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Camorra, assunzioni imposte dopo un incidente sul lavoro: cinque arresti tra Caserta e Napoli

L’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque persone tra Caserta e Napoli svela un inquietante intreccio tra camorra e lavoro, rivelando come la morte di un operaio possa trasformarsi in opportunità per perpetuare un sistema di estorsione e sfruttamento nella quotidianità delle imprese.

Due assunzioni imposte come “ristoro” dopo la morte di un operaio in un caseificio. È uno dei tasselli dell’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque persone tra le province di Caserta e Napoli, ritenute gravemente indiziate di far parte di un sistema criminale riconducibile al clan dei Casalesi. I carabinieri della Compagnia di Casal di Principe hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Le accuse sono pesanti e aggravate dal metodo mafioso: associazione camorristica, estorsione, truffa, traffico di droga e trasferimento fraudolento di valori. L’indagine, condotta tra luglio 2022 e giugno 2023, ha fatto emergere il ruolo centrale di un esponente dell’ala Schiavone dei Casalesi, ritenuto ancora libero, capace di muoversi tra “recuperi crediti”, pressioni sulle imprese e rapporti con altri clan.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’attività estorsiva avrebbe colpito anche un’azienda casearia, con richieste che arrivavano a “700-800mila euro”. In alternativa al denaro, sarebbe stata avanzata la pretesa di “assumere le due figlie del cognato”, morto in quello stesso stabilimento a seguito di un infortunio sul lavoro, come compensazione ulteriore rispetto a quanto previsto dalla legge.

L’inchiesta ha documentato anche l’intestazione fittizia di una società di autonoleggio con sede a Casal di Principe, utilizzata per “eludere eventuali misure patrimoniali”, e il coinvolgimento diretto nell’organizzazione di truffe assicurative nel settore delle polizze Rc auto. Sul fronte del narcotraffico, è emersa un’alleanza operativa con intermediari del clan Di Lauro di Secondigliano, tutti arrestati, finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Nel corso delle attività è stato sequestrato anche “un chilogrammo di cocaina”.

Sarno, viola il divieto di dimora: arrestato giovane con precedenti per rapina ed estorsione

Sarno – Un giovane del posto è stato arrestato dalla polizia di Sarno per inosservanza del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare.

L'uomo, già destinatario di una misura cautelare a seguito di reiterate condotte aggressive nei confronti del padre, aveva continuato a violare le prescrizioni imposte dall'autorità giudiziaria nonostante i precedenti penali per rapina ed estorsione.

Le violazioni si sono ripetute nel tempo, costringendo gli inquirenti a inasprire le misure. Oltre all'allontanamento dall'abitazione familiare, al giovane era stato infatti applicato anche il divieto di dimora nella provincia di Salerno. Gli agenti lo hanno rintracciato nel territorio provinciale, in flagrante violazione di entrambi i provvedimenti.

L'arresto è stato convalidato dal Tribunale di Nocera Inferiore, che su richiesta della Procura della Repubblica ha disposto la custodia cautelare in carcere. La decisione del giudice ha chiuso un ciclo di reiterati comportamenti delittuosi che mettevano a rischio la sicurezza del genitore e dell'intera comunità.

Allarme Carabinieri sui botti illegali: “Non sono più fuochi, ma ordigni improvvisati”

A Napoli, il Capodanno non è più solo una celebrazione, ma un campo di battaglia contro ordigni improvvisati che minacciano la vita; l'allerta dei Carabinieri, che evidenziano il potere distruttivo di questi "botti", invita a riflettere su un'emergenza che non può essere sottovalutata.

A Napoli non si parla più di semplici fuochi d’artificio illegali. L’allarme lanciato dai Carabinieri è netto e inquietante: quelli che circolano in vista del Capodanno sono veri e propri ordigni improvvisati, paragonabili a Ied, capaci di provocare ferite gravissime o addirittura la morte. Il bilancio dei sequestri effettuati finora dagli artificieri dell’Arma racconta uno scenario sempre più pericoloso.

“C’è particolare allarme perché gli ordigni sono sempre più potenti e pericolosi, anche a distanza”, spiega il luogotenente degli artificieri Gaetano Savarese. “Oggi si continuano a chiamare bombe carta, ma l’utilizzo di contenitori in plastica ne aumenta la resistenza e la forza della detonazione. Possono contenere fino a 300 grammi di miscela esplosiva e risultano pericolosi sia per le schegge sia per l’impatto acustico”.

I controlli intensificati sul territorio hanno già portato a sequestri importanti. A Pollena Trocchia un ventunenne è stato arrestato dopo che i militari hanno scoperto 21 chili di materiale pirotecnico nascosti all’interno di un negozio di frutta. A Cimitile, invece, è stata sospesa un’attività commerciale: l’imprenditore, pur in possesso di licenza, non aveva mai presentato la comunicazione di inizio attività al Comune. All’interno della ditta sono stati sequestrati 2.563 fuochi d’artificio, per una massa attiva complessiva di 205 chili.

Numeri che rafforzano l’allarme lanciato dall’Arma, a pochi giorni da una notte che ogni anno si trasforma in un bollettino di feriti. Il messaggio dei Carabinieri è chiaro: non si tratta di bravate o tradizioni, ma di ordigni potenzialmente letali che trasformano il Capodanno in una roulette russa.

Napoli, ultrà in corteo contro il divieto di trasferta

Napoli si risveglia con cori e striscioni, ma non per celebrare una vittoria: cinquecento ultrà scendono in piazza contro il divieto di trasferta, esprimendo un forte dissenso che mette in luce l'identità e la passione di una tifoseria colpita da restrizioni ritenute ingiuste.

Napoli torna a riempirsi di cori e striscioni, questa volta non per una partita ma per una protesta. Circa cinquecento ultrà del Napoli, espressione delle due curve dello stadio Maradona, sono scesi in piazza per dire “no al divieto di trasferta” imposto ai residenti in occasione di diverse partite lontano dal capoluogo campano.

Il corteo è partito da piazza Berlinguer ed è avanzato compatto verso il centro cittadino, invadendo via Toledo sotto lo sguardo di passanti e turisti. Ad aprire la manifestazione uno striscione con la scritta “Trasferte libere”, diventata il simbolo della mobilitazione. Dalle voci dei manifestanti si sono levati slogan contro le restrizioni, giudicate discriminatorie e punitive nei confronti dei tifosi napoletani.

Tra gli elementi più visibili della protesta, un volantino tenuto in mano da ogni partecipante: un fac simile di richiesta di cambio di residenza, con la scritta “approvato” e la firma delle Curve A e B. Un gesto provocatorio per denunciare, secondo gli ultrà, l’assurdità di misure che finiscono per colpire un’intera città e la sua tifoseria. La manifestazione si è svolta in modo compatto e ordinato, trasformando il cuore di Napoli in un palcoscenico di dissenso calcistico e rivendicazione identitaria, con un messaggio chiaro lanciato dalle curve: “Trasferte libere”.

Campania, scatta l’allerta meteo gialla: Natale sotto la pioggia, rischio temporali

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La Vigilia di Natale in Campania si annuncia sotto un cielo grigio, con un'allerta meteo gialla che potrebbe trasformare festeggiamenti in preoccupazione; mentre i cittadini si preparano a festeggiare, il richiamo alla prudenza diventa un elemento fondamentale per affrontare le insidie del.

Napoli – Vigilia di Natale all’insegna del maltempo per gran parte della Campania. La Protezione Civile regionale ha emanato un avviso di allerta meteo di livello Giallo, valevole per l'intera giornata di domani, martedì 23 dicembre, e fino alle prime luci di mercoledì 24.
L’ondata di maltempo, causata da una perturbazione che colpirà inizialmente i quadranti settentrionali per poi scivolare verso il centro-sud della regione, porterà con sé piogge sparse e temporali che in alcune zone potrebbero assumere carattere di forte intensità.

