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Mugnano, fallimento Coppola: arrivano le condanne per bancarotta



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Mugnano. Si è concluso il 15 novembre 2024 il lungo procedimento penale scaturito dal fallimento della Mario Coppola Srl, dichiarato dal Tribunale di Napoli con la sentenza n. 27 del 12 febbraio 2020.

L’azienda con sede principale a Mugnano di Napoli era operante dal 1992 nel settore della vendita all’ingrosso di articoli elettrici ed elettronici, avrebbe accumulato secondo la Procura di Napoli debiti per quasi 3 milioni di euro.

Il fallimento che ha coinvolto i soci della società e il liquidatore, accusati di aver causato danni significativi ai creditori, ed in particolare all’erario, attraverso una gestione fraudolenta del patrimonio aziendale.


Nel dicembre 2022 su richiesta della Procura inquirente, il Tribunale di Napoli ha condannato in primo grado tutti gli imputati a due anni di reclusione ciascuno per bancarotta fraudolenta.

Le accuse mosse contro gli imputati includevano l’occultamento di parte del patrimonio aziendale, la distrazione di beni aziendali a prezzi inferiori al loro valore di mercato e la manipolazione dei bilanci.

Inoltre, gli imputati erano stati accusati di aver distrutto o occultato le scritture contabili della società, rendendo impossibile la corretta ricostruzione della situazione economica della Coppola Mario Srl e impedendo la verifica dei debiti e crediti aziendali.

A seguito della sentenza di primo grado, la difesa degli imputati, rappresentata dagli avvocati Giacarlo De Angelis, Raffaele Ciardiello e Domenico Iodice, ha presentato però ricorso in appello.

Il 15 novembre 2024, all’udienza di discussione del processo d’appello, gli eredi di Mario Coppola hanno patteggiato una pena ridotta a 1 anno di reclusione ciascuno, mentre il liquidatore della società è stato condannato in via ordinaria ad 1 anno e 4 mesi di reclusione.


Articolo pubblicato il giorno 21 Novembre 2024 - 09:57


1 commento

  1. la sentenza è stata un pò troppo severa secondo me, pero ci sono molte cose che non so bene. la gestione dei beni era molto complicato e non si capisce tutto dai giornali. speriamo che in appello le cose possano cambiare

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