La piantagione di cannabis sequestrata
Avellino - Un casolare trasformato in una vera e propria centrale dello stupefacente: 200 piante di cannabis sativa, oltre 120 chili di sostanza già essiccata e pronta all’uso, strumenti di confezionamento per la distribuzione sul mercato.
È questo lo scenario emerso dall’operazione condotta dai Carabinieri della Compagnia di Avellino, che ha portato alla denuncia di tre persone accusate di coltivazione e detenzione illecita di droga.
Nel mirino della Procura della Repubblica di Avellino sono finiti un 55enne originario di Manocalzati ma residente nel capoluogo, una donna di 50 anni e una 28enne, entrambe avellinesi.
Tutti hanno nominato come difensore l’avvocato Danilo Iacobacci. Le accuse parlano chiaro: gestione e detenzione di un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti, con l’ipotesi che l’attività fosse destinata non al consumo personale ma a un mercato più ampio.
L’operazione risale al 16 settembre, quando i militari – durante un servizio di controllo coordinato dalla Procura – hanno individuato un casolare in località Costa Cuoci, dove sono stati rinvenuti i materiali e la sostanza.
All’interno del locale adibito all’essiccazione, le forze dell’ordine hanno contato 122,5 chili di cannabis, parte già confezionata in sacchetti sottovuoto, parte conservata in barattoli. In più, circa 200 piante ancora in coltivazione.
Oltre alla droga, i Carabinieri hanno sequestrato bilance digitali di precisione, sacchetti per sottovuoto e bombolette di gas butano, elementi che fanno pensare a un’organizzazione strutturata per la preparazione e la distribuzione delle dosi.
Il giorno successivo, il 17 settembre, la Procura della Repubblica ha convalidato perquisizione e sequestro con un decreto che sottolinea l’urgenza dell’intervento, necessario a preservare le prove. Sono stati inoltre campionati 15 fiori apicali e un piccolo barattolo di sostanza per le analisi tossicologiche, al fine di accertare il principio attivo e stimare il numero di dosi ricavabili.
Il quantitativo sequestrato – 120 chili – colloca l’operazione tra le più significative degli ultimi anni nella provincia di Avellino. Per dare un’idea: una sola pianta di cannabis può produrre fino a 100 grammi di sostanza utilizzabile. In questo caso, il potenziale sul mercato nero avrebbe potuto fruttare centinaia di migliaia di euro.
Gli inquirenti stanno ora cercando di ricostruire la filiera: capire se i tre indagati operassero in autonomia o fossero parte di una rete più ampia, destinata a rifornire il mercato locale o a muoversi lungo canali di distribuzione regionali. Le indagini sono tuttora in corso, mentre il sequestro – terreno, piante e sostanza – resta sotto sigillo giudiziario.
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L'articolo parla di un'operazione dei carabinieri che hanno trovato un casolare con molta cannabis, però mi chiedo come mai ci sono così tanti problemi legati alla droga in questa zona. È necessario fare qualcosa di più per prevenire situazioni simili.