Le zone a rischio Il monitoraggio del Centro Funzionale regionale ha individuato le aree critiche, che comprendono quasi l'intero territorio costiero e le zone montuose limitrofe:
Napoli e provincia: Piana Campana, Isole del Golfo e Area Vesuviana.
Zone costiere e montuose: Penisola Sorrentino-Amalfitana, Monti di Sarno, Monti Picentini, Piana del Sele e l’intero Cilento.

Interno: Alto Volturno e Matese, Tusciano e Alto Sele.
I possibili pericoli Nonostante il livello "Giallo", l'attenzione resta alta per la fragilità del territorio. La Protezione Civile segnala il rischio di allagamenti localizzati, innalzamento dei livelli dei fiumi e scorrimento pericoloso delle acque nelle strade. Particolare cautela è richiesta per il pericolo di frane e caduta massi, fenomeni che potrebbero verificarsi anche in assenza di precipitazioni prolungate a causa della saturazione del suolo.

L’appello ai Comuni In vista dell'imminente peggioramento, l'autorità regionale ha invitato i sindaci delle zone interessate ad attivare i COC (Centri Operativi Comunali). Le amministrazioni sono chiamate a porre in essere tutte le misure di prevenzione previste dai piani di protezione civile per mitigare i rischi e garantire la sicurezza dei cittadini durante il periodo pre-natalizio.

Napoli accoglie la fiamma olimpica, tra i tedofori anche Carlo di Borbone

Napoli si appresta a vivere un momento di grande significato con l'arrivo della fiamma olimpica di Milano-Cortina 2026, che domani percorrerà la città in una staffetta simbolica, coinvolgendo noti tedofori come Carlo di Borbone e Pino Maddaloni, per celebrare identità e sport.

Napoli si prepara ad accogliere la fiamma olimpica di Milano-Cortina 2026, che domani pomeriggio attraverserà la città in una staffetta dal forte valore simbolico. Tra i tedofori ci sarà anche il principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, nove volte campione del mondo di vela nella classe Smeralda 888, chiamato a portare la torcia in uno dei momenti più attesi della giornata.

La staffetta prenderà il via a partire dalle 17 e collegherà la periferia al centro storico, disegnando un percorso che racconta identità, sport e riscatto. Il principe Carlo di Borbone partirà intorno alle 18.26 da Corso Umberto I, all’altezza del civico 135, inserendosi in un tracciato che avrà come punto di origine Scampia, dove si trova la palestra in cui è cresciuto Pino Maddaloni, medaglia d’oro olimpica e anche lui tra i tedofori.

Il passaggio della fiamma toccherà luoghi simbolici della città fino a raggiungere piazza del Plebiscito, dove dalle 19.30 è prevista la cerimonia conclusiva con la partecipazione di istituzioni, atleti e cittadini. Insieme a Maddaloni e al principe Carlo di Borbone, porteranno la torcia anche Ciro Ferrara, gli artisti The Jackal, Stash dei The Kolors e Raffaella Giugni, segretario generale di Marevivo.

Napoli rientra tra le tappe ufficiali del viaggio della fiamma olimpica, che resterà in Campania dal 21 al 28 dicembre, trasformando la città in uno dei palcoscenici simbolici del cammino verso Milano-Cortina 2026.

Benevento, sequestrati 200 Kg di botti killer: arrestato il "signore dei fuochi”

La recente operazione delle Fiamme Gialle a Benevento ha smascherato una fabbrica clandestina di fuochi d'artificio, sequestrando 200 kg di botti illegali e arrestando il "signore dei fuochi", un intervento cruciale per garantire la sicurezza durante le festività e prevenire potenziali tragedie.

Benevento – Un vero e proprio arsenale domestico, carico di pericolo e pronto a esplodere nel cuore delle festività. È quanto hanno scovato le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Benevento, in un'operazione lampo che ha smantellato una fabbrica clandestina di fuochi d'artificio.

Circa due quintali di botti illegali – oltre 3.500 articoli artigianali, dotati di un "elevato effetto distruttivo" – sono stati sequestrati in un garage annesso a un'abitazione privata nella provincia sannita. Il responsabile, un uomo del posto, è finito agli arresti domiciliari su disposizione del Pubblico Ministero, mentre l'ombra del traffico illecito si allunga sulle celebrazioni di Natale e Capodanno.

Con l'avvicinarsi del periodo festivo, quando i botti diventano protagonisti di tradizioni e rischi, la Guardia di Finanza ha alzato la guardia. L'operazione, nata da un'intensa attività info-investigativa condotta dalla Sezione Mobile del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, ha puntato dritto su quel garage sospetto. All'interno, un tesoro esplosivo: fuochi pirotecnici fatti in casa, senza alcuna certificazione, capaci di causare danni devastanti.

"Materiali altamente pericolosi", li definiscono gli inquirenti, che per legge richiedono una licenza specifica dall'autorità competente e rigorose misure di sicurezza per minimizzare i rischi di incidenti o esplosioni accidentali.

Il blitz non è un caso isolato. Si inserisce in un dispositivo più ampio orchestrato dalla Guardia di Finanza di Benevento, in collaborazione con la Prefettura, per contrastare i traffici illeciti di esplosivi e salvaguardare la pubblica incolumità. In un periodo critico come le feste natalizie, quando gli incidenti legati ai botti illegali riempiono le cronache – da feriti gravi a incendi domestici – operazioni come questa rappresentano un baluardo contro la criminalità che specula sulla tradizione.

"La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto", sottolineano fonti investigative, ricordando come questi ordigni artigianali spesso sfuggano a ogni controllo e possano trasformarsi in vere bombe a orologeria.

Il responsabile, ora confinato ai domiciliari, dovrà rispondere di detenzione illegale di materiale esplosivo. L'intero carico è stato posto sotto sequestro, eliminando un potenziale pericolo per la comunità. Tuttavia, come precisato dalle autorità, vale la presunzione di innocenza: l'indagato ha il diritto di dimostrare la propria estraneità in ogni fase del procedimento.

Questa ennesima stretta delle Fiamme Gialle lancia un messaggio chiaro: il Sannio non è terra di conquista per i trafficanti di morte festiva. Mentre le famiglie si preparano a brindare, le forze dell'ordine vegliano per evitare che le luci delle feste si trasformino in bagliori di tragedia.

Pronto soccorso Ospedale del Mare, nuova segnalazione: sala d’attesa piena e ore per una consulenza

Napoli — Recenti segnalazioni hanno evidenziato un grave affollamento al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, con attese che superano le cinque ore, sollevando preoccupazioni sulla qualità dell'assistenza.

Napoli — Affollamento in sala d’attesa e tempi di attesa che si allungano per ore. È quanto emerge da una nuova segnalazione arrivata in queste ore al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, relativa al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare.
La segnalazione è corredata da un video registrato nei giorni scorsi: nelle immagini si vedono numerosi pazienti in attesa tra sedute occupate, persone in piedi e utenti su sedia a rotelle, in un contesto descritto come di forte disagio.

Secondo quanto riferito dall’autore del filmato, l’attesa per una consulenza sarebbe iniziata intorno alle 13:30 e sarebbe proseguita oltre le 18:20. Nel video vengono inoltre mostrati pazienti in condizioni di sofferenza: tra questi un uomo con una gamba visibilmente gonfia e, secondo la ricostruzione fornita, fratturata, rimasto in attesa per diverse ore. Sempre stando al racconto di chi ha effettuato la ripresa, una donna sarebbe svenuta durante l’attesa e sarebbe stata sorretta dal personale sanitario.

Lo stesso autore del video sottolinea che le criticità non sarebbero riconducibili agli operatori presenti, ma a una situazione strutturale che, a suo dire, si ripresenta con frequenza.

