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Supercoppa, Conte esalta il Napoli: “Oggi siamo stati squadra”

Il Napoli conquista la finale di Supercoppa e Antonio Conte si presenta ai microfoni con il tono di chi pretende molto ma riconosce il valore della prestazione. “Quando si gioca ogni tre giorni, con pochi uomini a disposizione, è inevitabile che le energie non siano sempre al massimo e quindi si possono accusare dei passaggi a vuoto. È capitato e capiterà di nuovo”, ha dichiarato il tecnico azzurro a Mediaset. “Oggi, però, i ragazzi hanno fatto una partita seria e onorato lo scudetto sulla maglia. Siamo qui non per invito, ma perché ce lo siamo meritato. Bene così”.

Conte ha poi sottolineato le caratteristiche del gioco del Napoli: “A noi serve avere sempre grande energia, perché giochiamo un calcio dispendioso”. E ancora: “Stiamo bene fisicamente, ma quando si accumulano partite e si è costretti a far giocare sempre gli stessi, qualcosa si perde. Arrivavamo da partite importanti contro Atalanta, Roma, Juventus e dalla Coppa Italia. Abbiamo pagato contro il Benfica. A Udine il primo tempo è stato buono, ma potevamo fare meglio nella ripresa. Oggi invece abbiamo fatto molto bene”.

Conte: "Lukaku importante. Ha peso specifico nello spogliatoio"

Il concetto chiave resta uno solo: “Siamo riusciti a essere squadra. Quando siamo così, siamo competitivi a prescindere da chi giochi. I giocatori nuovi sono maggiormente coinvolti nel progetto”. Poi lo sguardo si sposta sull’infermeria e sulle prospettive future: “Ho sempre detto che quest’anno sarebbe stato complesso, ma non mi sarei aspettato così tanti infortuni seri. Ora cerchiamo di recuperare Lukaku. Ha esperienza internazionale e una carriera alle spalle importante. Ha un peso specifico nello spogliatoio”.

Conte spiega anche alcune scelte simboliche: “Oggi lo abbiamo portato in panchina, così come Olivera, per esaltare il gruppo. Mi auguro ci siano tante gare da giocare. Potrà capitare di utilizzare due attaccanti insieme, come già successo con Hojlund e Lucca”. E sulle soluzioni tattiche: “Alcuni giocatori, uno su tutti Elmas, si stanno adattando a ruoli diversi. Il rientro di Lobotka è stato fondamentale. McTominay si esprime alla grande con lui accanto”. Chiusura senza preferenze: “Non ho preferenze su chi affrontare tra Inter e Bologna. Volevamo la finale”.

Supercoppa, Allegri ammette: “Napoli meglio di noi, ha meritato la vittoria”

Il Milan saluta la Supercoppa italiana e, dopo il ko contro il Napoli, Massimiliano Allegri non cerca alibi. “Potevamo fare meglio sui due gol. È stata una partita ben giocata da entrambe, ma loro hanno fatto meglio la fase difensiva e hanno vinto con merito”, ha dichiarato il tecnico rossonero ai microfoni di Mediaset.

Allegri ha poi spostato l’attenzione sulle difficoltà difensive emerse nelle ultime gare: “L’arbitro e la terna sono stati bravi, io devo analizzare la partita. Nelle ultime partite prendiamo gol in modo troppo facile e su questo bisogna migliorare”. Il rammarico per la finale sfumata resta, ma lo sguardo è già rivolto avanti: “Ci spiace, volevamo arrivare in finale, ma ora pensiamo al campionato. Quando per tre partite si prendono due gol ogni volta bisogna rivedere qualcosa a livello difensivo”.

Il tecnico ha difeso le scelte tattiche e il lavoro svolto finora: “Stasera abbiamo finito con la difesa a quattro per provare a recuperare, ma non è una partita a stravolgere mesi di lavoro. Serve serenità per entrare tra le prime quattro. Non dobbiamo perdere fiducia”. Spazio anche a una parola di incoraggiamento per Nkunku: “Si è dato da fare, ha avuto qualche situazione favorevole. Il gol lo sbloccherà. Ha ottime qualità e verranno fuori. È in Italia da tre mesi. C’è chi ha bisogno di tempo per inserirsi”.

Milan, Rabiot: "Il fallo su Politano? Non era da rosso"

Sulla stessa linea Adrien Rabiot, che ha analizzato il momento del Milan con lucidità: “Non penso ci siano problemi in attacco, abbiamo segnato anche senza Leao e Gimenez. Bisogna ritrovare compattezza e solidità. Abbiamo subito troppi gol nelle ultime partite. Siamo stati troppo leggeri difensivamente”. Il centrocampista francese non nasconde la delusione: “Ci dispiace, potevamo giocarci un trofeo. Stiamo però facendo bene in campionato”.

Inevitabile un passaggio sugli episodi arbitrali: “Il Napoli ha chiesto un rosso su un mio intervento nel primo tempo? Non lo era. L’arbitro poteva però fare molto meglio, così come in altre partite. Il risultato di oggi però non è dipeso dall’arbitraggio”. Poi la conclusione, senza scuse: “Ormai questa gara è passata. Siamo dispiaciuti, ma dobbiamo concentrarci di nuovo subito sul campionato, dove stiamo facendo bene”.

Supercoppa, Hojlund: "Felice per gol, vogliamo la coppa. Lukaku? Spero torni presto"

Riyadh. Il Napoli vola in finale di Supercoppa italiana e, al termine della vittoria contro il Milan, dalle voci dei protagonisti emerge tutta la consapevolezza di una squadra compatta e determinata a giocarsi fino in fondo il trofeo.

