Consip, l’ex manager Marroni consegna al pm le mail col ministro Lotti

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Roma. Verrano consegnate in settimana da Luigi Marroni, le carte della corrispondenza con il ministro Luca Lotti. Secondo i legali dell’ex manager, la corrispondenza testimonierebbe il clima collaborativo e i buoni rapporti sempre intercorsi tra i due. L’ex amministratore delegato di Consip è il grande accusatore dell’inchiesta che vede il ministro allo Sport indagato per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio. La documentazione sarà consegnata negli uffici del magistrati di Piazzale Clodio titolari del fascicolo sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione.Il 29 marzo scorso, si è tenuto il faccia a faccia, davanti ai magistrati, tra il ministro e l’ex ad. Le ricostruzioni, opposte, dei due, sono state messe a confronto nel corso dell’atto istruttorio durato circa due ore. Lotti venne iscritto nel registro degli indagati il 21 dicembre del 2016, proprio il giorno dopo l’audizione, davanti ai pm di Napoli, John Woodcock e Celeste Carrano, nella quale Marroni ammise di aver saputo dal ministro e altre tre persone dell’indagine in corso.Il fascicolo passò subito a Roma per competenza e il 27 dicembre Lotti si presentò a Piazzale Clodio per essere sentito dagli inquirenti, negando, come avrebbe fatto in seguito, ogni accusa.Giovedì scorso, anche Matteo Renzi, citato in un’indagine difensiva dei legali del ministro, è stato sentito come testimone dai pm in merito alla vicenda e ai rapporti Lotti-Marroni. Il primo respinge ogni accusa e sostiene che Marroni abbia mentito, il secondo assicura di aver detto solo la verità e sottolinea di aver sempre avuto buoni rapporti con il ministro, almeno fino al momento della denuncia.Nel fascicolo legato alle informazioni giunte ai vertici Consip, che sarebbero stati messi a conoscenza di intercettazioni e pedinamenti nel corso dell’indagine, rispondono di rivelazione di segreto d’ufficio oltre al ministro Lotti, l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, ed è indagato di favoreggiamento il presidente di Publiacqua Firenze Filippo Vannoni. Nello stesso filone, Alessandro Sessa, ex vice comandante del Nucleo operativo ecologico inizialmente responsabile delle indagini, è accusato di depistaggio e il capitano Gianpaolo Scafarto è accusato di depistaggio e rivelazione del segreto per la fuga di notizie e di falso per aver alterato in più punti l’informativa sulla quale si basano buona parte delle accuse a Tiziano Renzi, padre di Matteo, e a sua volta indagato per traffico di influenze.



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