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Camorra, faida interna al clan Contini: a processo gli assassini di Giuseppe Scuotto

Cold case Scuotto: due a processo per l’omicidio del luogotenente del clan Contini
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Napoli - A processo i due presunti responsabili dell’omicidio di Giuseppe Scuotto, luogotenente del boss Eduardo Contini ucciso nel maggio del 2000.

Si tratta di Antonio Muscerino, noto come “‘o biondo”, e Gennaro Cirelli che sono imputati davanti alla seconda sezione della Corte d’Assise di Napoli.

Secondo gli inquirenti, il delitto sarebbe stato un’esecuzione interna al clan Contini, motivata dal timore che Scuotto potesse collaborare con la giustizia in caso di arresto. Inoltre, la vittima avrebbe gestito traffici illeciti senza l’autorizzazione della cosca, attiva tra i quartieri Vasto, Arenaccia e San Carlo all’Arena.

A far riemergere il caso sono state le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, che hanno spinto la Direzione Distrettuale Antimafia ad avviare una nuova inchiesta nel 2022.

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Le indagini, condotte dalla sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Napoli, hanno portato a fine dell'ottobre scorso all’emissione di misure cautelari nei confronti di Muscerino – già detenuto a Sulmona – e Cirelli, all’epoca in libertà.

 L'omicidio nel maggio del 2000

Giuseppe Scuotto fu assassinato a colpi d’arma da fuoco mentre percorreva corso Novara in sella a un ciclomotore. La riapertura dell’indagine, nel novembre 2022, ha permesso di raccogliere nuovi elementi attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche e accertamenti telematici.

Incrociando questi dati con la documentazione dell’epoca, gli investigatori hanno trovato riscontri che hanno portato alla firma dell’ordinanza di custodia cautelare.

Dalle indagini è emerso che Muscerino e Cirelli sarebbero stati gli esecutori materiali del delitto, maturato in un contesto di tensioni interne al clan. Scuotto, infatti, era diventato capozona per conto dei Contini, ma nel quartiere Vasto aveva radunato attorno a sé un gruppo di giovani affiliati con ambizioni di espansione, in contrasto con le direttive dei vertici del sodalizio. Una frattura che, secondo gli investigatori, sarebbe stata la causa della sua condanna a morte.

Articolo pubblicato il 23 Febbraio 2025 - 10:01 - Rosaria Federico

Commenti (1)

L’articolo parla di un caso molto complesso e inquietante. Ci sono molte sfaccettature in questa storia, come il potere interno al clan e le conseguenze delle scelte fatte dai membri. È interessante vedere come si sviluppano le indagini.

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