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Jabil-Tma, licenziato dirigente USB: "Repressione antisindacale, difendevamo i lavoratori"

Dopo le contestazioni a catena, cacciato Michele Madonna. Il sindacato: "Punito per aver denunciato un'operazione vuota". Scatta il ricorso immediato
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Marcianise - La temuta escalata repressiva nello stabilimento ex Jabil si è materializzata martedì sera con il licenziamento di Michele Madonna, dirigente regionale dell'Unione Sindacale di Base.

Un provvedimento che l'USB denuncia come "gravissimo e inaccettabile", l'ultimo capitolo di una strategia intimidatoria iniziata mesi fa con una pioggia di contestazioni disciplinari.

La "colpa" di Madonna, secondo quanto ricostruito dal sindacato, sarebbe stata quella di aver criticato apertamente l'operazione Jabil-Tma durante assemblee pubbliche e davanti ai lavoratori.

Un'operazione che USB definisce senza mezzi termini "una scatola vuota costruita per liberare Jabil dalle proprie responsabilità", priva delle garanzie industriali e occupazionali promesse.

La strategia della repressione

Il licenziamento del dirigente sindacale si inserisce in un quadro più ampio di tensioni all'interno dello stabilimento.

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Prima di Madonna erano già finiti nel mirino altri rappresentanti: Pasquale Zeno licenziato, Peppe Nappo e Giuseppe Nastro sospesi in modo che il sindacato definisce "illegittimo".

A questi si aggiungono le contestazioni disciplinari a raffica che hanno colpito numerosi lavoratori e l'uso della cassa integrazione che USB interpreta come strumento punitivo.

"È un attacco non solo a Michele, ma alla libertà sindacale, alla libertà di parola e alla dignità di tutti i lavoratori", si legge nella nota diffusa dall'organizzazione. Il sindacato sottolinea come lo stabilimento sia ormai "segnato da intimidazioni, sospensioni e contestazioni pretestuose", in un clima che definisce di crescente repressione.

Ricorso e mobilitazione

La risposta dell'USB non si è fatta attendere: annunciato ricorso immediato contro il provvedimento disciplinare e ampliamento della campagna di solidarietà già attiva in difesa di tutti i lavoratori colpiti. "Chi colpisce un rappresentante sindacale colpisce la libertà di tutti", conclude la nota, alzando il livello dello scontro su un caso che potrebbe trasformarsi in un banco di prova sui diritti sindacali e sulla tutela della libertà di critica nei luoghi di lavoro.

La vicenda Jabil-Tma, già al centro delle polemiche per le incertezze sul futuro industriale del sito, si arricchisce ora di un nuovo fronte conflittuale che chiama in causa la questione della repressione antisindacale.

Articolo pubblicato il 3 Dicembre 2025 - 15:10 - A. Carlino

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