Camorra, triplice omicidio: chiesto il processo immediato per il genero del boss. I pentiti: ‘C’era sangue dappertutto’

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Il Tribunale dei minorenni di Napoli ha chiesto il processo immediato per Mariano Riccio, genero del boss Cesare Pagano ed ex reggente del clan degli scissionisti degli Amato-Pagano. Riccio è accusato del triplice omicidio avvenuto il 15 marzo del 2009 in cui furono uccisi Francesco Russo “’o dobermann”, il figlio Ciro e il guardaspalle Vincenzo Moscatelli Riccio, era finito in manette a maggio scorso insieme con altre 8 persone tra cui il suocero, ma l’ordinanza era stata annullata dal Tribunale del Riesame perché di competenza del Tribunale dei Minori in quanto all’epoca dei fatti  Riccio, seppur per un solo giorno, non aveva ancora compiuto 18 anni. La Procura per i Minorenni, come ricorda Il Roma, aveva fissato il giudizio immediato all’inizio del prossimo febbraio, ma l’avvocato Domenico Dello Iacono, che lo assiste, ha invece chiesto che sia processato con il rito abbreviato. Il 30 maggio scorso la Dda di Napoli aveva ottenuto gli arresti in carcere di Carmine Amato, 37anni, detenuto nel carcere di Viterbo; Cesare Pagano, 48 anni, detenuto nel carcere di Cuneo; Francesco Biancolella, 66 anni di Mugnano (l’unico libero); Lucio Carriola, 43 anni, detenuto nel carcere di Terni; Mario Riccio, 26 anni, di Mugnano, detenuto nello stesso carcere; Oscar Pecorelli, 39 anni, in carcere a Tolmezzo; Oreste Sparano, 32 anni, detenuto nel carcere de l’Aquila. Il mandante dell’omicidio sarebbe il boss pentito Antonio Lo Russo che secondo l’altro pentito Biagio Esposito, aveva chiesto la “cortesia” al gruppo del suo compare di matrimonio Cesare Pagano, di eliminare  o’ dobermann che stava diventando troppo autonomo.

A fare luce su quell’orrendo delitto ci ha pensato il pentito Antonio Caiazza  che nel febbraio del 2016 ha raccontato in un verbale allegato all’ordinanza cautelare che ha colpito mandanti ed esecutori del triplice omicidio “Fu Cesare Pagano-ha raccontato- a indicarmi il posto dove dovevano recarmi per andare a pulire la casa dove era stato compiuto l’omicidio. Io non conoscevo neanche i nomi dei morti. Quando sono entrato c’era sangue ovunque e un cadavere a terra con due colpi in testa. Poi ho saputo essere Francesco Russo detto “doberman”, suo figlio inginocchiato su un lettino e l’altro a terra ma con la testa sul divano. Non c’era nulla perpoter pulire la casa, cosi’ uscii e andai a comprare i secchi per lavare a terra, la varechina, i guanti e le buste di plastica. Una volta ripulito tutto denudammo i cadaveri e li mettemmo nel cellophane”. Poi Caiazza racconta di aver caricato i corpi in un’auto e di aver bruciato i vestiti in un terreno a Mugnano. Un altro pentito eccellente Carmine Cerrato detto “takendò” , cognato del boss  ha spiegato invece come avvenne l’occultamento dei cadaveri. “Cesare Pagano mi disse di sotterrarli. Iniziammo a scavare con le pale ma non riuscimmo a coprire per bene i corpi. Il giorno dopo tornammo con Francesco Biancolella, con un bobcat e ricoprimmo il tutto per bene”. Ma i tre cadaveri non sono mai stati ritrovati perché sostiene il gip Roberta Attena, qualcuno li avrebbe fatti sparire per paura dei pentiti. Anche Biagio Esposito, uno dei killer più spietati che è stato al servizio degli scissionisti, e pure lui pentito, ha raccontato agli inquirenti alcuni passaggi importanti relativi al triplice omicidio: “Ho partecipato al triplice omicidio. Abbiamo spara-
to loro in una casa vecchia di Mugnano di Salvatore Cipolletta. Una volta uccisi, i corpi so-
no stati fatti scomparire da Francesco Biancolella detto “Ciccio o’ monaco” con l’aiuto di Antonio Caiazza, Lucio Carriola, Ferdinando Murolo e “Mariano”, genero di Cesare Pagano, che poi si occuparono di pulire l’appartamento. Fu un favore ai Lo Russo”.


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