Nella chiesa del Santissimo Rosario, nel quartiere di Poggioreale a Napoli, si è consumato un addio carico di dolore e rabbia. A dare l’ultimo saluto a Luigi Di Sarno, 52 anni, morto per intossicazione da botulino dopo aver mangiato un panino sul lungomare di Diamante, c’erano familiari, amici e conoscenti, tutti uniti da un’unica richiesta: giustizia.
“Non si può morire nel 2025 per un panino”, hanno ripetuto in molti, chiedendosi perché i medici non abbiano riconosciuto in tempo i sintomi dell’avvelenamento. Di Sarno è una delle due vittime del focolaio di botulino scoppiato nei giorni scorsi in Calabria, insieme a Tamara D’Acunto. Entrambi avevano consumato panini con salsiccia e friarielli acquistati da un food truck. La Procura di Paola indaga su una catena di responsabilità che coinvolge dieci persone: l’ambulante, tre responsabili delle aziende produttrici del prodotto e sei medici che ebbero in cura le vittime nelle strutture sanitarie del cosentino.
Le accuse, a vario titolo, vanno dall’omicidio colposo alle lesioni personali colpose fino al commercio di sostanze alimentari nocive. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, la comunità piange una perdita che appare tanto più inaccettabile perché legata a un gesto quotidiano e innocuo come mangiare un panino.
Articolo pubblicato da Vincenzo Scarpa il giorno 14 Agosto 2025 - 17:35
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