«Non è accettabile che in uno dei principali ospedali della città i cittadini siano costretti ad attese interminabili in condizioni di forte disagio», dichiara Borrelli. «Il problema è evidente: manca personale. Medici, infermieri e operatori sanitari lavorano sotto pressione, spesso in numero insufficiente rispetto all’afflusso di pazienti».

«È necessario intervenire subito — conclude — assumendo nuovo personale e scorrendo tutte le graduatorie dei concorsi già svolti, senza ulteriori rinvii. La sanità pubblica va difesa con i fatti, garantendo cure tempestive e dignitose e tutelando sia i cittadini sia gli operatori sanitari».

Femminicidio di Cava, la madre di Anna Tagliaferri operata al "Ruggi": è fuori pericolo

Cava de’ Tirreni è avvolta in un silenzio profondo dopo l'omicidio di Anna Tagliaferri, mentre la madre, ferita nel tentativo di proteggerla, rappresenta ora una speranza per la verità; la sua testimonianza potrebbe rivelarsi cruciale in un dramma che ha sorpreso un'intera comunità.

Cava de’Tirrenti Resta nel silenzio, un silenzio irreale e carico di dolore, la città di Cava de’ Tirreni all’indomani dell’efferato omicidio di Anna Tagliaferri. L’unico barlume di speranza arriva dall’ospedale, dove la madre della vittima, rimasta ferita nel disperato tentativo di fare scudo alla figlia contro la furia del compagno, è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico.

I medici hanno confermato che la donna non è in pericolo di vita, ma la sua testimonianza resta il tassello fondamentale che gli inquirenti, guidati dal comandante Gianfranco Albanese del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, attendono per blindare la ricostruzione del delitto.

Nessun biglietto, nessuna confessione lasciata su carta. Diego Di Domenico, il 40enne che dopo aver ucciso Anna si è tolto la vita lanciandosi dal tetto dell’abitazione, non ha lasciato tracce scritte del suo folle proposito.

Le salme di entrambi i conviventi si trovano ora nell'obitorio dell’ospedale di Nocera Inferiore, a disposizione dell’autorità giudiziaria che dovrà disporre i prossimi accertamenti medico-legali.

La comunità metelliana è sotto shock per un dramma che nessuno avrebbe potuto prevedere. Solo un mese fa, Anna Tagliaferri era stata ricevuta a Palazzo di Città dal sindaco Vincenzo Servalli per celebrare i cinquant’anni di attività della sua rinomata pasticceria. In quell'occasione, la quarantenne era apparsa serena proprio accanto al suo compagno.

"Nessuno sapeva di crisi o violenze — ha dichiarato amareggiato il primo cittadino — e non risultano richieste di aiuto". Un dettaglio che rende ancora più cupa la vicenda, riportando alla memoria il precedente sacrificio di Nunzia Maiorano, altra ferita mai rimarginata per il territorio.

In segno di rispetto per una tragedia che ha colpito il cuore produttivo e umano della città, l’amministrazione comunale ha deciso di sospendere tutti gli eventi previsti per la vigilia di Natale. Per il giorno delle esequie di Anna, sarà proclamato il lutto cittadino.

Giochi di carte da fare a Natale: idee divertenti per tutta la famiglia

Durante le feste, il tavolo diventa il cuore della famiglia, dove risate e competizione si mescolano nei giochi di carte, un modo semplice per creare legami e ricordi che durano nel tempo; scoprire come alcuni titoli tradizionali e moderni possano arricchire questi momenti è fondamentale per.

Durante le feste natalizie, uno dei momenti più belli è ritrovarsi attorno a un tavolo per ridere, chiacchierare e giocare insieme. Tra panettoni, cene abbondanti e regali, i giochi di carte da fare a Natale rappresentano un modo semplice e inclusivo per creare ricordi indimenticabili con parenti di tutte le età. Dal classico gioco italiano alla novità internazionale, scoprire come giocare e perché alcuni titoli sono perfetti per le feste può trasformare una semplice serata in un evento speciale.

I classici intramontabili: tradizione & convivialità

Quando si parla di giochi di carte da fare in famiglia a Natale, spesso si pensa ai giochi tradizionali che le famiglie italiane si tramandano da generazioni. Questi titoli sono semplici da imparare, non richiedono materiali complessi e permettono a tutti di partecipare alla festa.

Mercante in Fiera

Un vero e proprio must delle feste natalizie: nato come una sorta di lotteria nella Venezia del ‘500, oggi viene giocato con due mazzi da quaranta carte, ognuna raffigurante personaggi o oggetti. L’obiettivo è scambiare e acquistare carte per formare combinazioni vincenti. Bennet

Scopa

Con un mazzo di 40 carte italiane, la Scopa è perfetta per gruppi da 2 a 4 persone. Il gioco combina strategia e fortuna, mentre i giocatori cercano di “scopare” quante più carte possibile dal tavolo.

Sette e mezzo

Particolarmente popolare durante il periodo natalizio in molte case italiane, Sette e mezzo è un gioco di carte simile al blackjack: l’obiettivo è avvicinarsi a 7,5 punti senza superarlo, sfidando il banco.

Tressette e altri classici

Il Tressette è un altro gioco tradizionale molto apprezzato, spesso giocato a coppie. Regole semplici e interazioni di squadra lo rendono perfetto per gruppi più numerosi.

Altri giochi italiani meno noti ma spesso presenti sulle tavole di Natale includono Cucù e Ciuccio, varianti popolari tra le famiglie proprio perché facili da organizzare senza materiale speciale.

Giochi di carte moderni e internazionali: ritmo e divertimento

Oltre ai classici italiani, molte famiglie scelgono di includere nei loro momenti di festa giochi più moderni o internazionali che offrono dinamiche più veloci e inclusivi per tutte le età.

Uno, il classico globale

Anche se non tradizionale, Uno è ormai un protagonista fisso sotto l’albero: facile da imparare, veloce da giocare e perfetto per gruppi da 2 a 10 persone. L’obiettivo è scartare tutte le carte in mano, seguendo il colore o il numero di quella precedente.

Dobble (Spot It!)

Un gioco di abbinamento in cui ogni card presenta simboli vari: l’obiettivo è trovare rapidamente il simbolo in comune tra due carte. Adatto a tutte le età, è perfetto per brevi round divertenti durante le pause natalizie.

Anomia

Questo gioco stimola rapidità di pensiero: quando due giocatori pescano carte con simboli uguali, devono dare la prima parola che viene in mente relativa alla categoria indicata, creando risate e competizione leggera. Wikipedia

Monopoly Deal, Exploding Kittens e altri

Ci sono molti altri titoli di carte moderni citati nelle comunità di gioco, come Monopoly Deal o Exploding Kittens, che mescolano fortuna e strategia in modo spensierato e adatto alle feste.

Come scegliere il gioco perfetto per il tuo Natale

Scegliere i migliori giochi di carte da fare in famiglia a Natale dipende innanzitutto dalle persone presenti e dal tempo che si vuole dedicare al gioco.

Famiglie con bambini

Per gruppi con bambini piccoli, opta per giochi semplici e veloci, come Dobble o Uno, che non richiedono troppe regole complesse e mantengono alto l’interesse dei più piccoli.

Gruppi numerosi

Se siete in tanti (ad esempio più di 6 persone), giochi come Mercante in Fiera o varianti di giochi tradizionali possono coinvolgere tutti allo stesso tempo.

Adulto & misto

Per gruppi più adulti o misti, giochi come Anomia o varianti legate a cultura pop possono stimolare conversazioni e risate grazie alla loro natura competitiva ma leggera.

Evita giochi troppo lunghi o troppo complessi (secondo alcune esperienze condivise online) durante le feste natalizie, perché possono allungare eccessivamente la serata o creare frustrazione nei giocatori meno esperti.