“Sono felice, ora abbiamo una grande opportunità di vincere il trofeo”, ha dichiarato Rasmus Hojlund ai microfoni di Mediaset. L’attaccante azzurro ha poi aggiunto: “Io e Lukaku andiamo davvero d’accordo. Spero torni presto perché abbiamo bisogno di tante opzioni per provare a fare del nostro meglio in ogni competizione”. Nessuna preferenza sull’avversaria dell’ultimo atto: “Affrontare Inter o Bologna? È uguale, è una finale”.

Nel post partita ha parlato anche Matteo Politano, soffermandosi su alcuni episodi della gara: “Quel fallo di Rabiot da dietro ha fatto male. Accetto la decisione dell’arbitro e pensiamo alla nostra partita, che è stata interpretata a grandissimi livelli”. L’esterno azzurro ha poi rivendicato la prestazione del gruppo: “Siamo stati veramente bravi. Oggi siamo stati perfetti sotto tutti i punti di vista e abbiamo strameritato la vittoria. Abbiamo messo una grande cazzimma. Quando stiamo così è dura per tutti quanti”.

Soddisfatto anche il capitano Giovanni Di Lorenzo, che ai microfoni di Sport Mediaset ha sottolineato la continuità del Napoli: “Al di là di qualche battuta d’arresto ci siamo sempre stati. Stasera abbiamo fatto una grande partita, ci siamo aiutati anche quando non eravamo dominanti”. Poi uno sguardo alla finale: “Ora vedremo chi dovremo affrontare. Inter e Bologna sono due grandi squadre. Ci siamo difesi bene quando c’è stato bisogno di farlo, siamo contenti”.

Un super Hojlund trascina il Napoli in finale di Supercoppa: Milan ko 2-0

È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. Gli azzurri superano il Milan con un secco 2-0 al termine di una gara gestita con autorità, soprattutto dopo il vantaggio maturato nel primo tempo. La squadra di Conte colpisce nel momento giusto e poi spegne progressivamente le velleità rossonere, apparse inconsistenti nella ripresa.

L’avvio è vivace e nei primi minuti è il Milan a farsi vedere con maggiore intraprendenza. Dopo appena cinque minuti una rovesciata di Rabiot si trasforma in un assist per Loftus-Cheek, che in spaccata trova però la pronta opposizione di Milinkovic-Savic. Il Napoli risponde con ordine e cresce con il passare dei minuti, sfiorando il gol al 32’ con un rasoterra di McTominay che esce di poco alla destra di Maignan. I rossoneri tornano pericolosi con Rabiot e Pulisic, ma senza precisione sotto porta.

Il match si sblocca al 39’, quando Spinazzola pesca Hojlund in area: il danese protegge palla e calcia di sinistro, Maignan respinge corto e David Neres è il più rapido ad avventarsi sulla ribattuta, firmando l’1-0 da distanza ravvicinata. Prima dell’intervallo è ancora il portiere francese a evitare il raddoppio sul mancino di Hojlund in contropiede.

Nella ripresa il Napoli riparte con lo stesso copione. Al 9’ Rrahmani impegna Maignan con un destro dal limite, preludio al raddoppio che arriva al 19’. Ancora Spinazzola serve Hojlund, che vince il duello fisico con De Winter e batte Maignan con un sinistro preciso per il 2-0. Da quel momento il Milan sparisce dal campo e Milinkovic-Savic resta quasi inoperoso.

L’ultima occasione è ancora azzurra, con McTominay che spreca un contropiede calciando alto. Il risultato non cambia più. Il Napoli stacca così il pass per la finale e attende ora di conoscere l’avversaria tra Inter e Bologna, che si contenderanno l’altro posto nell’atto conclusivo in programma lunedì.

Napoli, 16enne arrestato mentre tenta di rubare un motociclo in Via Terracina

Napoli. Nella notte di ieri, gli agenti del Commissariato San Paolo, supportati dall’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, hanno arrestato un 16enne napoletano per furto aggravato e resistenza a Pubblico Ufficiale.

Durante il servizio di controllo del territorio, in via Terracina, gli operatori hanno notato il giovane a bordo di un motociclo spinto da due complici su un altro scooter. Alla vista della Polizia, i fuggitivi hanno abbandonato il veicolo, dandosi alla fuga. Dopo un breve inseguimento, gli agenti hanno bloccato il minorenne, mentre gli altri due sono riusciti a far perdere le proprie tracce.

Accertamenti successivi hanno confermato che il motociclo era stato rubato poco prima, ed è stato restituito al legittimo proprietario. L’arresto testimonia l’impegno della Polizia nella prevenzione dei furti e nella tutela della sicurezza urbana, anche nei confronti dei minori coinvolti in attività criminali.

Napoli, 17enne arrestato con pistola rubata dopo inseguimento in moto

NAPOLI - Nella notte appena trascorsa, gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico hanno arrestato un 17enne napoletano per detenzione illegale di arma e denunciato per ricettazione. Tutto è iniziato quando due giovani a bordo di un motociclo hanno percorso contromano via Santa Caterina a Formiello, ignorando l’alt intimato dagli agenti e tentando di sfuggire al controllo.

Ne è seguito un inseguimento per le strade del quartiere, durante il quale il passeggero ha perso il controllo del mezzo all’angolo tra via Salita Pontenuovo e via Cesare Rosaroll, cadendo insieme al conducente. Intervenuti immediatamente, gli agenti hanno bloccato il minorenne e recuperato una pistola Walther calibro 9 con due cartucce, che il giovane aveva tentato di liberarsi durante la fuga. Gli accertamenti successivi hanno confermato che l’arma era stata rubata.

