Fissato per il 20 giugno il processo per la banda dei professionisti della truffa con l'accusa di truffa aggravata e reiterata.Potrebbe interessarti
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Il metodo sempre lo stesso: dopo aver individuato la persona da colpire, i truffatori bussavano alla porta distinti e ben vestiti presentandosi come avvocato e comunicando che un familiare della vittima si trovava trattenuto in stato di fermo. L'unica soluzione per far uscire il presunto familiare arrestato era pagare una cauzione. La cifra si aggirava solitamente intorno a qualche migliaio di euro e in alcuni casi i truffatori si rendevano disponibili ad accettare anche una sorta di anticipo di alcune centinaia di euro. Nel 2016 è stata una donna di ottantatré anni di Pignataro che, intuendo il raggiro, finse di credere all'arresto di un figlio e di recarsi all'ufficio postale per ritirare i contanti richiesti dai fantomatici avvocati. Ma A. C. era invece corsa dalla Polizia Municipale raccontando agli agenti l'accaduto. Dopo pochi minuti i due napoletani vennero arrestati e, grazie alla testimonianza della donna e di un altro ottantenne, furono identificati.
Lo scorso anno erano state decine le denunce e segnalazioni di casi analoghi e, anche alla luce di questi episodi, nei mesi scorsi si è resa necessaria una vera e propria task-force delle forze dell'ordine per far fronte al problema sicurezza.
Truffa agli anziani, fissato il processo per i due napoletani che 'lavoravano' nel Casertano
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