Agguato a Torre Annunziata: 45enne ferito a colpi di pistole alle gambe

Un pomeriggio di dicembre, solitamente dedicato ai preparativi festivi, si è trasformato in un incubo per un uomo di 45 anni a Torre Annunziata, vittima di un agguato in pieno giorno che ha scosso la comunità, costringendo gli inquirenti a indagare su un episodio di violenza che porta con sé.

Torre Annunziata– Un pomeriggio di quasi vigilia di Natale trasformato in incubo per un uomo di 45 anni, vittima di un agguato a colpi di pistola in pieno giorno. È accaduto ieri, domenica 21 dicembre, al Parco Trieste in via Melito di Torre Annunziata, nella zona sud di Napoli.

Secondo la ricostruzione fornita dalla stessa vittima ai poliziotti del locale commissariato, due soggetti non identificati, con il volto celato dai caschi integrali, lo hanno avvicinato mentre si trovava in strada.

La dinamica è stata rapida e brutale: senza scambio di parole, uno dei due ha estratto un'arma da fuoco ed ha esploso due colpi, centrando entrambi le gambe dell'uomo. I due aggressori hanno quindi fatto perdere le loro tracce, lasciando il ferito a terra. Ad accorgersi della drammatica scena e a prestare i primi soccorsi è stata la compagna dell'uomo, che lo ha aiutato e accompagnato d'urgenza all'ospedale "San Leonardo" di Castellammare di Stabia.

Le condizioni del quarantacinquenne, fortunatamente, non destano preoccupazione. I sanitari hanno constatato ferite alle gambe da arma da fuoco ma, stando alle prime informazioni, non vi sarebbe pericolo per la vita. È ricoverato in reparto per le cure necessarie e per gli accertamenti del caso.

Gli investigatori del commissariato di Torre Annunziata, diretto dal vicequestore aggiunto, sono ora al lavoro per ricostruire l'esatta sequenza dei fatti e risalire all'identità e al movente degli aggressori. Sul tavolo degli inquirenti tutte le ipotesi, dal regolamento di conti di matrice camorristica – in un territorio purtroppo spesso teatro di simili episodi – a liti personali o estorsioni. Fondamentale sarà l'esame delle eventuali telecamere di sorveglianza nella zona dell'agguato e l'ascolto di eventuali testimoni.

L'episodio, nel suo carattere apparentemente "mirato" – i colpi sono stati esplosi solo alle gambe, in un classico "avvertimento" o "colpo di sfregio" – ha gettato un'ombra di paura nella comunità locale, turbata da un atto di violenza così esplicito nelle ore diurne. Le indagini proseguono a ritmo serrato per fare luce sull’accaduto.

Camorra, presso boss dei Casalesi con 4 complici: affari e intimidazioni a Casal di Principe

Un'operazione dei carabinieri a Casal di Principe segna un nuovo passo nella lotta contro il clan dei Casalesi, rivelando un intricato sistema di estorsioni e traffico di droga che sfrutta il tessuto economico locale, mostrando come la criminalità organizzata continui a influenzare profondamente.

Casal di Principe – Un nuovo colpo al cuore degli interessi criminali riconducibili al clan dei Casalesi.

Nelle prime ore della mattinata odierna, i carabinieri della Compagnia di Casal di Principe hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque persone, ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di stampo camorristico, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa e traffico illecito di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal metodo mafioso.

Il provvedimento è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, al termine di una lunga e complessa attività investigativa condotta tra luglio 2022 e giugno 2023.

Il ruolo dell’esponente dei casalesi

Le indagini hanno consentito di delineare un quadro accusatorio che ruota attorno a una figura apicale del clan dei Casalesi, fazione Schiavone, allo stato ancora in libertà.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’indagata avrebbe rappresentato il perno di una serie di condotte criminali finalizzate al controllo del territorio e all’accumulazione di ingenti risorse economiche.

Il “recupero crediti” sotto minaccia

Tra gli episodi emersi figura un’attività di cosiddetto “recupero crediti” esercitata con modalità intimidatorie nei confronti del titolare di un’impresa edile. L’azione sarebbe stata condotta su mandato di un imprenditore operante nel settore della fornitura di materiali edili, anch’egli indagato, a fronte del mancato pagamento di alcune forniture.

Le pressioni sull’azienda casearia

Particolarmente grave il capitolo relativo alle ripetute incursioni presso un’azienda casearia della zona. In tali occasioni, l’appartenente al clan avrebbe avanzato una richiesta estorsiva compresa tra i 700 e gli 800 mila euro.

In alternativa al pagamento, sarebbe stata pretesa l’assunzione delle due figlie del cognato, deceduto in precedenza in un infortunio sul lavoro avvenuto all’interno della stessa azienda, quale forma di “risarcimento” ulteriore rispetto a quanto previsto dalla legge.

Società schermate e truffe assicurative

Gli accertamenti hanno inoltre portato alla luce l’intestazione fittizia di una società di autonoleggio, con sede operativa a Casal di Principe, formalmente riconducibile a un prestanome ma di fatto nella disponibilità dell’indagata.

L’operazione avrebbe avuto lo scopo di eludere eventuali misure di prevenzione patrimoniali.

Parallelamente, è emerso il ruolo attivo della donna nella promozione e nel coordinamento di un sistema di truffe assicurative nel settore delle polizze RC auto, con il coinvolgimento di più soggetti e la simulazione di sinistri stradali.

L’asse con Secondigliano e la droga

L’inchiesta ha infine svelato un’alleanza criminale con quattro intermediari del clan Di Lauro di Napoli Secondigliano, anch’essi destinatari della misura cautelare. Il sodalizio sarebbe stato finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti e, nel corso delle attività investigative, ha già portato al sequestro di un chilogrammo di cocaina.

Blitz a Poggioreale: smantellata la fabbrica delle calze della Befana "fake"

A Poggioreale, Napoli, la Guardia di Finanza ha smantellato un laboratorio clandestino dedicato alla produzione di calze della Befana contraffatte, scoprendo 1.800 articoli già pronti per la distribuzione; l’operazione, frutto di un’attenta indagine, ha bloccato un'importante rete dell'abusivismo.

Napoli– Un colpo di precisione chirurgica alla filiera del falso. I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, nell'ambito di una massiccia operazione di contrasto all'abusivismo commerciale, hanno "centrato" e smantellato un laboratorio tessile clandestino nel quartiere di Poggioreale.

All'interno, una vera e propria catena di montaggio illegale dedicata alla produzione di massa delle calze della Befana per l'imminente festività.

L'operazione "Pronto Impiego"

L’incursione dei Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego è scattata a seguito di un’attenta attività di intelligence volta a risalire i segmenti della produzione illecita.

I finanzieri hanno sorpreso un uomo di nazionalità italiana proprio mentre faceva ingresso nel locale, un laboratorio privato trasformato in una fabbrica fantasma completa di strumentazione professionale: macchine da taglio e da cucire industriali erano già a pieno regime per dare forma a migliaia di articoli contraffatti.

Il "bottino" dell'illegalità recuperato dalle fiamme gialle è ingente e testimonia la capacità produttiva della base logistica:

1.800 calze della Befana già finite e pronte per la distribuzione.

1.300 semilavorati in fase di completamento.

Macchinari professionali posti sotto sequestro probatorio.

I prodotti riproducevano illegalmente i loghi della SSC Napoli e i disegni protetti da copyright dei principali brand dell'animazione internazionale, come Stitch, Barbie e Spiderman, destinati a ingannare i consumatori più piccoli.

Per il responsabile del laboratorio è scattato il deferimento immediato all'Autorità Giudiziaria. Le accuse pesano come piombo: contraffazione di marchi, con l'aggravante del possesso di mezzi e dell'organizzazione strutturata, e ricettazione. L'intervento ha neutralizzato un nodo nevralgico dell'economia sotterranea napoletana, impedendo che migliaia di prodotti potenzialmente pericolosi raggiungessero le bancarelle della città.

