Foto @Inter su Instagram
La sconfitta per 2-0 contro il Fluminense negli ottavi di finale del Mondiale per Club non ha solo posto fine a una stagione estenuante per l’Inter, ma ha anche tolto il tappo a una bottiglia di veleno pronta a esplodere da settimane. Lo scudetto sfumato nel testa a testa con il Napoli, la caduta rovinosa in finale di Champions contro il PSG e la precoce uscita dalla competizione in terra americana hanno generato frustrazione, rabbia, rotture. Un’estate già calda, diventata rovente.
Cristian Chivu, chiamato a sostituire l’ormai ex Simone Inzaghi dopo l’ennesimo ribaltone stagionale, si ritrova a gestire uno spogliatoio in frantumi, spaccato dalle parole al vetriolo pronunciate da Lautaro Martinez subito dopo il ko: “Chi vuole restare, resti. Chi no, può andare via”. Un messaggio forte, apparentemente rivolto a tutto il gruppo, ma che molti hanno letto come una frecciata diretta a Hakan Calhanoglu, assente dal torneo per infortunio e al centro di voci di mercato che lo vorrebbero vicino al Galatasaray.
Il centrocampista turco non ha lasciato correre. In un comunicato pubblicato in italiano e in turco, ha risposto punto per punto, senza mai nominare l’attaccante argentino ma inchiodandolo con toni durissimi: “Il rispetto non può essere a senso unico. Ho sempre dato tutto per questa maglia. Amo il club, i colori, e non ho mai detto di voler andare via. Ma chi alza la voce non è sempre chi resta in piedi”.
Parole che pesano, come pesano le reazioni social: Marcus Thuram, uno dei volti simbolo della nuova Inter, ha messo “like” al post di Calhanoglu, lasciando intendere da che parte sta in una frattura che rischia di diventare insanabile. Intanto, sul tavolo della dirigenza nerazzurra si aprono scenari imprevisti: il mercato potrebbe essere condizionato da queste tensioni interne, e qualche big potrebbe davvero salutare.
Chivu, ancora alle prime mosse da tecnico della prima squadra, dovrà compattare un gruppo che sembra vicino al collasso. L’arrivo di giovani come Bonny dal Parma, Luis Henrique, Sucic e Pio Esposito promette aria fresca, ma per riportare il sereno ad Appiano Gentile servirà ben più di qualche innesto: serviranno silenzi, scelte nette e una nuova leadership. Quella che, oggi, sembra perduta.
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