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Il boss che viveva da latitante in casa: Natale finito a Poggioreale per Ciro Andolfi

Da tre anni irreperibile, era rimasto nel suo quartiere protetto da un bunker domestico. Scovato a Barra dai carabinieri, dovrà scontare oltre otto anni per camorra, estorsioni e corruzione.
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Il boss che viveva da latitante in casa: Natale finito a Poggioreale per Ciro Andolfi

Stava pregustando l’ennesimo Natale da latitante, con la tavola imbandita e la famiglia riunita come se nulla fosse. I parenti avevano già acquistato tutto il necessario: piatti della tradizione napoletana, provviste per le feste, l’illusione di una normalità costruita nell’ombra.

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Ma per Ciro Andolfi, 49 anni, esponente di spicco del clan Andolfi-Cuccaro di Barra, le festività si sono chiuse con le manette ai polsi e il trasferimento nel carcere di Poggioreale.

Dopo tre anni di latitanza, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito nei suoi confronti un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti emesso dalla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Napoli. Andolfi deve scontare una pena residua di 8 anni, 3 mesi e 10 giorni per associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e corruzione.

Inserito in passato nell’elenco dei “primi 100” latitanti più pericolosi d’Italia, Andolfi è il 22esimo latitante catturato nel 2025 dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, al termine di una complessa attività investigativa fatta di pedinamenti, riscontri tecnici e monitoraggi silenziosi.

Latitante da tre anni, ma nascosto nella sua stessa casa

La vera scoperta degli investigatori è stata un’altra: Ciro Andolfi non aveva mai lasciato il suo territorio. Da almeno tre anni viveva da latitante all’interno della sua stessa abitazione, in via Giulia Lama, nel cuore del quartiere Barra, a pochi passi dalla sua rete familiare e criminale.

Durante la perquisizione, i militari hanno individuato un nascondiglio ricavato ad arte nella parete di una delle stanze. Un vano segreto, invisibile a un controllo superficiale, progettato per consentirgli di sparire in pochi secondi. L’accesso era mimetizzato dietro un termosifone fissato alla parete: sul retro, una botola nel muro permetteva l’ingresso in uno spazio angusto ma sufficiente a sottrarsi a eventuali blitz.

Uno stratagemma semplice e allo stesso tempo efficace, che ha consentito al boss di vivere da ricercato senza mai abbandonare casa, contando sulla protezione dell’ambiente domestico e del quartiere.

Il blitz è scattato all’alba, con l’impiego di assetti specializzati del Comando Provinciale dei Carabinieri. Quando i militari hanno fatto irruzione, il bunker non è bastato a salvarlo. Per Andolfi, la latitanza si è chiusa lì, dietro quel muro costruito per sparire.Il Natale, stavolta, lo passerà dietro le sbarre.

Nel suo bunker aveva una una gabbia con uccellini che gli tenevano compagnia e una statuetta della Madonna di Lourdes.

 

 

@RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte REDAZIONE
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