Corso su intelligenza artificiale: cosa impari davvero e perché è la competenza del momento

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L’intelligenza artificiale non è più un concetto astratto da film futuristici: oggi è una tecnologia concreta, applicata e già parte della nostra vita quotidiana. Assistenti virtuali, algoritmi di raccomandazione, sistemi predittivi, automazioni intelligenti, modelli di linguaggio: tutto nasce da logiche e tecniche che chiunque può imparare con il giusto percorso formativo. È qui che un corso sull’intelligenza artificiale fa davvero la differenza.
L’obiettivo di questo articolo è mostrarti cosa offrono questi corsi, come funzionano, quali competenze sviluppano e perché possono diventare una leva professionale potentissima. Niente tecnicismi inutili, solo ciò che ti serve per capire davvero.

Sommario

  • Corso su intelligenza artificiale: il punto di partenza per capire davvero questo mondo
  • Come un corso sull’intelligenza artificiale trasforma concetti complessi in competenze applicabili
  • Capire se un corso sull’ intelligenza artificiale fa per te: segnali, attitudini e prospettive
  • Il modo in cui l’intelligenza artificiale unisce teoria, dati e pratica concreta
  • Le opportunità che un corso su intelligenza artificiale apre nel digitale oggi
  • Gli errori più comuni quando si sceglie un corso su intelligenza artificiale e come evitarli
  • Perché affidarti a Sviluppatore Migliore può aiutarti a scegliere il corso su intelligenza artificiale più adatto a te

Corso su intelligenza artificiale: il punto di partenza per capire davvero questo mondo

Un corso sull’intelligenza artificiale rappresenta il primo vero passo per entrare in un settore che sta cambiando il modo in cui lavoriamo, produciamo, comunichiamo e prendiamo decisioni. È un mondo fatto di algoritmi, dati, modelli e applicazioni intelligenti, ma prima ancora è un modo di ragionare.
Quando si inizia un percorso dedicato all’AI, si parte dalle basi: capire cosa significa “intelligenza artificiale”, come si costruisce un modello, quali sono i tipi di apprendimento e come vengono addestrati i sistemi. È un viaggio che parte dalle fondamenta per arrivare a concetti avanzati in modo naturale, senza fretta e senza confusione.
Quello che rende questi corsi particolarmente affascinanti è la loro capacità di farti vedere il “dietro le quinte” delle tecnologie che usi ogni giorno. Capisci perché un modello riconosce un’immagine, come un algoritmo prevede un comportamento, perché un sistema riesce a rispondere in modo sorprendentemente umano.
È un punto di partenza che apre la mente e rende questo mondo molto più vicino di quanto sembri.

Come un corso sull’intelligenza artificiale trasforma concetti complessi in competenze applicabili

L’AI è affascinante proprio perché unisce matematica, logica e creatività. Ma un buon corso ha un obiettivo chiaro: rendere tutto questo accessibile anche a chi parte da zero.
I concetti complessi vengono introdotti con un approccio pratico. Invece di partire con formule e teorie astratte, si parte da esempi concreti: come si analizza un dataset, come si puliscono i dati, come si costruisce un modello semplice. Mano a mano che si procede, si aggiungono elementi più avanzati, come reti neurali, classificazione, regressione, clustering e modelli predittivi.
La forza di questi corsi è proprio nel metodo: trasformano ciò che sembra difficile in passaggi comprensibili, applicabili e anche stimolanti. Ogni concetto viene affiancato a una dimostrazione pratica, a una piccola applicazione, a una visualizzazione. A un certo punto ti accorgi che l’AI non è più un mondo misterioso, ma un insieme di strumenti che puoi maneggiare e comprendere. Questa è la trasformazione più importante: vedere il concetto diventare competenza.

Capire se un corso sull’intelligenza artificiale fa per te: segnali, attitudini e prospettive

Un corso su intelligenza artificiale può affascinare molti, ma è importante capire se rispecchia le tue attitudini, curiosità e aspirazioni. L’AI non è solo tecnica, è anche logica, osservazione e voglia di approfondire.
Se ti piace analizzare come funzionano le cose, se ti affascina il comportamento dei sistemi intelligenti, se ti incuriosisce scoprire come un software possa “imparare”, allora sei già sulla strada giusta. L’AI premia chi ama ragionare, sperimentare, testare e migliorare continuamente i risultati.
A livello professionale, un corso può fare al caso tuo se ti interessa lavorare in ruoli come data analyst, machine learning engineer, sviluppatore AI o semplicemente professionista che vuole integrare competenze intelligenti nel proprio settore.
E non devi essere un esperto matematico: basta la giusta predisposizione. La maggior parte dei corsi introduce i concetti in modo progressivo, rendendo il percorso accessibile anche ai principianti motivati.

Il modo in cui l’intelligenza artificiale unisce teoria, dati e pratica concreta

Uno degli aspetti più importanti di un corso sull’intelligenza artificiale è il modo in cui unisce tre elementi che sembrano lontani tra loro: teoria, dati e pratica.
La teoria ti aiuta a capire le fondamenta. I dati ti mostrano come l’AI si alimenta, cresce, genera risultati. La pratica ti permette di vedere tutto in azione.
In un percorso completo ti ritrovi a lavorare su dataset reali, a manipolare informazioni, a costruire modelli e a valutare la loro efficacia. Scopri cosa funziona e cosa no, come migliorare un algoritmo, come evitare errori di interpretazione.
Questo equilibrio è ciò che trasforma il corso da semplice formazione a esperienza concreta. Ti abitui a ragionare come chi lavora davvero nell’AI: osservi, analizzi, correggi, iteri. E più vai avanti, più diventi capace di tradurre problemi complessi in soluzioni intelligenti.

Le opportunità che un corso su intelligenza artificiale apre nel digitale oggi

In un mercato dove tutto cambia velocemente, avere competenze in AI significa posizionarsi in una delle aree più strategiche del digitale. Un corso sull’intelligenza artificiale apre porte che solo pochi anni fa non esistevano neppure.
Le aziende stanno investendo in automazione, analisi predittiva, sistemi ottimizzati, modelli di linguaggio, strumenti di supporto alle decisioni. Ogni settore ha bisogno di figure che sappiano interpretare i dati e costruire soluzioni intelligenti.
Le opportunità professionali non riguardano solo i ruoli più tecnici. Anche marketing, risorse umane, finanza, customer care e project management stanno integrando strumenti di AI, e chi sa usarli correttamente parte con un enorme vantaggio competitivo.
Questo è il motivo per cui l’AI è considerata una competenza del momento: non è una moda, è una direzione.

Gli errori più comuni quando si sceglie un corso su intelligenza artificiale e come evitarli

Quando si decide di seguire un corso sull’intelligenza artificiale, è facile cadere in alcune trappole tipiche. Il primo errore è scegliere un corso troppo teorico, che parla di algoritmi ma non ti fa mai vedere come si applicano. Senza pratica, l’AI rimane un concetto, non una competenza.
Un altro errore è scegliere percorsi che promettono risultati “miracolosi”, come imparare tutto in poche ore o diventare esperto in un fine settimana. L’AI è un campo ricco, vasto, che richiede tempo per essere compreso davvero.
Anche ignorare la qualità dei docenti può essere rischioso: un corso valido deve essere guidato da chi ha esperienza reale, non solo conoscenza teorica.
Infine, è un errore scegliere corsi senza valutare se siano adatti al tuo livello. Alcuni sono pensati per chi parte da zero, altri per chi ha già basi in programmazione o matematica.
Evitare questi errori significa risparmiare tempo, energia e frustrazione.

