La crisi economica delle aziende che non investono nel digitale

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Il gap dell’Italia con il resto del mondo nel campo del digitale e dell’innovazione tecnologica rappresenta sempre di più una minaccia all’economia e alla crescita. Questo é quanto risulta secondo numerose ricerche internazionali, tutte concordi nel vedere come il nostro paese sia ancora molto indietro nell’agenda digitale.

In particolare secondo quanto emerso dallíultimo incontro a Milano del Fed, il Forum dellíeconomia digitale, circa l’84% delle imprese che hanno chiuso nel 2016 non aveva un portale web. Non avere un sito significa non esistere sul mercato, non internazionalizzare e soprattutto, spesso, é indice di scarsi investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.

Perché é così importante il digitale per le aziende

Le PMI in Italia, cioé le piccole e medie imprese, rappresentano il 67% dell’economia del paese, un dato rilevante che evidenzia ancora una volta l’importanza della salute delle nostre imprese per l’economia e il PIL. Il gap digitale delle aziende é figlio di una situazione generale, basti pensare che siamo tra gli ultimi paesi in Europa per l’accesso agli strumenti digitali, con quasi il 30% delle persone che non usano nessuna tecnologia moderna.

    E le imprese? Sempre secondo i dati del Fed meno del 7% delle aziende ha un sito dove vende direttamente i propri prodotti online, un gap digitale che costa al sistema Italia circa 700 mila posti di lavoro e oltre 2 punti di PIL. Mancano gli investimenti pubblici ma anche quelli privati, che andrebbero aumentati di almeno 25 mld di euro líanno.

    Purtroppo il gap digitale sta causando la chiusura di molte imprese e una situazione di difficoltà diffusa. Si salvano le grandi aziende del made in Italy e del lusso, che hanno da tempo diversificato i loro business e internazionalizzato i loro affari. Ma tutte le altre? Le nostre imprese stanno soffrendo perché non investono in ricerca, sviluppo e innovazione, ritardando la digitalizzazione dei servizi.

    Questo si traduce nella perdita sistematica di posti di lavoro, nel peggioramento delle condizioni lavorative e dei salari, ma anche nel mancato sfruttamento di nuove possibilità di crescita. Basti pensare agli acquisti online che soltanto in Italia valgono ormai oltre 16 mld di euro l’anno, spesso preda di grandi multinazionali straniere.

    Per approfondire argomenti inerenti l’economia, il lavoro ed i mercato finanziari consigliamo un sito web che visioniamo spesso per prendere spunto, parliamo di webeconomia.it

    In cosa dovrebbero investire le aziende italiane

    Ecco che allora ci si chiede in cosa dovrebbero investire le imprese per recuperare questo gap digitale. Questi sono alcuni ottimi consigli da tenere sempre a mente :

    • avere un sito web o un portale di vendita di beni e servizi;
    • valorizzazione delle competenze soprattutto quelle in ambito digitale;
    • ricerca e sviluppo;
    • internazionalizzazione e apertura ai mercati esteri;
    • investimenti in pubblicità sui social come Facebook e Instagram;
    • modernizzazione dei processi attraverso líautomazione;
    • avere un contatto diretto con le scuole e le università;
    • investire nella formazione dei propri collaboratori.

    Le imprese italiane dovrebbero iniziare a sfruttare intelligentemente il digitale usandolo per quello che é, non un obiettivo ma un mezzo per raggiungere i propri scopi commerciali. Questo non vuol dire soltanto investire nella digitalizzazione dei servizi e dei processi produttivi, ma anche in pubblicità, formazione e web marketing.

    Inoltre é necessario dare maggiore spazio ai giovani, che sono più a contatto con le nuove tecnologie e più idonei alle innovazioni e alle trasformazioni. Oggi purtroppo viviamo in una società che evolve e muda di continuo, quindi per non morire bisogna imparare a stare al passo e non aver paura di cambiare.

    La digital economy potrebbe aumentare l’occupazione

    L’innovazione e la digital economy potrebbero portare alla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni, all’incirca una percentuale compresa tra il 15 e il 25%. Si tratta di numeri importanti quelli forniti da una ricerca condotta da alcuni ricercatori di Manpower Group, “Skills Revolution”, presentata a inizio anno al World Economic Forum di Davos.

    In particolare si evince come il processo di automazione e di creazione di intelligenze artificiali non diminuirà il numero di posti di lavoro, ma invece lo aumenterà. Ovviamente sarà necessario investire nella formazione e nell’aggiornamento delle proprie competenze, altrimenti il treno con la economy 4.0 sarà perso per sempre.

    Purtroppo é vero che l’Italia ha recuperato molto fino a oggi e iniziato a investire, colmando parte del ritardo digitale accumulato negli anni passati. Il problema é che tutto ciò ancora non basta e bisognerà fare molto di più. Secondo i numeri della Commissione europea soltanto il 9% della popolazione ha conoscenze in ambito di ITC, mentre quasi il 50% non ha competenze minime di informatica.

    Se l’Italia e le imprese del nostro paese vorranno partecipare alla nuova digital economy dovranno fare molto di più. Sarebbe un grosso problema essere tagliati fuori, visto che sempre la Commissione europea stima che le figure tecniche in questo ambito saranno sempre più richieste, dando nei prossimi anni una forte spinta all’occupazione. Questi saranno alcuni dei lavori più richiesti :

    • sviluppatore e programmatore
    • chief technology officer
    • data analyst
    • big data architect
    • web analyst
    • digital copywriter

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