Il conducente del motociclo è riuscito a far perdere le proprie tracce, mentre il minorenne è stato tratto in arresto, a testimonianza dell’attenzione della Polizia nella prevenzione del crimine armato e nella tutela della sicurezza stradale e urbana.

Acerra, 46enne aggredisce medico in clinica: arrestata dalla Polizia

Ad Acerra, una donna di 46 anni è stata arrestata ieri dalla Polizia di Stato con l’accusa di lesioni personali ai danni di personale sanitario. L’episodio si è verificato nella serata di martedì presso la clinica Villa dei Fiori, dove la donna e un’altra paziente avevano protestato per i ritardi nelle visite.

Secondo quanto ricostruito dagli agenti del Commissariato locale, giunti sul posto dopo la segnalazione di una aggressione, una delle due avrebbe prima inveito verbalmente e poi colpito fisicamente un medico.

Grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, la Polizia ha potuto confermare la dinamica dei fatti e procedere all’arresto in flagranza differita, come previsto dalla normativa vigente. L’episodio solleva nuovamente il tema della sicurezza dei professionisti sanitari e della gestione dei pazienti in attesa.

Secondigliano, 40enne arrestato per aggressione all’ex compagna

Secondigliano. Nella notte appena trascorsa, gli agenti del Commissariato di Secondigliano hanno arrestato un 40enne napoletano con precedenti specifici per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, sorpreso mentre aggrediva la sua ex compagna.

Le telecamere di videosorveglianza del commissariato hanno immortalato la scena: la donna, visibilmente spaventata, cercava di bussare al citofono per chiedere aiuto, mentre l’uomo la strattonava. L’intervento immediato degli agenti, supportato dalla segnalazione di alcuni passanti, ha permesso di bloccare l’uomo in Corso Secondigliano prima che la situazione degenerasse ulteriormente.

La vittima ha raccontato di essere stata perseguitata e aggredita più volte dal suo ex e di essersi recata al commissariato proprio per cercare protezione. L’arresto conferma l’attenzione della Polizia di Stato nella tutela delle vittime di violenza domestica e nell’azione tempestiva contro chi mette in pericolo l’incolumità altrui.

Donne ucraine in Europa: integrazione, lavoro e nuovi inizi

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Negli ultimi anni l’Europa ha iniziato a conoscere da vicino una nuova realtà: quella delle tante donne ucraine arrivate nel continente in cerca di stabilità, sicurezza o semplicemente di un’occasione per ricominciare. Non si tratta di un flusso uniforme, né di un fenomeno semplice da riassumere. C’è chi è partita per motivi professionali, chi ha seguito un percorso di studio, e chi si è ritrovata in viaggio da un giorno all’altro, spinta dagli eventi del proprio Paese.

Quello che colpisce, osservandole nelle città europee grandi e piccole, è la rapidità con cui sono riuscite a farsi spazio: con discrezione, ma anche con una determinazione che lascia il segno.

Integrare: un processo lento, ma non impossibile

Molte di loro raccontano che i primi mesi sono stati i più difficili. Non è una sorpresa: cambiare Paese significa imparare a vivere daccapo, prendere misure diverse, capire nuovi codici sociali. Tuttavia, molte ucraine hanno alle spalle una formazione solida, un forte senso della famiglia e una naturale capacità di adattamento. Questo aiuta.

In tantissime città europee le istituzioni hanno attivato corsi di lingua e di orientamento, spesso affiancati da reti di volontariato che accompagnano le nuove arrivate nei servizi quotidiani. Non è insolito vedere gruppi di donne ucraine sedute nei caffè dopo le lezioni, con i quaderni ancora aperti, a ripetere parole, ridere, commentare la nuova vita che le aspetta.

Ma l’integrazione non è solo lingua. È anche la capacità di mantenere un legame con ciò che si è lasciato alle spalle. Le comunità ucraine organizzano feste tradizionali, mercatini, concerti, e molte donne partecipano attivamente: cucinano, insegnano danze, raccontano la loro storia. È un modo per sentirsi ancora intere, pur vivendo altrove.

Lavoro: la sfida più grande, ma anche la più motivante

Il capitolo professionale è spesso quello più complesso. Non perché manchino competenze — anzi, la maggior parte possiede un alto livello di istruzione — ma perché i sistemi europei richiedono documenti, traduzioni, riconoscimenti che portano via tempo ed energia.

Così molte iniziano dal basso, accettando lavori che non rispecchiano pienamente il loro profilo: ristoranti, assistenza, servizi alla persona, piccole attività locali. Ma bastano pochi mesi per accorgersi di un dettaglio: il ritmo di crescita è sorprendente. Con la lingua che migliora, molte risalgono la scala professionale ed entrano nei settori dove le competenze contano davvero — informatica, grafica, insegnamento, contabilità, marketing.

Accanto a queste storie, ce ne sono altre che parlano di imprenditoria. Non mancano donne che aprono un laboratorio artigiano, una piccola pasticceria, un servizio di traduzioni o di supporto digitale. Portano idee fresche e un modo di lavorare molto pratico, spesso apprezzato dai datori di lavoro europei.

Formazione: un investimento personale che non si ferma

L'istruzione resta un cardine della vita ucraina, e lo diventa ancora di più quando si vive all'estero. Le donne ucraine frequentano università, master, corsi intensivi, laboratori tecnici. Alcune riprendono studi interrotti, altre approfittano dei programmi europei di aggiornamento professionale.