Perché affidarti a Sviluppatore Migliore può aiutarti a scegliere il corso su intelligenza artificiale più adatto a te

Il mondo dell’AI è affascinante, ma vasto. Scegliere il corso giusto può diventare complicato se non sai da dove partire, quali competenze servono davvero e quali percorsi sono affidabili.
È qui che entra in gioco Sviluppatore Migliore. Non propone corsi propri, ma aiuta le persone a orientarsi, a capire quale percorso è davvero adatto al loro obiettivo, al loro livello e al loro stile di apprendimento.
Grazie alla sua esperienza nel mondo dello sviluppo, può aiutarti a selezionare corsi validi, strutturati, equilibrati e coerenti con le tue aspirazioni.
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Quarto, ladro tenta la fuga e precipita dalle scale: arrestato

Nella notte di ieri a Quarto, un uomo di 50 anni di nazionalità georgiana ha tentato di introdursi in un appartamento in via Cimarosa, ma la fuga precipitosa attraverso le scale è terminata con una caduta che ha attirato l'attenzione dei Carabinieri, portando così al suo arresto per tentato furto.

Quarto – Voleva essere un colpo silenzioso, messo a segno col favore delle tenebre, ma si è trasformato in una rocambolesca fuga finita nel peggiore dei modi per il malvivente e con le manette ai polsi.

È il bilancio di una notte di tensione vissuta in via Cimarosa a Quarto, dove i Carabinieri della locale Tenenza hanno tratto in arresto un 50enne di nazionalità georgiana, risultato poi irregolare sul territorio nazionale.

Tutto è accaduto la scorsa notte. Il silenzio del quartiere residenziale è stato rotto dall'allarme lanciato da alcuni residenti di una palazzina, svegliati da rumori sospetti. I cittadini, con prontezza di riflessi, hanno sorpreso l'uomo proprio mentre tentava di introdursi in un appartamento.

Vistosi scoperto e ormai in trappola, il 50enne ha tentato una disperata via di fuga cercando di scappare attraverso le scale condominiali.

La fretta, tuttavia, lo ha tradito: nella concitazione del momento, l'uomo ha perso l'equilibrio cadendo rovinosamente lungo la rampa delle scale. Sul posto sono giunti immediatamente i militari della Tenenza di Quarto, supportati dai colleghi della stazione di Monte di Procida, che hanno bloccato l'area e preso in consegna il fuggitivo ferito.

Trasferito in ospedale per gli accertamenti del caso, il 50enne è stato medicato e dimesso con una prognosi di 10 giorni per le contusioni riportate durante la caduta. Una volta ricostruita l'intera vicenda e formalizzate le accuse, per lui è scattato l'arresto.

Trasferito in carcere, dovrà ora rispondere davanti all'autorità giudiziaria dei reati di tentato furto aggravato e immigrazione clandestina.

Scampia, arrestato il latitante Gabriele De Biase

A Scampia, i carabinieri hanno arrestato Gabriele De Biase, latitante dal 23 settembre, dopo un inseguimento a piedi che ha coinvolto una violenta colluttazione; questo arresto segna un importante passo nella lotta contro la criminalità locale, portando a 21 le catture di latitanti nel 2023.

Napoli– Una fuga rocambolesca tra le strade di Scampia, conclusa dopo un inseguimento a piedi, una caduta e una violenta colluttazione.

È così che i carabinieri della stazione di Scampia hanno arrestato Gabriele De Biase, 36 anni, latitante dallo scorso 23 settembre in forza a un provvedimento della Corte d’Appello di Napoli.

I militari lo hanno notato mentre viaggiava a bordo di un’auto in compagnia della compagna. Fermato per un controllo, l’uomo inizialmente si è mostrato collaborativo, salvo poi tentare improvvisamente la fuga. Ne è nato un inseguimento a piedi che si è protratto fino al complesso residenziale di via Tancredi Galimberti, dove De Biase ha scavalcato una recinzione, cadendo da un’altezza di circa due metri.

La caduta non ha però posto fine alla corsa: raggiunto da un maresciallo dell’Arma, il 36enne ha ingaggiato una violenta colluttazione, riuscendo temporaneamente a divincolarsi e a fuggire ancora. La corsa è stata definitivamente interrotta poco dopo, grazie all’intervento di un secondo militare sopraggiunto in supporto.

A seguito dell’arresto, De Biase è stato trasportato in ospedale, dove i sanitari gli hanno riscontrato escoriazioni giudicate guaribili in dieci giorni. Più serie le conseguenze per il maresciallo coinvolto nella colluttazione, per il quale è stata diagnosticata una prognosi di trenta giorni.

Conclusi gli accertamenti di rito, il 36enne è stato trasferito in carcere. Con il suo arresto sale a 21 il numero dei latitanti catturati dall’inizio dell’anno dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli.

Bacoli, sorprendono i ladri in casa, sparatoria: due feriti e banditi in fuga

A Bacoli, un normale sospetto di furto si è trasformato in un drammatico agguato: due uomini, sorpresi dai ladri, sono stati feriti in una sparatoria che ha scosso la comunità, rivelando l'inaspettata violenza che può celarsi dietro un apparente crimine.

Bacoli– Una tentata rapina in un’abitazione di via Gabriele D’Annunzio si è trasformata in un agguato a fuoco ieri sera, culminato con il ferimento di due uomini e la fuga di una banda di almeno quattro malviventi.

I carabinieri della stazione locale, insieme alla Sezione Operativa della Compagnia di Pozzuoli, sono intervenuti al civico 54 dopo una chiamata di allarme.

La dinamica, ancora al vaglio degli investigatori, sarebbe iniziata con il sospetto di un furto in corso. Un 54enne e un suo conoscente 52enne, sentiti rumori di flex provenire dall’abitazione del figlio del primo, assente in quel momento, si sono avvicinati per controllare. Qui avrebbero sorpreso il gruppo di ladri che stava abbandonando l’appartamento. È scattata una violenta colluttazione, durante la quale i criminali hanno aperto il fuoco contro i due uomini.

Nella concitazione della fuga, uno dei malviventi avrebbe anche scagliato l’arma contro il volto del 54enne, prima di darsi alla fuga insieme ai complici a bordo di un’auto scura di grossa cilindrata. Secondo le prime ricostruzioni, i ladri sarebbero riusciti a portare via del denaro da una cassaforte presente nell’abitazione.

Sul posto sono immediatamente intervenuti anche i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli per i rilievi scientifici. Gli investigatori hanno rinvenuto e sequestrato una pistola e sette bossoli calibro 7.65. L’arma sarà ora sottoposta ad urgenti accertamenti balistici per verificarne l’eventuale utilizzo in altri reati e per cercare di risalire agli autori attraverso le impronte.

Il 54enne e il 52enne sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale di Pozzuoli, dove sono attualmente ricoverati. Le loro condizioni, sebbene serie, non sarebbero critiche e non vi è pericolo per la loro vita. Le indagini, coordinate dalla Procura, proseguono senza sosta per ricostruire l’intera vicenda e identificare i componenti della banda.

L’onda del “Ceppo K” travolge l’Italia: 800mila a letto in una settimana, Campania in emergenza

Con l'arrivo del Ceppo K, l'Italia affronta un'impennata di casi influenzali che colpisce in particolare la Campania, mettendo a dura prova il sistema sanitario e richiedendo una maggiore attenzione alla prevenzione, soprattutto in vista delle festività imminenti.

Non è ancora Natale, ma l’Italia è già a letto. La stagione influenzale 2025 ha subito un’accelerazione brutale nell’ultima settimana, trascinata da quella che gli esperti hanno ribattezzato la "variante europea": il Ceppo K del virus A/H3N2.

Secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, sono 816 mila gli italiani colpiti da infezioni respiratorie acute in soli sette giorni, un balzo di 100 mila unità rispetto alla rilevazione precedente.

Il virus che "corre" più degli altri

A preoccupare le autorità sanitarie non è la letalità del virus, che resta sovrapponibile alle stagioni passate, ma la sua incredibile velocità di diffusione. Il Ceppo K presenta un vantaggio evolutivo che ne facilita il contagio, rendendo vana, in molti casi, la barriera immunitaria contro l'infezione, sebbene i vaccini stiano reggendo bene l'urto per quanto riguarda la prevenzione delle forme gravi e dei ricoveri.

