Coronavirus, il presidente Andes Taroni: ‘Ecco come cambia il lavoro degli steward con gli stadi a porte chiuse’

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«Negli stadi comunque entreranno gli operatori e tutti dovranno essere controllati, anche se finora manca una linea comune di intervento tra le varie regioni. Potrebbero crearsi dei problemi anche all’esterno degli stadi, dove i tifosi potrebbero riunirsi, creando assembramenti. E poi c’è il discorso dell’occupazione, che riguarda ovviamente tutti i settori: molti steward, che hanno come introito solo questa occupazione, saranno costretti a casa”. Così Ferruccio Taroni, presidente dell’A.N.DE.S, l’Associazione Nazionale Delegati alla Sicurezza, fa il punto sul lavoro che attende gli oltre trentamila steward e Dge (i Delegati alla Gestione Evento di ogni società sportiva) in tutta Italia con le misure imposte al mondo dello sport per l’emergenza Coronavirus. “Da un lato il fatto di non avere spettatori semplifica il lavoro degli steward – spiega Taroni – anche perché gli operatori che entreranno allo stadio saranno consapevoli della necessità di controlli. Per Juve-Inter per esempio sono da considerare almeno duecento persone, solo per mandare avanti lo stadio. Invece potrebbero verificarsi problemi all’esterno degli stadi, perché potrebbero crearsi assembramenti di tifosi, con i rischi di contagio ovviamente aumentati in quel caso. Gli steward saranno comunque chiamati a stare a contatto con le persone. La nostra associazione avrebbe preferito fermare completamente i campionati. Invece si andrà avanti, ma poi al primo caso di coronavirus tra calciatori che si fa? A quel punto, i campionati dovrà fermarsi per forza. Si naviga molto a vista. Per quanto riguarda le indicazioni che abbiamo ricevuto, al momento, abbiamo raccomandato un continuo lavaggio delle mani e spero che gli stadi possano essere subito attrezzati in questo senso. Per quanto riguarda la distanza di sicurezza, mi chiedo come si possa controllare un biglietto a oltre un metro di sicurezza”.


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