Per chi viaggia con i figli, la scuola locale diventa una sorta di ponte. I bambini imparano più in fretta, fanno amicizie, raccontano a casa parole nuove. E spesso sono proprio loro a dare sicurezza alle madri, che, grazie a questo sostegno quotidiano, trovano più coraggio per inserirsi nel nuovo contesto sociale.

Una presenza che arricchisce le città europee

Chi le osserva dall’esterno nota una cosa semplice: queste donne portano nei quartieri europei una calma attiva, fatta di volontà e di senso del dovere. Contribuiscono alla vita sociale con sensibilità e rispetto, senza fare rumore ma trasformando lentamente il panorama culturale che le accoglie.

Alcuni italiani le conoscono di persona; altri incontrano le loro storie attraverso piattaforme culturali come ukreine.com, che racconta il percorso della diaspora e il modo in cui le ucraine si stanno integrando in Europa. Tra loro ci sono anche donne che arrivano da sole, donne ucraine single, che affrontano ogni passaggio senza una rete familiare immediata, ma con una determinazione che colpisce chiunque si soffermi ad ascoltare la loro esperienza.

Conclusione

L’Europa è cambiata, e continua a cambiare anche grazie alla presenza delle donne ucraine. Portano con sé non solo una cultura viva, ma una forza tranquilla che si nota nelle cose piccole: nella puntualità sul lavoro, nella cura per lo studio, nel modo in cui ricostruiscono una routine giorno dopo giorno.

Raccontare queste storie significa ricordare che dietro ai grandi movimenti migratori ci sono sempre persone reali — con il loro coraggio, le loro paure, i loro talenti. Ed è proprio questo intreccio di vite diverse che, lentamente, sta ridisegnando il volto dell’Europa moderna.

Napoli, blitz della Polizia: 24enne arrestato e padre denunciato per droga e armi

Continuano senza sosta i servizi straordinari della Questura di Napoli per contrastare il traffico di droga e la detenzione illegale di armi. Ieri pomeriggio gli agenti del Commissariato Dante hanno arrestato un 24enne napoletano con precedenti specifici per spaccio e denunciato suo padre, 52 anni, per possesso illegale di arma e furto di energia elettrica.

Il blitz è scattato in via Francesco Saverio Correra, dove un giovane è stato fermato all’uscita di un appartamento e trovato con una bustina di marijuana. Gli agenti hanno deciso di approfondire il controllo, scoprendo all’interno della casa 8 involucri di marijuana, 2 di hashish, 13.750 euro in contanti, un impianto di videosorveglianza con quattro telecamere esterne e tre monitor, una pistola semiautomatica con 42 cartucce di vario calibro e un allaccio abusivo alla rete elettrica, accertato con il supporto dell’ENEL.

Il giovane è stato arrestato mentre il padre è stato denunciato; all’appartamento è stata contestata anche la sanzione amministrativa per il furto di energia. Le operazioni confermano l’impegno delle forze dell’ordine nel contrastare il crimine organizzato e la diffusione di sostanze stupefacenti nella città.

Cardito, chiuse le indagini sul clan Ullero: contestata associazione camorristica e una serie di estorsioni

La Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha chiuso le indagini preliminari su una presunta organizzazione camorristica radicata a Cardito e nei comuni limitrofi, ritenuta responsabile di un articolato sistema di estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, gestione delle armi e controllo del territorio con metodo mafioso.

L’inchiesta, condotta dalla Procura partenopea e dai pm Francesca De Renzis e Ilaria Sasso Del Verme ricostruisce l’operatività di un sodalizio armato che, secondo l’accusa, avrebbe agito sfruttando la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e il clima di assoggettamento e omertà imposto a commercianti e imprenditori della zona.

Il capo di imputazione associativo

Il fulcro dell’impianto accusatorio è rappresentato dal reato di associazione di tipo mafioso. Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, promotori, organizzatori e partecipi di un clan camorristico facente capo a Francesco Ullero, indicato come capo e promotore del gruppo.

Secondo la DDA, il sodalizio era stabilmente organizzato, dotato di armi e strutturato in ruoli ben definiti. L’obiettivo era duplice: da un lato acquisire il controllo di attività economiche attraverso estorsioni sistematiche e lo spaccio di droga; dall’altro garantire il sostentamento degli affiliati, anche detenuti, e assicurare l’impunità del gruppo mediante una rete di appoggi e connivenze.

A Ullero viene attribuito il ruolo di vertice: avrebbe impartito le direttive, deciso le strategie criminali, coordinato le estorsioni e organizzato il traffico di stupefacenti, individuando le piazze di spaccio, i responsabili e la ripartizione dei proventi. Secondo l’accusa, le vittime delle richieste estorsive venivano talvolta convocate direttamente presso la sua abitazione.

Accanto al presunto capo clan, l’indagine individua figure con funzioni organizzative e operative. Alcuni indagati avrebbero curato l’esecuzione delle estorsioni e la riscossione del denaro, alimentando la cassa comune; altri si sarebbero occupati della gestione delle piazze di spaccio, del taglio e del confezionamento della droga, nonché della custodia e dell’occultamento delle armi.

Emergerebbe anche una struttura logistica stabile, con abitazioni e locali commerciali messi a disposizione per riunioni operative, deposito di stupefacenti e incontri con esponenti di altri gruppi criminali dell’area.

Il periodo contestato va dall’agosto 2021 al maggio 2022.

Il tentativo di estorsione alla sala scommesse

Un secondo capo di imputazione riguarda un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo la Procura, uno degli indagati si sarebbe presentato presso un’agenzia di scommesse di Cardito, avvicinando il personale e successivamente il titolare con frasi ritenute chiaramente intimidatorie e riconducibili alla forza del clan.