Mentre il Regno Unito intravede la luce in fondo al tunnel con una prima flessione della curva, il resto del continente è nel pieno della tempesta. In Germania i malati sono 7 milioni, in Francia i pronto soccorso sono presi d'assalto (6,2% degli accessi totali) e in Spagna la mortalità tra i ricoverati ha raggiunto il 4,1%.

Il caso Campania: un’impennata che fa tremare la rete ospedaliera
Se il Nord Italia sembra al momento gestire l'afflusso, è nel Mezzogiorno che si registra la criticità maggiore. La Campania, insieme alla Sardegna, è la regione che ha mostrato l'impennata più violenta e improvvisa.

Perchè la Campania è colpita più duramente?

Diverse sono le determinanti che stanno rendendo la regione un "caso" nazionale in queste ore:

Alta densità abitativa: Nelle aree metropolitane, in particolare a Napoli e nell'hinterland, la velocità di trasmissione del Ceppo K ha trovato terreno fertile.

Contatti intergenerazionali: La forte coabitazione tra giovani (vettore principale del virus) e anziani sta portando a un rapido trasferimento del contagio verso le fasce più fragili della popolazione.

Pressione sui Pronto Soccorso: Negli ospedali cardine come il Cardarelli di Napoli e il San Giuseppe Moscati di Avellino, si registra già un incremento significativo degli accessi per complicazioni respiratorie, spesso legate a sovra-infezioni batteriche.

Le autorità sanitarie regionali segnalano che, nelle ultime 48 ore, le chiamate al 118 per crisi respiratorie sono aumentate del 25%. Il timore principale riguarda le festività imminenti: i pranzi e le cene di Natale rischiano di trasformarsi in eventi "super-diffusori", portando il sistema sanitario regionale vicino al punto di rottura proprio nei giorni di festa.

La prevenzione resta l'unica arma

Nonostante il Ceppo K riesca talvolta a "bucare" la protezione vaccinale contro l'infezione lieve, l'ISS ribadisce l'importanza della profilassi. I dati dimostrano che chi è vaccinato evita quasi sempre il ricovero. Con il Molise unica isola felice ancora non raggiunta dall'epidemia, il resto d'Italia si prepara a un Natale di clausura forzata, sperando che, come accaduto a Londra, il picco sia vicino.

Il consiglio degli esperti: In caso di sintomi, evitare di affollare i pronto soccorso se non strettamente necessario (difficoltà respiratorie gravi) e consultare telefonicamente il medico di medicina generale per evitare di saturare le strutture d'emergenza.

Clan Amato-Pagano, la faida delle “mesate”: gli "indesiderati" di Debora Amato cacciati da Scampia

A Napoli, la faida interna del clan Amato-Pagano si intensifica dopo l'arresto di 11 membri, evidenziando un clima di paura e tensione tra le famiglie di Scampia, dove le dispute su controllo e "mesate" minacciano la stabilità del territorio e la quotidianità dei residenti.

Napoli - Dall'analisi delle 84 pagine dell'ordinanza cautelare, firmata dal gip Isabella Iaselli che l'altro giorno ha portato in carcere 11 esponenti del clan Amato Pagano emerge il quadro di una cosca attraversata da una guerra interna di nervi.

La reggenza “nuova” di Debora Amato e il marito Domenico Romano cerca di rimettere ordine e controllo su uomini, zone e “mesate”, mentre vecchi referenti e gruppi territoriali reagiscono tra sospetti, intimidazioni e messaggi armati.

Il racconto giudiziario, costruito soprattutto su intercettazioni, restituisce il volto quotidiano del potere camorristico: decisioni prese al telefono, litigi su soldi e gerarchie, paura nelle famiglie, e sullo sfondo la macchina dello spaccio tra Scampia (Sette Palazzi, Chalet Bakù) e l’area nord (Mugnano, Melito, Arzano).

La nuova reggenza e la frattura

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire e documentare come la nuova reggenza, ricondotta a Debora Amato e al compagno (poi marito) Domenico Romano, manifesti insofferenza verso parte dei “vecchi” e in particolare non ripone fiducia in Luigi Diano, indicato come capo del gruppo ai Sette Palazzi.

È qui che la linea del potere si spezza: Diano Luigi viene “allontanato” e, al suo posto, la reggenza richiama a Mugnano Arturo Vastarelli, figura che tuttavia non taglia i ponti con Diano e anzi mantiene contatti e si mostra critico soprattutto sulle questioni economiche legate alle mesate.

Quel dettaglio – la mesata – diventa una chiave narrativa e investigativa: perché nella logica del clan non è solo un “sostegno”, ma il termometro della fedeltà e della disciplina, oltre che uno strumento di governo dei gruppi e dei territori.

Scampia, il messaggio di piombo

La tensione esplode e si materializza in strada l’1 giugno 2024, quando a Scampia, in via Antonio Labriola, Vincenzo Bellezza (incensurato) viene ferito alle gambe: un episodio che, nelle conversazioni intercettate, viene letto come un’azione con un bersaglio diverso, probabilmente “il Nano”, cioè Silvio Padrevita, uomo collegato al gruppo di Luigi Diano  e poi trasferito a Mugnano.

La dinamica – un ferito “sbagliato” e un obiettivo che resta in ombra – è tipica dei regolamenti di conti o dei segnali punitivi in contesti camorristici, e l’ordinanza la usa per misurare la temperatura di una frattura già aperta.

Le intercettazioni mostrano l’immediato effetto domino: telefonate concitate, inviti a non muoversi, raccomandazioni di restare chiusi in casa, e la percezione che “non si è sistemato nulla”.

Il quadro che ne esce non è quello di un episodio isolato, ma di un punto di non ritorno nei rapporti fra i gruppi: i dialoghi ruotano attorno a chi “è sceso”, a chi rischia, a chi deve parlare direttamente con chi comanda, e soprattutto al timore che una parola sbagliata o un movimento fuori tempo possa trasformarsi in una condanna.

Famiglie in trincea: la paura come prova

Il cuore più “giornalistico” di questi stralci sta nelle conversazioni domestiche, dove la strategia del clan incrocia la fragilità delle famiglie. Giulia Barra (moglie di Arturo Vastarelli) parla con la figlia Immacolata e lascia filtrare il clima: notti insonni (“stiamo a smanetta”), inviti a far restare a casa “Genni” (Gennaro), e l’idea che ormai “le cose non stanno bene più qua”.

In quel racconto c’è la grammatica del territorio: vacanze già programmate (Baia Felice) che diventano un problema perché anche un bambino, senza capire, può dire in giro dove andranno; comunioni e ristoranti che saltano o vengono svuotati “per il bordello che ci sta”; e la descrizione della paura di Ersilia Salvati, moglie di Diano Luigi, presentata come terrorizzata al punto da impedire al marito di uscire.

L’ordinanza valorizza proprio questo: la paura non come “contorno”, ma come elemento che prova la natura e l’intensità dello scontro e il controllo sociale esercitato dal clan.

“Operazione San Gennaro”: pacificazione di facciata

Dopo la sparatoria e le ore concitate, le conversazioni intercettate descrivono una fase di ricomposizione: incontri “al solito posto”, rassicurazioni (“tutto a posto”), linguaggi in codice (“il mare calmo”), e la ricerca di un equilibrio che sembra reggere più per necessità che per convinzione. È una pacificazione che l’ordinanza fa apparire fragile: in sottofondo si coglie ancora rabbia (“fanno schifo tutti quanti… gli ho dato l’anima”), e il bisogno di controllare spostamenti, auto, presenze, come se ogni dettaglio potesse diventare una prova o un bersaglio.

