Camorra, il pentito: ‘Marino fu ucciso da Abbinante e Montanera’

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Si era avvicinato alla Vanella Grassi e con loro stava tramando per un accordo che avrebbe potuto annientare i boss degli Abete-Abbinante, che in quel periodo, era il 2012, erano in lotta per il controllo delle piazze di spaccio di sostanze stupenti tra Scampia e Secondigliano. Questa l’accusa che il Tribunale della camorra aveva ipotizzato per Gaetano Marino, detto moncherino fratello di Gennaro detto Makkey uno dei “senatori” del clan Di Lauro che nel 2004 si scisse da gruppo di Cosimo scatenato la guerra del 84 morti. La sentenza fu emessa il 23 agosto del 2012: morte.
Un commando di killer partì da Napoli e ammazzò il ras attirato in trappola con un finto appuntamento sul lungomare di Terracina dove era in vacanza con la famiglia, Dieci colpi di pistola per porre fine alla sua vita. A distanza di oltre tre anni c’è uno spiraglio. Ci sono due indagati. I loro nomi, come riporta Il Roma, sono stati fatti da Pasquale Riccio, un ex boss, un killer pentito, che ha riferito i particolari, finora inediti del clamoroso omicidio in verbale del 2015. “Sono stati Arcangelo Abbinante e Giuseppe Montanera», ha riferito ai pm della Dda di Napoli. Nello stesso verbale parla anche dell’omicidio di Mattia Iavarone, il ragazzo trovato a Cardito crivellato di proiettili in un’auto nell’aprile del 2014.

“I rapporti tra noi gli Abete-Abbinante e Antonio Ciccarelli erano ottimi, anche di carattere criminale tanto che costui
diede appoggio a molti dei nostri killer quando, commesso un omicidio avevano bisogno di riparare a Caivano per sottrarsi alle indagini, come accadde in numerose occasione durante la faida di Scampia del 2012, ci distrusse anche delle autovetture utilizzate per mettere a segno alcuni delitti, lo stesso Mattia Iavarone realizzò sistemi nelle auto ed elaborazioni al motore, come nella Fiat Grande Punto usata nell’omicidio di Gaetano Marino, autovettura che, dopo l’omicidio, venne poi consegnata proprio ad Antonio Ciccarelli, che la diede a Mattia Iavarone il quale a sua volta si fece carico della demolizione del mezzo”


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