L’azione, finalizzata a imporre il pagamento di somme di denaro per “protezione”, non sarebbe andata a buon fine esclusivamente grazie alla denuncia della persona offesa. L’episodio, risalente all’agosto 2021, viene ritenuto funzionale ad alimentare la cassa dell’associazione camorristica e a rafforzarne l’egemonia sul territorio.

L’estorsione ai danni di un ristoratore

Un ulteriore capo di imputazione riguarda un’estorsione consumata ai danni del titolare di una pizzeria gourmet di Cardito. In questo caso, l’accusa contesta una condotta estorsiva portata avanti con modalità mafiose, culminata nella consegna di una somma di denaro al presunto capo del clan.

Anche in questo episodio, secondo la ricostruzione della DDA, le minacce, seppur implicite, sarebbero state idonee a evocare ritorsioni personali e patrimoniali, inducendo la vittima a piegarsi alle richieste del gruppo criminale.

Il quadro complessivo

Nel complesso, l’inchiesta delinea l’esistenza di un’organizzazione capace di esercitare un controllo capillare su una porzione del territorio a nord di Napoli, attraverso estorsioni, spaccio di droga e gestione delle armi, con una struttura interna rigida e una netta divisione dei compiti.

Con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, gli indagati hanno ora la facoltà di presentare memorie difensive, chiedere interrogatori o sollecitare ulteriori atti di indagine, prima delle determinazioni della Procura in vista dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio.

nel collegio difensivo gli avvocati Teresa Frippa, Annibale Bove, Maria Di Cesare, Piero Vitale, Luca Camerlengo, Antonio Principe, Nicola Basile, Antonella Senatore, Giuseppe Gallo, Rocco Maria Spina, Dario Carmine Procentese, Arnaldo Lepore, Andrea Lampitelli, Anna Arcella, Nello Sgambato, Paolo Sperlongano e Maria Giovanna Ponticello.

Elenco degli indagati

AVVERSO Vincenzo, nato il 15 novembre 1994

BARRA Nicola, nato l’8 marzo 1977

CAPASSO Antonietta, nata il 29 agosto 1965

CAPASSO Dario, nato il 4 agosto 1990

CHIANESE Rocco, nato il 27 luglio 1989

CIPOLLETTI Giovanni, nato il 1° settembre 1982

DE SIMONE Giuseppe, nato il 9 novembre 1980

IAVARONE Domenico, nato l’8 settembre 1994

MELE Enzo, nato il 5 febbraio 1977

POLITO Carmine, nato il 9 novembre 1982

RONGA Antimo, nato il 24 ottobre 1994

TORNATELLI Luigi, nato il 22 febbraio 1968

ULLERO Carlo, nato il 12 maggio 1963

ULLERO Francesco, nato il 10 settembre 1954

 

(nella foto da sinistra in alto il boss Francesco Ullero, Giuseppe De Simone, Enzo Mele e Antonietta Capasso, in basso da sinistra Nicola Barra, Domenico Iavarone, Vincenzo Avverso e Carmine Polito)

Guerriglia in A2, chiuse le indagini sugli scontri tra ultras di Caserta e Catania: 30 indagati

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Una spirale di violenza che aveva trasformato un tratto della A2 in un campo di battaglia urbano. A distanza di due mesi dai gravi disordini avvenuti nei pressi dell'area di servizio di San Mango Piemonte, l'inchiesta condotta dalla Polizia di Stato ha portato a una svolta decisiva: sono 30 le persone indagate per gli scontri tra le tifoserie organizzate di Casertana e Catania.

La dinamica dell'agguato

Il pomeriggio dello scorso 11 ottobre, il tratto autostradale in provincia di Salerno era diventato teatro di una vera e propria guerriglia. Le due fazioni si erano incrociate in un momento di altissima tensione: i sostenitori siciliani stavano rientrando dalla trasferta di Picerno, mentre i campani tornavano dalla gara disputata a Giugliano.
Secondo quanto ricostruito dagli uomini della Digos di Salerno, con il supporto dei colleghi di Caserta e Catania, le due frange ultras non si sono limitate a insulti verbali. Il bilancio parla di aggressioni reciproche condotte con un arsenale improvvisato: fumogeni, esplosivi, mazze e oggetti contundenti. Un caos che ha paralizzato la circolazione in entrambi i sensi di marcia, intrappolando decine di automobilisti inermi, testimoni di scene di violenza gratuita.

Il provvedimento giudiziario

L'informativa di reato, depositata presso la Procura della Repubblica di Salerno (e presso il Tribunale per i Minorenni per quanto riguarda due indagati ancora sotto i diciotto anni), ipotizza diversi capi d'accusa per i 30 soggetti deferiti in stato di libertà.
Le indagini si sono avvalse delle immagini delle telecamere di videosorveglianza dell'area di servizio e dei filmati acquisiti dai reparti scientifici, che hanno permesso di identificare i partecipanti più attivi nei disordini.

Pugno duro del Questore

Oltre al percorso penale, per i trenta ultras è già scattato l'iter amministrativo. Il Questore di Salerno ha infatti avviato le procedure per l'emissione dei Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive). Se confermati, i provvedimenti terranno i soggetti lontani dagli stadi per diversi anni, a conferma della linea della "fermezza" adottata dalle autorità contro la violenza nel mondo del calcio.
L'episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza negli spostamenti delle tifoserie, un tema che continua a preoccupare l'Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, specialmente lungo le arterie autostradali del Mezzogiorno.

