il Ministero riserva al Corpo di Polizia Penitenziaria.
“Siamo al ridicolo! Per il profilo ufficiale del Corpo di Polizia Penitenziaria su Facebook, che da notizia della accertata pericolosità di un detenuto del carcere di Padova sospettato di terrorismo, siamo tornati – c’è scritto testualmente – “Agenti di Custodia”. Cioè, neppure al Ministero della Giustizia ed al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sanno come ci chiamiamo… Ma ci rendiamo conto dell’assurdità?”. E’ un fiume in piena Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “E’ questo il nuovo corso del Ministro Guardasigilli Bonafede e del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Basentini, quello che ha permesso a un ex detenuto del carcere di Napoli impegnato in una fiction come comparsa di indossare la gloriosa divisa di poliziotto penitenziario (!) per delle riprese in carcere? E’ questo il livello di attenzione che hanno verso le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato? Nemmeno sanno che il pur glorioso Corpo degli Agenti di Custodia è stato disciolto nel 1990 ed al suo posto è nata la Polizia Penitenziaria? Che vergogna.”.
Il SAPPE chiede l’immediato intervento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e, nel contempo, rinnova la richiesta di un incontro con il Guardasigilli: “Sollecito nuovamente il Ministro della Giustizia Bonafede a convocare un incontro sul tema delle carceri che, con il crescente sovraffollamento e l’elevato numero di eventi critici, stanno tornando incandescenti”, conclude Capece. “Bonafede è opportuno che incontri quanto prima chi rappresenta le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria, che lavorano quotidianamente con grande stress e disagio nelle sovraffollate carceri italiane caratterizzate da costante violenza contro gli Agenti. Vorremmo che ci ascoltasse, che sentisse l’opinione di chi in galera ci lavora tutti i giorni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, anche alla luce di alcune decisioni del Capo Dipartimento Francesco Basentini che non ci piacciono, non sono trasparenti, non sono utili necessarie ed efficaci. Magari potremmo dare il nostro contributo per risolvere le costanti criticità di un sistema carcerario che ha bisogno urgente di interventi, anche a tutela di chi lavora in prima linea come i poliziotti”.


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