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Fiume Sarno: dal disastro al riscatto. Non bastano le parole



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Ieri presso la sala Don Bosco di Scafati si è tenuto un incontro tematico dal titolo interessante accattivante: Fiume Sarno e Grandi Emergenze ambientali: dal Disastro al Riscatto. Il Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Sergio Costa – Generale dei del Corpo Forestale di suo, transitato nei Carabinieri per Legge, sicuramente esperto di problematiche ambientali – è stato la punta di Diamante del tavolo dei conferenzieri. L’incontro ha annoverato, tra gli altri, anche la partecipazione della Senatrice Virginia La Mura della Commissione Ambiente del senato, nonché quella di Gennaro Oliviero, Consigliere Regionale e Presidente della Commissione Ambiente Regione Campania. Ci fermiamo qui con la elencazione dei numerosi relatori intervenuti all’Incontro. Esso però non prevedeva un dibattito finale. E ciò non è mai un bene, visto oltretutto che, nel caso specifico, il pubblico è stato folto e attento. Un bilancio quindi solo apparentemente positivo. Perché apparentemente? E cosa dire nel merito dell’incontro? Ebbene, intanto diciamo subito che l’incontro è sembrato troppo simile ai tanti del genere tenutisi ai tempi delle cosiddette prima e seconda Repubblica, atteso che questa dei tempi che stiamo vivendo è stata spesso definita Terza Repubblica dagli stessi protagonisti. Poi diciamo ancora che il tema era troppo allettante e importante e più d’uno degli intervenuti ha mostrato in più momenti la corda di una informazione sommaria e abborracciata che ha fatto perdere smalto all’intero incontro. E poi impegni verbali tanti, promesse tantissime, ma proposte concrete e operative poche, a parte quelle che hanno riguardato la attivazione del coordinamento delle Prefetture competenti territorialmente per i tre tratti fluviali con i quali il Fiume Sarno, lungo/breve meno di 20 chilometri, attraversa tre delle cinque provincie della Campania, Avellino, Salerno e Napoli. Il fiume pluriprimatista di inquinamenti vari e di morte biologica della propria fauna, attraversa infatti tre provincie, andando dalla “foce” a monte alla foce a mare. E non è un refuso tipografico parlare di “foce” a monte, perché il Sarno, tra i tanti suoi primati – ahinoi! negativi – ha anche questo strano e solitario “record” di avere le proprie sorgenti in una località che si chiama Foce, come quella a mare. Lo stesso intervento di chiusura, apparso sincero e per certi versi quasi accorato, del generale Sergio Costa – che ha tenuto a ribadire, come spesso fa, che lui da ministro non percepisce una lira in più di quanto percepiva da Generale – non ha dato il grande apporto di concretezza propositiva e programmatica, che la parte più attenta e competente dei partecipanti all’incontro si aspettava. Questa infatti è la sintesi dei giudizi e delle impressioni come da noi raccolte tra la gente alla fine dell’incontro, con tanto di schieramento di ragazzini a far da corona all’uscita dalla Sala parrocchiale Don Bosco, sede dell’incontro. Nessuno degli intervenuti, ad esempio, ha speso una parola sulla destinazione dei poco meno di due milioni di metri cubi di fanghi più o meno tossici che infangano – è il caso di dirlo – e intasano il letto e le sezioni del suo corso verso il mare e della rete di canali collegata al fiume. Immaginare di passare dal Disastro al Riscatto senza trovare allocazione ai suoi fanghi tossici sarebbe voler continuare nella linea movimentista, ma improduttiva di risultati veri e concreti, tracciata non molti anni fa dal generale Jucci, imperante Berlusconi, che lo volle Commissario Straordinario. Ovviamente è un fatto indispensabile e prioritario la eliminazione delle fonti inquinanti urbane, sempre maggiori, e quelle industriali, sempre minori, per fortuna e purtroppo, a causa della crisi globale che ci attanaglia. Nessuno ha relazionato con dati statistici sugli effetti tossici a largo spettro che il Sarno determina – e ha determinato per decenni – sulla salute degli abitanti dei territori attraversati, anche perché mancano statistiche oggettive e affidabili. Né alcuno ha nominato le strutture idrauliche borboniche che giacciono lungo le sue sponde in località Ponte Nuovo. Esse potrebbero esser almeno protette per un futuro loro ripristino, anche in chiave di Turismo colto diretto agli Scavi di Pompei. Insomma per il Sarno e i suoi problemi non basteranno annunci, promesse e impegni, anche se connotati da buona fede. Occorreranno soprattutto conoscenze e competenze, vaste e variegate. Meglio ancora se consolidate da anni di impegno e vigilanza.

 Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 25 Novembre 2018 - 08:46



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