Napoli, evade i domiciliari e va a truffare anziani nel Bolognese con una complice: arrestati

Nell’ambito di servizi mirati al contrasto dei reati predatori, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Sassuolo e di Modena, con il supporto della stazione di Savignano sul Panaro, hanno arrestato un 39enne e una 22enne, entrambi di origine campana, ritenuti responsabili di una truffa aggravata ai danni di una coppia di anziani residenti a Zola Predosa, nel Bolognese.

La mattina del 16 dicembre i militari hanno intercettato un’auto già segnalata a Maranello, i cui occupanti si erano resi poco prima protagonisti di due tentativi di truffa ai danni di residenti anziani. Le descrizioni fornite dalle vittime hanno consentito di individuare la vettura e di seguire i sospetti fino a Zola Predosa, dove, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la coppia avrebbe portato a segno il raggiro.

Spacciandosi per carabinieri, i due si sarebbero fatti consegnare monili in oro, parte dei quali prelevati anche da una cassetta di sicurezza bancaria, con il pretesto di dover effettuare “accertamenti giudiziari”. Il valore complessivo della refurtiva è stato stimato in circa 20mila euro.

L’intervento tempestivo dei militari ha permesso di bloccare i presunti responsabili poco dopo la consegna dei preziosi, rinvenuti nella loro disponibilità e restituiti agli anziani truffati. Dagli accertamenti è emerso che il 39enne era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari a Napoli per reati analoghi.

La coppia è stata arrestata in flagranza per truffa aggravata e continuata in concorso; per l’uomo è scattata anche l’accusa di evasione dagli arresti domiciliari. All’esito dell’udienza di convalida e del giudizio direttissimo del 17 dicembre, il giudice del Tribunale di Bologna ha convalidato gli arresti e condannato il 39enne, recidivo, a 3 anni di reclusione e 1.200 euro di multa, disponendo per lui la custodia cautelare in carcere. La 22enne, incensurata, è stata invece rimessa in libertà con pena sospesa e beneficio della non menzione.

Montevergine, santuario sospeso nel vuoto. Frana devasta l’accesso, pellegrini bloccati fino a primavera 2026

Avellino – Un pezzo di montagna che scivola via, portando con sé non solo terra e roccia, ma la speranza di migliaia di fedeli. È la frana che ha sbarrato la via d’accesso principale al Santuario di Montevergine, costringendo alla chiusura “a tempo indeterminato” una delle mete religiose e turistiche più iconiche della Campania. Un colpo durissimo per la devozione mariana e per l’economia del territorio.

La decisione, sofferta, arriva direttamente dalla comunità benedettina guidata dall’Abate Riccardo Luca Guariglia. In una nota ufficiale diffusa oggi, si comunica che il grave evento franoso ha compromesso in modo serio e pericoloso la strada che conduce al sacro monte, rendendo impossibile e insicuro qualsiasi accesso.

“Il luogo santo resterà chiuso a tempo indeterminato”, si legge nel comunicato, che non nasconde la gravità della situazione. Le operazioni di messa in sicurezza del versante, infatti, non saranno né semplici né rapide. La stima dei monaci, corroborata dai primi sopralluoghi tecnici, parla chiaro: ci vorrà presumibilmente fino alla primavera del 2026 perché l’accesso possa essere riaperto in condizioni di totale sicurezza.

Un periodo lunghissimo, che cancella di colpo le tradizionali affluenze legate alle festività natalizie, alla celebre ‘Juta’ di gennaio e alla festa della Candelora. Un vuoto che peserà non solo sullo spirito, ma anche sull’indotto economico della zona, fatto di bar, ristoranti, negozi di articoli religiosi e strutture ricettive.

L’Abate Guariglia, nel messaggio, ha voluto ringraziare “le Istituzioni tutte per la particolare vicinanza”, segno che la macchina dei soccorsi e della protezione civile è già in moto. Tuttavia, la natura del fenomeno geologico impone tempi tecnici dilatati, fatti di studi geotecnici, progettazione e cantierizzazione in un’area complessa.

Il santuario, che custodisce l’icona bizantina della Madonna di Montevergine (la “Mamma Schiavona”), meta di pellegrinaggi secolari, si trova così in una posizione paradossale: fisicamente presente e integro sulla sommità del Partenio, ma di fatto irraggiungibile. Un’isola spirituale separata dal suo popolo di devoti.

La comunità monastica assicura che tutti gli aggiornamenti sulla situazione verranno forniti attraverso i canali ufficiali, invitando alla pazienza e alla preghiera in attesa di tempi migliori. Nel frattempo, il silenzio forzato scenderà sui sentieri normalmente percorsi da migliaia di passi, mentre i tecnici lavorano contro il tempo – e contro la montagna – per restituire alla Campania uno dei suoi simboli più cari.

Benevento, ingerisce una batteria a disco: bimba salvata con un intervento d’urgenza al San Pio

Benevento -Una corsa contro il tempo che si è conclusa con un lieto fine. Una bambina che aveva ingerito una batteria a disco è stata salvata dai medici dell’Aorn San Pio di Benevento grazie a un intervento endoscopico d’urgenza eseguito con successo.

La piccola è giunta al Pronto soccorso pediatrico, dove il personale sanitario ha immediatamente riconosciuto la gravità della situazione, attivando senza esitazioni il percorso di emergenza. La presenza della batteria è stata confermata tramite esame radiografico, che ha consentito di localizzare l’oggetto ingerito e programmare l’intervento immediato in sala operatoria.

La rimozione è avvenuta con tecnica endoscopica, grazie alla collaborazione tra la Uoc di Gastroenterologia, la Uoc di Pediatria e la Uoc di Anestesia e Rianimazione. Un lavoro di squadra che ha permesso di evitare complicazioni potenzialmente gravissime. Dopo alcune ore di osservazione nel reparto di Pediatria, la bambina è stata dimessa in buone condizioni.

