Un fine settimana intriso di tragedia sulle arterie stradali italiane: tra venerdì 7 e domenica 9 novembre, il bilancio è agghiacciante con 29 vite spezzate in incidenti mortali, un incremento del 52% rispetto alle 19 vittime del weekend precedente.
A lanciare l'SOS è l'Asaps (Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale), che nel suo report mensile dipinge un quadro allarmante di una piaga che non accenna a placarsi, con numeri che gridano vendetta e chiamano a una riflessione collettiva sulla sicurezza stradale.
Tra le storie che spezzano il cuore, quella di un ragazzo di soli 17 anni, la vittima più giovane, e di una donna di 94 anni, la più anziana: un range generazionale che testimonia come la morte in auto non risparmi nessuno, dal fiorire della giovinezza al tramonto della vita. Il profilo delle vittime è variegato e impietoso: 15 automobilisti, 5 motociclisti, 6 pedoni, un ciclista e 2 conducenti di furgoni.
Non solo: il conteggio include anche i decessi di tre persone rimaste ferite nei weekend precedenti, a sottolineare come le conseguenze di un incidente possano protrarsi nel tempo con esiti fatali.Potrebbe interessarti
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Le cause? In cinque casi fatali, si è trattato di uscite di strada senza il coinvolgimento di altri veicoli, un richiamo drammatico all'importanza di guida attenta e manutenzione dei mezzi. La geografia del dolore si concentra soprattutto su strade statali e provinciali, teatro di 14 sinistri mortali, mentre le autostrade – per fortuna – ne registrano di meno, grazie forse ai controlli più stringenti.
L'aspetto più sconcertante è l'età: ben 12 delle 29 vittime (il 41,3%) avevano meno di 35 anni, un dato che accende i riflettori su una generazione esposta a rischi elevati, tra distrazioni al volante, velocità e forse l'uso sconsiderato di smartphone. Dal punto di vista regionale, la Lombardia guida la triste classifica con 6 decessi, seguita da Emilia-Romagna, Lazio e Puglia (3 ciascuna).
Due vittime ciascuna in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Toscana, Campania, Sardegna e Sicilia, mentre Piemonte e Trentino-Alto Adige ne contano una.Questi numeri non sono solo statistiche fredde: rappresentano famiglie distrutte, comunità colpite e un sistema viario che, nonostante i progressi tecnologici come tutor elettronici e campagne di sensibilizzazione, continua a mietere vittime a un ritmo insostenibile.
L'Asaps, nel suo bollettino, non si limita a contare i morti ma lancia un appello: "È ora di investire di più in prevenzione, formazione e infrastrutture sicure". In un'Italia dove la mobilità è essenziale, questo weekend di sangue deve diventare il turning point per politiche più incisive, prima che il prossimo bilancio sia ancora più pesante. Intanto, le indagini proseguono per chiarire le dinamiche di ogni singolo caso, ma una cosa è certa: la strada, troppo spesso, si conferma il luogo più pericoloso del nostro quotidiano.






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