nella foto, la vittima Ciro Rapuano
Napoli– Più che un omicidio, un massacro. Così appare la morte di Ciro Rapuano, 59 anni, ucciso nella notte tra il 3 e il 4 settembre scorso nell’abitazione di via Sant’Arcangelo a Baiano, nel cuore di Forcella.
A colpirlo, secondo la confessione resa subito dopo l’arresto, sarebbe stata la moglie Lucia Salemme, 58 anni, ora reclusa a Secondigliano con l’accusa di omicidio aggravato.
L’autopsia, durata sette ore e conclusa nel tardo pomeriggio di oggi, ha restituito un quadro di inaudita violenza. Oltre cento coltellate hanno devastato il corpo della vittima, concentrate in particolare su capo, schiena, collo e braccia.
Un accanimento inspiegabile, tanto più che Rapuano non ha mai avuto la possibilità di difendersi: il suo corpo è stato rinvenuto con le mani sotto il cuscino, segno che dormiva quando è stato colpito.
Resta da chiarire come una donna minuta come la Salemme abbia potuto infliggere da sola un numero così elevato di colpi senza fermarsi, senza riportare ferite rilevanti e, soprattutto, senza che l’uomo opponesse alcuna resistenza.
Lucia Salemme ha raccontato agli inquirenti di aver reagito a un’aggressione del marito. Ma la sua versione non convince.
L’orario del decesso, stabilito tra mezzanotte e le due, non coincide con la chiamata al 113, arrivata soltanto alle 2.30, quando la donna ha denunciato di essere stata colpita dal coniuge. Cosa è accaduto in quei trenta minuti di buco temporale? Un lasso di tempo che potrebbe nascondere un tentativo di depistaggio o un contatto con terzi.
Mentre la confessione di Salemme perde consistenza, si fa sempre più strada un possibile movente economico. Secondo i parenti della vittima, sarebbero scomparsi circa 400mila euro in contanti che Rapuano custodiva, frutto della gestione di un’autorimessa ben avviata nel centro di Napoli.
I sospetti della famiglia, in particolare della sorella e di una nipote della vittima, si concentrano anche sulla figlia convivente, presente in casa la notte del delitto insieme alla madre e alla sua bambina di 7 anni. La giovane, accusata di spese ingenti in boutique di lusso, viene indicata sui social come complice morale dell’omicidio.
La vicenda ha spaccato la famiglia. Valentina Rapuano, la figlia maggiore, ha preso nettamente le distanze da madre e sorella e, tramite il suo avvocato, ha fatto sapere di voler collaborare con la magistratura. Le sue dichiarazioni potrebbero diventare un punto di svolta nelle indagini coordinate dalla Procura di Napoli e condotte dalla Squadra Mobile.
Gli inquirenti dovranno rispondere a domande cruciali:
È credibile che una donna sola abbia potuto colpire oltre cento volte un uomo, seppur addormentato, senza fermarsi e senza lasciare tracce evidenti di sforzo sulle mani?
Perché la chiamata alla polizia è arrivata solo mezz’ora dopo l’orario presunto del decesso?
Chi era presente realmente in casa e quale ruolo hanno avuto la figlia convivente e la nipotina testimone inconsapevole?
Che fine hanno fatto i 400mila euro scomparsi dall’abitazione?
Al momento, l’unica certezza è la morte brutale di Ciro Rapuano. La confessione di Lucia Salemme, però, appare sempre più fragile e lacunosa. Un mosaico pieno di ombre che la Procura cercherà di ricomporre nelle prossime settimane, con nuovi accertamenti sulle ferite della donna e possibili ulteriori indagati.
Il giallo di Forcella resta dunque aperto: un omicidio che somiglia a un massacro, con un intreccio di violenza domestica, sospetti economici e rancori familiari che gettano un’ombra cupa su una storia di sangue ancora tutta da scrivere.
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