Le batterie a disco, note anche come “button disk”, sono oggetti di uso quotidiano: si trovano comunemente in giocattoli sonori o luminosi, telecomandi, chiavi elettroniche, sveglie digitali e torce tascabili. Se ingerite, soprattutto dai bambini più piccoli, possono provocare in tempi rapidissimi ustioni chimiche severe, perforazioni ed emorragie interne, con rischi elevati già dopo poche ore di contatto con le mucose.

Fondamentale, in questo caso, è stata la tempestività dell’intervento. «L’alto livello di integrazione tra le unità operative coinvolte è stato determinante per affrontare questa emergenza», ha dichiarato la direttrice generale dell’Aorn San Pio di Benevento, Maria Morgante. «Ringrazio la task force medico-infermieristica dell’ospedale – ha aggiunto – che ha saputo reagire in modo efficace e in tempi strettissimi, salvando la vita alla nostra piccola paziente».

Fuga disperata dopo l'inseguimento: arrestati due giovani con passamontagna e arnesi da scasso

Trentola Ducenta – Un inseguimento ad alta tensione si è concluso con l'arresto di due giovani pregiudicati, sorpresi in posspossione di passamontagna e attrezzi da scasso. L'operazione, condotta nel pomeriggio di ieri dai carabinieri della Stazione di Trentola Ducenta, ha portato in manette un 28enne di Villaricca e un 21enne di Giugliano in Campania.

Tutto ha avuto inizio durante un servizio mirato al contrasto dei furti di autovetture nell'agro di Trentola Ducenta. I militari hanno notato una Fiat Panda che, alla vista della pattuglia, ha improvvisamente accelerato nel tentativo di sottrarsi al controllo. È scattato così un prolungato inseguimento attraverso le strade della zona, terminato nel vicino comune di Villa di Briano, dove il veicolo è rimasto intrappolato in una strada chiusa al traffico.

Nemmeno il blocco dell'auto ha fermato i due occupanti, che hanno tentato una fuga disperata a piedi. I carabinieri li hanno però raggiunti dopo una breve colluttazione, riuscendo a immobilizzarli. La perquisizione del veicolo ha confermato i sospetti degli inquirenti: nell'abitacolo sono stati trovati due passamontagna e diversi arnesi atti allo scasso, strumenti tipicamente utilizzati per i furti d'auto.

La Fiat Panda è stata sequestrata e affidata a una ditta autorizzata. I due giovani, dichiarati in arresto per resistenza a pubblico ufficiale, sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa del giudizio con rito direttissimo.

Sant'Agnello, Procura proroga sgombero Social Housing: un anno in più per 53 famiglie

La Procura della Repubblica di Torre Annunziata in una nota chiarisce e proroga lo sgombero coatto del complesso di housing sociale in via MB Gargiulo a Sant’Agnello. Infatti non è sospeso, ma slitta di un anno intero. L'ordine emesso il 20 ottobre 2025 intimava agli occupanti di liberare entro il 20 dicembre prossimo le 53 unità abitative, i 64 box auto, i 12 posti moto, le 13 cantine, il locale deposito, la palestra riabilitativa e i 16 beni comuni come androni e scale.

Contrariamente a quanto circolato sui media locali nei giorni scorsi – con indiscrezioni su una sospensione in attesa della sentenza di primo grado del Tribunale – la Procura precisa che l'ordine non è mai stato fermato. Oggi, però, ha concesso una proroga fino al 20 gennaio 2026.

La decisione tiene conto dell'imminenza delle festività natalizie e di fine anno: avviare operazioni forzose in quel periodo "non appare opportuno", spiegano dal pool investigativo. Le famiglie, per ora, tirano un sospiro di sollievo, ma la spada di Damocle resta sospesa sul futuro del comparto.

Napoli, l’albero di Natale è un cantiere: 87 nomi per non dimenticare i morti sul lavoro

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Napoli– Non ci sono luci colorate o ghirlande tradizionali sull’albero che quest'anno svetta nella sede della Fillea Cgil di via Toledo. Ci sono, invece, i nomi di 87 persone che nel 2025 sono uscite di casa per andare a lavorare e non vi hanno più fatto ritorno. È l'"Albero delle vite cadute", l'installazione simbolica inaugurata oggi dal sindacato degli edili per commemorare le vittime delle "morti bianche" in Campania nell'anno che volge al termine.

L'opera è una fedele riproduzione in miniatura di un'area di cantiere: la struttura è composta da ponteggi, gru ed escavatori, mentre tra i rami trovano posto caschetti protettivi e cartelli sulle norme antinfortunistiche. Ogni pallina di Natale è un monito silenzioso, riportando il nome di un operaio deceduto sul campo.

Il bilancio di un anno tragico «Con questa iniziativa vogliamo riconfermare il nostro impegno quotidiano per la diffusione della cultura della sicurezza», ha dichiarato Vincenzo Maio, segretario generale della Fillea Campania, durante la cerimonia di accensione. I numeri descrivono una realtà spietata: nel 2025 l'edilizia si conferma, insieme ad agricoltura e logistica, il settore a più alto rischio.

La strage delle "cadute dall'alto" La scelta di utilizzare un ponteggio come struttura portante dell'albero non è casuale. Secondo i dati sindacali, la caduta dall'alto rimane la prima causa di morte nei cantieri. «Abbiamo scelto il ponteggio perché rappresenta la casistica più ricorrente nelle statistiche infortunistiche», ha spiegato Maio, ricordando anche gli sforzi comunicativi fatti durante l'anno, come la produzione di cartoon educativi per istruire i lavoratori sui rischi di elettrocuzione e asfissia.

