Si è concluso nell’obitorio del cimitero di Castellammare di Stabia l’esame autoptico sul corpo di Janan Suliman, la giovane israelo-palestinese di 25 anni, prima delle quattro vittime del drammatico incidente alla funivia del Faito.
Un dolore profondo, che segna l’inizio di un lungo cammino verso la verità giudiziaria e umana.
Janan aveva intrapreso quella corsa con il fratello Thabet, 23 anni, ora ricoverato in condizioni disperate all’Ospedale del Mare di Napoli. La Procura di Torre Annunziata, guidata dal procuratore Nunzio Fragliasso, ha affidato l’esame autoptico – considerato accertamento irripetibile – al medico legale Nicola Giorgio, autorizzando successivamente la restituzione della salma alla famiglia.
Prima del rientro in patria, previsto in serata, la giovane sarà preparata secondo il rito islamico, con il lavaggio del corpo e l’avvolgimento in un panno di lino profumato. Una cerimonia semplice ma intrisa di spiritualità, a chiusura di una giornata di dolore e raccoglimento. Intanto le indagini proseguono, con l’obiettivo di fare piena luce su una tragedia che ha scosso l’intero Paese.
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L'esame autoptico è una cosa difficile e fa riflettere sul dolore delle famiglie coinvolte. È importante che ci sia giustizia per Janan e il suo fratello. La situazione è molto triste e mi dispiace tanto.
Spero che le indagini portino a risultati chiari. E' un momento complicato per tutti, sopratutto per la famiglia di Janan, che ha perso una persona cara in un modo così tragico.