La notizia in breve
- Il conflitto tra il clan Mazzarella e l'Alleanza di Secondigliano, iniziato nel 1998 con l'omicidio di Vincenzo Siervo, ha trasformato gli equilibri del crimine organizzato a Napoli, evidenziando alleanze fragili e faide per il controllo del traffico di droga e delle estorsioni.
- Nonostante l'arresto di Gennaro Mazzarella nel 2003, il clan ha continuato a mantenere una solida presenza a Napoli, grazie alla leadership dei figli Franco e Ciro, riorganizzandosi e consolidando il proprio controllo su diversi quartieri e aree circostanti.
Napoli – Il tessuto criminale di Napoli è stato, e continua a essere, intessuto da alleanze fragili e faide sanguinose. Tra gli scontri più complessi e duraturi figura quello che ha contrapposto il clan Mazzarella alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano, un conflitto che ha lasciato una scia di sangue e modificato profondamente gli equilibri del sottobosco criminale partenopeo.
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La scintilla che accese la miccia di questa guerra, secondo le ricostruzioni giudiziarie e come contenuto nell’ordinanza cautelare del mese scorso firmata dal gip Gianluigi Visco e che ha colpito 57 tra boss e gregari della cosca originaria di Piazza Mercato, risale al gennaio 1998 con l’omicidio di Vincenzo Siervo, detto “o’ Paccone”. Un delitto che, sebbene commesso dagli esponenti dell’Alleanza, vide un’inquietante complicità interna ai Mazzarella.
Si ritiene, infatti, che Gennaro Mazzarella avesse dato il proprio benestare all’uccisione di Siervo – fedelissimo del fratello Vincenzo Mazzarella – all’insaputa di quest’ultimo. Un patto sottile, secondo gli inquirenti, per consentire a Gennaro di consolidare il proprio predominio nella zona del Mercato, soprannominata “‘n copp’ e mura”.
Vincenzo Mazzarella, ignaro dell’accordo e con la sua organizzazione criminale già forte sul territorio, si ritrovò a scatenare la nota faida di camorra contro l’Alleanza di Secondigliano tra il 1997 e il 1998. Gennaro Mazzarella, nel frattempo, si mantenne defilato, concentrandosi sul rafforzamento del controllo del Mercato, supportato dai figli Franco e Ciro, accumulando ingenti risorse economiche, soprattutto dal traffico di stupefacenti con la Spagna.
Da un lato c’è la nuova potenza emergente, il clan Mazzarella, con radici nel quartiere Mercato e una presenza sempre più solida tra Porto, San Giovanni a Teduccio, e Barra. Dall’altro lato, la struttura ferrea e silenziosa dell’Alleanza di Secondigliano, la confederazione criminale che sotto la guida dei Licciardi, dei Contini e dei Mallardo controlla il traffico di droga e le estorsioni dalla periferia nord fino a Posillipo.
Il conflitto non nasce per vendetta né per onore, ma per soldi, controllo e soprattutto droga. I Mazzarella, inizialmente alleati dei Licciardi, sono considerati parte integrante del cartello dell’Alleanza. Ma come spesso accade in camorra, le alleanze durano finché non c’è da spartirsi un bottino più grande.
Da quel momento, Napoli inizia a essere divisa in due: da una parte l’Alleanza, con la sua struttura quasi militare, dall’altra il gruppo Mazzarella, più disordinato ma feroce, pronto a tutto pur di affermare la propria supremazia
La struttura del clan e i suoi vertici
L’arresto definitivo di Gennaro Mazzarella, avvenuto il 20 marzo 2003 (dopo un primo fermo in Spagna nel 1999), non segnò la fine dell’articolazione del clan nel quartiere Mercato. I figli, Franco e Ciro Mazzarella, subentrarono nella direzione e gestione del clan, superando un iniziale momento di sbandamento e un breve riavvicinamento allo zio Vincenzo.
La struttura complessa del clan Mazzarella, nonostante gli arresti e le condanne, ha mostrato nel tempo una notevole capacità di riorganizzarsi e di mantenere il controllo su diversi quartieri e zone di Napoli, dal centro storico – Forcella, Mercato, Maddalena, Porta Nolana, San Giovanni a Teduccio – alla periferia e alla provincia, estendendosi a Marigliano, Castello di Cisterna e San Giorgio a Cremano.
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Articolo pubblicato il giorno 19 Luglio 2025 - 07:50

Giuseppe Del Gaudio, giornalista professionista dal 1991. Amante del cinema d’azione, sport e della cultura Sud Americana. Il suo motto: “lavorare fa bene, il non lavoro: stanca”