In questo periodo si inserisce anche il “rito” della normalizzazione pubblica: matrimoni e cerimonie diventano terreno di misurazione dei rapporti, con inviti, presenze e assenze che valgono quanto una dichiarazione di fedeltà.

L’ordinanza annota, ad esempio, il matrimonio del 13 giugno 2024 legato a Monica Amato e Domenico Belardo, e la partecipazione di Luigi Diano e Arturo Vastarelli come segnale che “i contrasti sono superati”. Ma anche qui il racconto intercettato è più ruvido: Ersilia Salvati non si fida, teme “facce verdi”, si sente ignorata, e il risentimento resta sotto pelle.

La resa dei conti sulle mesate

Quando la frattura si sposta sul piano economico, l’ordinanza sembra indicare un salto di qualità: non più solo tensioni “di rispetto”, ma il controllo delle risorse. La questione della mesata – la somma periodica che, nel lessico di clan, sostiene e vincola – riemerge come detonatore: Vastarelli viene descritto come un uomo che si sente “storico”, addirittura fondatore di un “impero” (così nelle parole attribuite a Barra), e che non accetta di essere trattato come un subordinato sacrificabile.

Il punto di rottura definitivo arriva nel settembre 2024: Vastarelli racconta a Luigi Diano un episodio in cui viene “cacciato” (“non mi servi… te ne puoi andare”), in un contesto con numerose presenze e soprannomi che l’ordinanza identifica (tra cui “Scimmione”, indicato come Maurizio Errichiello, e “il Cecato”, indicato come Raffaele Capasso).

La scena, così come traspare dalle intercettazioni, è una umiliazione rituale: muso a muso, toni minacciosi, l’ordine di allontanarsi e persino l’indicazione che se visto “nelle zone nostre” debba essere cacciato. È qui che il clan, nella lettura giudiziaria, mostra la sua natura di apparato che governa anche tramite l’espulsione e la paura, ridefinendo confini e appartenenze.

Subito dopo, Giulia Barra, parlando con la moglie di un detenuto, lega l’espulsione alla mancanza di sostegno economico (“stiamo senza niente… senza mesata”) e a un’immagine di gestione predatoria: qualcuno che “si deve abbuffare tutto lui”. Nello stesso flusso narrativo compare anche il riferimento a Enrico Bocchetti (marito di Virttoria Pagano, figlia del boss Cesare) come figura che, se dovesse tornare in campo, potrebbe riequilibrare o ribaltare i rapporti, a riprova di una catena di comando percepita come instabile e contendibile.

Il clan come azienda: fabbrica, zone e regole

L’ordinanza, attraverso quei dialoghi, compone un’immagine quasi “aziendale” del potere: chi comanda decide chi lavora, dove lavora, chi incassa e chi prende la mesata. In questa cornice, Domenico Romano viene descritto come colui che, dopo il matrimonio con Debora Amato, “si sente padrone dell’azienda della moglie” e pretende di imporre le proprie regole, stabilendo operatività per zona e distribuzione delle risorse.

E quando il comando prova a centralizzare, scattano reazioni: sospetti su Debora (“secondo me Debora non sa niente”), accuse dirette contro il marito (“lo scemo”), e l’idea che la catena decisionale sia diventata opaca, al punto da far sperare nell’intervento di figure “più competenti” o nel ritorno di un altro “masto”. È il racconto di un’organizzazione che, pur mantenendo il controllo del territorio, vive conflitti di successione e di gestione interna, con un’ossessione per la legittimazione e la disciplina.

Le piazze e la “cassa”: Scampia, Bakù e Sette Palazzi

La parte finale degli stralci amplia il quadro e collega la frattura interna all’attività principale: lo spaccio. Viene richiamata una precedente ordinanza (eseguita il 12 novembre 2024) che – nella ricostruzione – darebbe conto di gravi indizi sulla partecipazione di  Luigi Diano a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, attiva per conto del clan sulle piazze di Scampia (Chalet Bakù e Sette Palazzi) e sul territorio di Mugnano e Melito.

Le intercettazioni ambientali al “Circolo H24 1926” e quelle in auto mostrano un lessico da mercato: ingaggi (“ti do 300 euro al giorno”), quantità, prezzi, rischi di esposizione allo Chalet, e l’esigenza di “case” o luoghi più sicuri per lavorare senza finire sotto gli occhi di tutti. In quel micro-mondo si capisce anche perché le mesate contano tanto: la piazza produce cassa, la cassa produce stipendi interni, e lo stipendio tiene insieme l’organizzazione; quando la cassa viene gestita male o percepita come appropriata da pochi, la guerra interna diventa inevitabile.

(nella foto da sinistra Debora Amato, il marito Domenico Romano, Enrico Bocchetti, Luigi Diano e Arturo Vastarelli)

Tragedia sul Nilo, scontro tra due navi a Luxor: muore la 47enne italiana Denise Ruggeri

La tragica morte di Denise Ruggeri, una turista italiana di 47 anni, in un incidente tra navi sul Nilo, riporta l'attenzione sulla sicurezza delle crociere in Egitto, un tema urgente per il turismo internazionale, già segnato da precedenti incidenti che sollevano interrogativi sulle norme di.

Luxor– Quella che doveva essere una vacanza da sogno tra le meraviglie dell’antico Egitto si è trasformata in un incubo mortale.

Una turista italiana di 47 anni, Denise Ruggeri, ha perso la vita in seguito a una violenta collisione tra due imbarcazioni avvenuta sulle acque del Nilo, nei pressi di Luxor. La donna, originaria di Cagnano Amiterno in provincia dell'Aquila, si trovava in viaggio con il marito quando si è consumata la tragedia.

La dinamica dell'incidente

Secondo le prime ricostruzioni, il dramma si è verificato poco dopo le 19:00 (ora locale). La nave da crociera Royal Beau Rivage, sulla quale viaggiava una folta comitiva di turisti italiani, stava navigando a circa 30 chilometri dalla nota località turistica del sud dell'Egitto quando, per cause ancora in corso di accertamento, ha urtato violentemente un altro battello.

L'impatto è stato tremendo, tanto da causare la distruzione immediata di quattro cabine della Royal.

La vittima

Denise Ruggeri, insegnante in una scuola di Pizzoli (L'Aquila), si trovava all'interno della sua cabina al momento dello scontro. La forza dell'urto l'ha fatta cadere rovinosamente, provocandole una grave lesione polmonare. Nonostante i tempestivi tentativi di soccorso, le ferite riportate si sono rivelate fatali e la donna è deceduta poco dopo.

L'intervento della Farnesina

Immediata la mobilitazione della diplomazia italiana. I funzionari del consolato si sono messi in contatto con il marito della vittima e con i tour operator che gestivano il gruppo.

L'ambasciatore d'Italia al Cairo, Agostino Palese, ha confermato la dinamica dell'incidente rassicurando sulle condizioni degli altri connazionali: a bordo della nave viaggiavano decine di italiani, che risultano fortunatamente tutti illesi e in salvo.

Il Ministero degli Esteri ha fatto sapere di seguire la vicenda con la massima attenzione, in stretto raccordo con l'ambasciata, mentre il Ministro Antonio Tajani viene costantemente aggiornato sull'evoluzione dei fatti.

I precedenti: sicurezza a rischio sul fiume

L'incidente riaccende i riflettori sulla sicurezza della navigazione sul Nilo, una delle mete più ambite dal turismo internazionale. Non è infatti la prima volta che le crociere sul fiume egiziano sono teatro di gravi incidenti.

Solo a fine ottobre, un incendio aveva devastato una nave con a bordo sessanta italiani, tratti in salvo per miracolo. Ad aprile scorso, sei persone erano annegate dopo la caduta di un microbus da un traghetto a nord del Cairo. La memoria torna anche al 2013, quando una nave con 112 persone affondò nei pressi di Assuan; in quell'occasione l'intervento della sicurezza egiziana riuscì a evitare vittime.

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