L'installazione di via Toledo resterà esposta per tutto il periodo delle festività, trasformando un simbolo di gioia in un presidio di memoria e di lotta per il diritto alla vita nei luoghi di lavoro.

Circumvesuviana, dieci anni di crisi: record negativo e passeggeri in fuga

Napoli – La Circumvesuviana si conferma, per il decimo anno consecutivo, la peggiore ferrovia italiana. A certificarlo è il rapporto Pendolaria 2025, pubblicato ieri da Legambiente, che dipinge un quadro desolante della situazione: 12 mesi di disagi, guasti continui, cancellazioni improvvise e una drammatica fuga di passeggeri.

Secondo i dati, sono oltre 13 milioni i viaggiatori persi nell’ultimo decennio, segnale di una crisi di fiducia nei confronti di Eav, la società pubblica che gestisce il trasporto ferroviario nell’area metropolitana di Napoli.

La denuncia di Legambiente è netta: le promesse di rinnovamento – treni nuovi, maggiore frequenza e videosorveglianza – si scontrano con una realtà fatta di incendi, deragliamenti e silenzi. Il programma di consegna dei 57 nuovi treni, annunciato come soluzione per sostituire quelli ormai vecchi di 30 anni, procede a rilento, lasciando la rete sempre più vulnerabile e inadeguata.

I problemi si sono acuti di recente, con una lunga interruzione della tratta Napoli-Poggiomarino che ha ulteriormente penalizzato migliaia di pendolari. Massimo Aversa, segretario della Cisl Trasporti, ha rivolto un appello al presidente Fico: «Il report di Legambiente sancisce la chiusura di un altro anno nero per la Circumvesuviana.
Ritardi, disservizi e rischi per la sicurezza sono ormai all’ordine del giorno. Servono investimenti immediati su mezzi, tecnologia e personale, altrimenti il dossier del 2026 sarà solo l’ennesima conferma di un fallimento per Eav e per la Circumvesuviana».

Anche i dati regionali confermano il trend negativo: nel 2024 i viaggiatori sui treni regionali campani sono stati 255.535 al giorno, contro i 261.193 del 2019 e i 422.000 del 2009. «Non basta pensare a nuove infrastrutture – commenta Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania – se poi manca un’offerta di treni adeguata».

Non è solo la Circumvesuviana a pagare il prezzo di una gestione inefficiente: entra tra le peggiori d’Italia anche la tratta Salerno-Avellino-Benevento, definita da Pendolaria «un caso emblematico di ritardi, promesse e occasioni mancate». Il quadro generale è chiaro: la Campania chiede risposte concrete e tempi certi per invertire la rotta di un trasporto pubblico sempre più in crisi.

Orta di Atella, immobile fantasma trasformato in discarica abusiva: scatta il maxi sequestro dei Carabinieri

Orta di Atella - Era diventato un monumento al degrado e all'illegalità, un "non luogo" dove smaltire tutto ciò che non si voleva tracciare. Un complesso immobiliare mai finito, scheletro di cemento disabitato, è stato trasformato nel tempo in una vera e propria bomba ecologica.

I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Marcianise hanno posto sotto sequestro l'intera area nel tardo pomeriggio di ieri, 17 dicembre 2025, nell'ambito di un'operazione mirata al contrasto dei crimini ambientali.

Il blitz rientra nei servizi di controllo straordinario del territorio focalizzati sulla cosiddetta "Terra dei Fuochi", un'area che continua a richiedere la massima attenzione delle forze dell'ordine per prevenire roghi tossici e sversamenti illeciti. Quando i militari sono entrati nella proprietà, si sono trovati di fronte a uno scenario desolante: l'edificio, strutturato in tre corpi di fabbrica distinti, nascondeva al suo interno circa 50 locali, verosimilmente progettati in origine come box auto e seminterrati, ora completamente saturi di immondizia.

I rifiuti pericolosi

Non si trattava di semplice incuria. I Carabinieri hanno documentato la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, sia pericolosi che non pericolosi. Tra le mura di cemento grezzo erano stati accatastati vecchi mobili, materassi, bidoni di vernici e solventi, parti meccaniche e di carrozzeria di autovetture (probabile provento di attività di smontaggio illecito), guaine bituminose e rifiuti solidi urbani di ogni genere. Una discarica a cielo aperto, ma nascosta tra le pareti di un cantiere fantasma, gestita nell'ombra.
Le condizioni dei luoghi non lasciavano spazio a dubbi: il manufatto era stato adibito sistematicamente a discarica illegale. Gli accertamenti immediati hanno permesso di identificare la proprietà dello stabile, alla quale è stato notificato il provvedimento di sequestro. Al momento, le ipotesi di reato contestate a carico di ignoti sono quelle di abbandono di rifiuti pericolosi e gestione illecita di rifiuti.

Ma c'è un dettaglio che aggrava il quadro: dalle indagini è emerso che l'immobile non era nuovo alle cronache giudiziarie. La struttura, infatti, era già stata sottoposta a sequestro penale nel lontano 2008 per violazioni in materia di abusivismo edilizio. Da allora, per oltre 17 anni, non è mai intervenuto alcun provvedimento di dissequestro da parte dell’Autorità Giudiziaria, né alcun atto amministrativo del Comune per sanare o abbattere l'opera. Un limbo burocratico che ha favorito la trasformazione dell'abuso edilizio in scempio ambientale.

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