Camorra, pizzo e pace: i due ‘dictat’ del boss Montescuro. Estorsioni anche ad un notaio e alla coop di ex detenuti

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Napoli. Un’estorsione ad un notaio e ad una coop di ex detenuti: sono questi alcuni dei particolari contenuti nelle 1194 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Napoli Alessandra Ferrigno che ha disposto oggi l’arresto di 23 persone ritenute legate alla camorra napoletana. A perpetrarla sono Carmine Montescuro, 84 anni, e Nino Argano, 55 anni, entrambi finiti in carcere. Dalle intercettazioni contenute nel provvedimento emerge che Montescuro cerca di pretendere 100mila euro da un notaio, proprietario di due capannoni che si trovano nella “sua” zona di competenza, e cioè in via Breccia a Sant’Erasmo. Capannoni che il professionista ha affittato ad imprese italiane e cinesi. Durante la conversazione, che vede protagonisti Montescuro e Argano, i due rivelano anche una vecchia storia, ritenuta ambigua dal gip, tra il notaio e l’84enne, riguardante una ingente somma di denaro non restituita.
Insieme con un’altra persona arrestata, Nino Argano, 55 anni, Carmine Montescuro, 84 anni, ritenuto dalla Dda capo di un gruppo camorristico napoletano di Sant’Erasmo, avrebbe poi imposto il pizzo anche a una cooperativa di ex detenuti, la “Salus”. Si tratta di una corresponsione continua di denaro ottenuto minacciando ritorsioni. Il pizzo, mensile, ammontava a tremila euro, corrisposti fino a quando la sede della cooperativa si trovava nel “territorio” del gruppo camorristico. In una intercettazione ambientale che risale al maggio 2017, gli interlocutori (Nino Argano e Carmine Montescuro) sono in una auto e dalla conversazione si evince che la cooperativa di ex detenuti a causa del fitto troppo alto aveva lasciato la sede di Sant’Erasmo ma nella zona dove si erano spostati pagavano al gruppo criminale locale un pizzo più alto. Nino Argano (anche lui tra gli arrestati, ndr): “O’ zi’, io so che pagavano (la cooperativa, ndr) assai? e adesso hanno trovato una cosa di meno?”. Carmine Montescuro: “?a noi pagavano 3mila euro al mese?” Nino Argano: “?quando mai ? 0′ zi’, qua pagavano 12mila euro al mese a Napoli. Ottomila o 12mila euro al mese..”. Carmine Montescuro: “?Arga’, quelli (la cooperativa) stanno piangendo che vogliono tornare ?”. Nino Argano: “…perchè stanno troppo lontano, là pagano…” Carmine Montescuro: “…sì, sì, si prendono di più”.
Nell’ordinanza cautelare che ha colpito la cosca di Montescuro viene tracciato anche il profilo del boss. Nel suo quartiere, a Sant’Erasmo, appunto vigono due regole: la prima è la pac, la seconda il pagamento del pizzo. Tutti, anche con poco, ma devono piegarsi alla regola imposta anche perchè Carmine Montescuro, detto ‘Zio Menuzzo’ ha il vizio del gioco e spesso è a Montecarlo a spendere il suo ‘stipendio’ da capoclan. E nonostante la veneranda età di 84 anni, il gip Ferrigno del tribunale di Napoli ha autorizzato il suo arresto e il trasferimento in carcere. Perchè è da Montescuro che tutti i capiclan passano per chiedere non solo ‘consigli’ ma anche autorizzazioni. Per fare le guerre, per conquistare territori, per saldare o chiudere alleanze. Montescuro ha guidato il suo quartiere, il rione cuscinetto tra piazza Mercato e i quartieri Ponticelli, San Giovanni e Gianturco, per circa 40 anni, senza mai perdere un uomo in un omicidio e senza faide. Da lui nel 2000 si sedettero allo stesso tavolo i Misso, i Mazzarella e i Contini che si stavano combattendo in ogni quartiere con 200 agguati mortali l’anno. Da lui poi si sedettero i Sarno, che avevano perso il controllo del rione Ponticelli dopo i pentimenti dei capoclan. Con lui ha avuto rapporti Marco Mariano, boss pentito dei Quartieri Spagnoli durante la faida degli anni Novanta. Un personaggio “pericoloso” e “rischioso” come lo ha definito il gip motivando la misura cautelare più dura nonostante la sua età.


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