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La paranza dei bambini: lo spettacolo scritto da Saviano e Gilardi al Teatro Trianon Viviani

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“La paranza dei bambini”, spettacolo scritto da Roberto Saviano e dal regista e drammaturgo Mario Gelardi, sarà in scena al Teatro Trianon Viviani da giovedì 5 aprile a lunedì 9.
Il ritorno a Napoli di questo spettacolo, presentata in anteprima un anno fa al Nuovo teatro Sanità, crea un ponte ideale tra due quartieri della città di Napoli che vivono ed esprimono un disagio sociale.
“Napoli, anzi a Forcella, dove tutto è partito, dove nascono le paranze e dove si infrangono i sogni dei bambini che ne fanno parte, dove si annientano le loro vite: Forcella quartiere-mondo, centro storico pieno di bellezza, ferite e cicatrici, con le drammatiche criticità della periferia più degradata e abbandonata” – spiega Roberto Saviano.
Dopo l’esperienza dello spettacolo Gomorra, Saviano e Gelardi hanno deciso di collaborare nuovamente per dar vita a questo nuovo progetto che racconta la controversa e pericolosa ascesa di una tribù adolescente verso il potere, pronta a piombare nel buio della tragedia scespiriana e nel nero infinito dei fumetti di Frank Miller. Lo spettacolo racconta una verità cruda e violenta da cui è difficile sottrarsi. Ma lo spettacolo non denuncia solo scie di sangue, ma intende immaginare un futuro ancora possibile proprio attraverso il teatro.
Basata sul penultimo romanzo dell’autore di Gomorra, gli autori ci presentano un gruppo di giovanissimi antieroi senza raccontare troppo del loro passato. Sappiamo solo che il leader di questo gruppo, Nicolas detto Marajà, “ha studiato”, probabilmente è un universitario che in poco tempo viene accecato dal potere e dalle promesse di una vita rischiosa in cui guadagnare velocemente. Ha un fratello che vorrebbe imitarlo, una madre che conosciamo solo attraverso le risposte che Nicolas dà ai suoi richiami: nulla anche negli altri componenti della banda lascia pensare a un’infanzia povera o a famiglie disagiate. Il passato non esiste. Questi giovani sono una banda di corvi neri, ridicoli per il modo con cui si autodefiniscono imparando a memoria la ritualità del sangue vista nei film, eppure sanno essere senza scrupoli, violenti nelle parole e nelle azioni.