Il clan Lo Russo aveva imposto l’acquisto della cocaina a tutte le piazze di Miano, Piscinola, Mianella, Chiaiano, don Guanella e rione san Gaetano ai prezzi decisi della stessa cosca. E’ stato il boss pentito Carlo Lo Russo che ha svelato il “sistema”. Le sue confessioni sono parte integrante dell’ordinanza di custodia cautelare firmata il mese scorso dal gip Francesca Ferri e che ha portato in carcere 40 dei nuovi esponenti della cosca rimasti in libertà dopo i blitz dello scorso anno e dopo il pentimento di quasi tutti i fratelli Lo Russo. Le piazze di spaccio pagavano anche una quota mensile al clan sugli incassi. In passato la gestione era affidata a Davide Carlo, alias Carletto, uno degli arrestati nel blitz del mese scorso e cugino di Lelle’ (figlio di Carlo Lo Russo), poi allontanato per condotte infedeli e definitivamente sostituito, fino al momento del suo arresto da Ciro Perfetto, parente e figlio d’arte (il padre, Lelluccio muss ‘e scigna, è un cognato dei Lo Russo e uno storico affiliato al clan, killer ed oggi sottoposto al regime di 41bis), che aveva il controllo delle piazze del Don Guanella, provvedeva alle forniture e riscuoteva, tramite i suoi uomini, i pagamenti destinati a rimpinguare le casse del clan. Il monitoraggio dell’autovettura in uso a Carlo Davide e ad Antonio Sannino e la conferma di quello detto dal boss pentito: “è stato cacciato dal clan poiché voleva mangiare…per diecimila euro puzzolenti ed al suo posto è subentrato Ciro Perfetto. Si è preso tutte le cose sue! … Sta solo lui adesso … era Carletto, adesso è Ciro! … Adesso è tutto di Ciro!”. “Carletto levalo da mezzo. Adesso sto io!”.
Scrive il gip a proposito dell’inchiesta e delle piazze di spaccio: “…Il clan può invero contare su uomini fedeli ai vertici dell’organizzazione che hanno il controllo delle piazze di spaccio in cui sono operativi i pusher al soldo del clan. Le indagini della Compagnia Carabinieri Napoli Vomero, concretizzatesi in intercettazioni ambientali (autovetture) e telefoniche dei soggetti preposti alle piazze di spaccio ma anche in servizi di osservazione, pedinamento e controllo culminati in taluni casi in operazioni di arresto e sequestro a riscontro di pusher e di acquirenti, consentono oggi di arricchire i già consolidati esiti investigativi confluiti in sentenze irrevocabili con una più esaustiva ricostruzione delle ‘piazze’ di spaccio sottoposte al controllo dei capitoni e l’identificazione di ulteriori soggetti che con ruoli diversi hanno consentito alle ‘piazze’ di funzionare e di garantire proventi per il sostentamento del clan. L’arco temporale in cui si sono svolte le attività investigative in argomento è ricompreso tra il novembre del 2015 e l’aprile del 2016, e corrisponde al periodo di reggenza del clan da parte di Carlo Lo Russo. L’indagine fa emerge un dato comune a tutte le ‘piazze’ ma anche alle attività dette passaggi di mano: nei territori sottoposti al controllo del clan di Miano non possono esistere spacciatori “a privato” perché tutti devono rendere conto direttamente al clan, che permette loro di spacciare e che fornisce loro lo stupefacente. Ecco cosa ha detto agli investigatori Carlo Lo Russo a proposito delle piazze del Don Guanella:
– Una è gestita da tale Angiulillo, che dava 2000 euro al mese fisse, a Tonino figlio di Peppe che è detenuto a Milano Opera. Il guadagno nostro poi era sulla vendita che era a 48.000 euro . Mariano ed Enzo si occupavano di questo. Il prezzo di vendita era più o meno sempre questo, escluso Marco Corona e Ciro Perfetto che avevano un prezzo di favore . Ciro Perfetto vendeva ai Quartieri Spagnoli e ai fratelli Gatta Nando e Alessandro che abitano nel mio palazzo
– altra piazza era gestita da Carletto cioè Davide Carlo che dava le mesate a Lelle’, Gigiotto e alla vedova di Peppenella. A Carletto vendevamo a 42-43 – dopo l’arresto di Carletto ed anche prima perché non si era comportato bene l’ho allontanato e l’ho sostituito con Ciro Perfetto.
– altra piazza è del Tacchino, suocero di Gigiotto , padre di Veronica. Anche a lui vendevamo a 48 Insomma dalle piazze del Don Guanella all’incirca uscivano le spese per i carcerati che ho indicato ed un guadagno sul prezzo di vendita Ci sono poi le piazze dei Licciardi di cui parlerò”.
Secondo il gip la ricostruzione delle modalità operative delle piazze del Don Guanella è dunque ricostruita dal capo clan in modo chiaro: “il clan le controlla rifornendole ed imponendo il pagamento di una quota fissa mensile utilizzata per le spese dei carcerati”. Ma l’inchiesta e la collaborazione di altri pentiti hanno consentito ai carabinieri e alla Dda di ricostruire anche le altre piazze di spaccio e i relativi gestori.
– Piazza di cocaina di Cristilli Antonio
– Piazza di marijuana nelle Palazzine di Mussolini, il Rione San Tommaso di Vico V. Valente, gestita da ANNUNZIATA Gianluca e PELUSO Alessio;
– Piazza di marijuana di DE MARTINO Vincenzo, il quale, mediante il suo motoveicolo, raggiunge a domicilio i clienti, nel quartiere di Marianella;
– Piazza di hashish e marijuana di CHIANESE Domenico, o’ Russ, operante nel quartiere di Piscinola;
– Piazza di hashish e marijuana di RUOCCO Gennaro in Via Don Luigi Guanella, sotto al ponte, gestita inizialmente anche da GEMITO Pietro con la collaborazione del minore Vincenzo P., successivamente solo dal Ruocco; Piazza di hashish di MARANO Michele operante nel Rione San Gaetano, nella zona comunemente chiamata “in mezzo alla chiesa”.
– La piazza di eroina di Di Napoli Carmine
– La piazza di cocaina di abbasc’ ‘o Messico (quartier generale dei capitoni) a Miano gestita da Totore piscetiello (Cangiano Salvatore), Mango Luigi, Annunziata Gianluca, Peluso Alessio e Fontana Giuseppe, Peppe ‘a mafia.
Antonio Esposito
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Articolo pubblicato il giorno 17 Dicembre 2017 - 13:36 / Cronache della Campania