Castellammare, il pentito: “Quel giorno non dovevamo uccidere Tommasino ma gambizzare un imprenditore”

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Castellammare. Il pomeriggio del 3 febbraio del 2009 Gino Tommasino non doveva morire. Il commando di killer del clan D’Alessandro era in giro per compiere un’altra missione: dovevano gambizzare il titolare dei campi di calcetto che si trovano a pochi metri dall’abitazione del consigliere comunale del Pd poi ucciso.

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Ma la vittima designata, per sua fortuna, quel pomeriggio non andò ai campetti. I 4 killer (Salvatore Belviso, Renato Cavaliere, Catello Romano e Raffaele Polito) fecero due giri in moto senza successo. E’ stato il collaboratore di giustizia Salvatore Belviso a raccontare tutte le fase dell’omicidio.

“Il giorno in cui è stato ucciso Tommasino Luigi noi non dovevamo commettere il suo omicidio. Ci trovavamo nei pressi della sua abitazione, perché dovevamo ferire il proprietario dei campetti che si trovano in quella stessa zona venti metri prima di quella abitazione. Questo ferimento doveva essere fatflashto per una questione che riguardava Enzuccio D’Alessandro. D’altra parte, io, che lo avevo pedinato per
qualche tempo, sapevo che Tommasino Luigi scendeva di casa verso le
ore 16:00″.

E queste invece sono le fasi di preparazione dell’agguato: “Quel giorno verso le ore 15:10 io sono andato a Scanzano da Cavaliere Renato e gli ho detto di preparare la tavola. In questo modo ho inteso dirgli di prepararsi per commettere il fatto programmato. Cavaliere Renato mi ha detto che non avevamo i giubbini che ci servivano per commettere quel fatto. lo sono quindi andato …omissis.. e ho preso i giubbini.

Sono tornato a Scanzano verso le ore 15:35 e ho detto a Cavaliere Renato, che era insieme a Romano Catello e a Polito Raffaele [che non venivano mai informati preventivamente di quanto dovevamo fare], che dovevamo andare a fare un giro. Ciò anche se si era fatto tardi per commettere il ferimento programmato. Ho detto a Cavaliere Renato che non si poteva mai sapere e che potevamo sempre fare qualcosa.

Avevamo infatti una vera e propria lista di persone da uccidere con un preciso ordine di priorità

Avevamo infatti una vera e propria lista di persone da uccidere con un preciso ordine di priorità. Per scendere da Scanzano abbiamo utilizzato un SH grigio metalizzato rubato e I’SH Sport 125. Polito Raffaele si è messo alla guida del mio SH Sport 125 e io sono salito dietro di lui.

Romano Catello e Cavaliere Renato sono saliti sull’SH rubato. Romano Catello si è messo alla guida. Siamo scesi per il Mulino,siamo andati per il viale Europa e abbiamo girato sulla destra, raggiungendo i campetti. Abbiamo fatto due giri senza trovare il nostro obiettivo.

Abbiamo quindi fatto un terzo giro e ci siamo fermati sotto i portici che si trovano vicino alle scuole. A questo punto, non avendo trovato li nostro obiettivo, io ho detto di lasciare stare e di tornare a Scanzano.

Io e Cavaliere Renato eravamo armati di due pistole CZ. lo ho detto a Romano Catello di venire con me e, non fidandomi della sua guida, mi sono messo alla guida del mio SH Sport 125. Ho dato la mia pistola a Romano Catello, raccomandandogli scherzosamente di togliere il colpo dalla canna per non ferirmi.

Ho detto a Polito Raffaele di andare sul mezzo insieme a Cavaliere Renato. Polito Raffaele si è messo alla guida della motocicletta e Cavaliere, che come ho detto era armato, si è messo dietro di lui.

Mentre ci stavamo allontanando per tornare a Scanzano, io, che ero andato avanti, ho notato la Lancia Musa di Tommasino Luigi, che stava per raggiungere il ponte del treno, mi sono fermato ed ho detto a Cavaliere Renato che mi sarei assicurato che alla guida ci fosse proprio il Tommasino [che era inserito nella lista delle persone da uccidere].

Ho detto a Cavaliere vediamo se è lui, senza fare il nome di Tommasino. Dopo l’omicidio di Mascolo Nunzio ero io a prendere da Enzuccio D’Alessandro le direttive sugli omicidi. Infatti, Enzuccio aveva detto che voleva vedere soltanto me. Per questo motivo Cavaliere Renato doveva fare quello che io gli dicevo dopo avere ricevuto le direttive da Enzuccio.

Ho detto a Cavaliere Renato che gli avrei fatto un segnale se alla guida della Lancia Musa c’era la persona da uccidere. La macchina è passata sotto la galleria e ha imboccato la strada per il viale Europa mettendo la freccia a sinistra.

Io ho rallentato un poco e ho fatto andare la macchina avanti. Poco prima di arrivare all’Unieuro ho superato la Lancia Musa sulla sinistra e mi sono accorto che Tommasino Luigi era insieme al figlio. Ho quindi dato due o tre colpi di clacson e con la mano ho fatto cenno a Cavaliere Renato di lasciare stare.

Ciò nonostante, poco dopo, ho sentito l’esplosione di colpi di pistola e ho capito che Cavaliere Renato aveva eseguito lo stesso l’omicidio. 

IO mi sono sentito male perché ero certo che Cavaliere avesse ucciso anche il figlio di Tommasino Luigi”.

“Tornato a Scanzano, io sono andato alla sala giochi, dove dopo un po’ sono stato raggiunto da Polito Raffaele, che era bianco in volto. È quindi entrato un ragazzo di Scanzano che ha detto che a Castellammare era stato commesso un omicidio. Polito Raffaele ha allora detto: fammi andare a vedere. lo sono andato insieme a …omissiis… a comprare venti euro di sgang a Torre Annunziata e l’ho fumato insieme a lui.

Quando sono tornato a Scanzano, ho trovato Polito Raffaele molto nervoso e anche Romano Catello andava avanti e indietro. Io ho allora detto a Polito Raffaele, che peraltro era stato attenzionato dalle forze di polizia per l’estorsione al ristorante… di andare a Piancastagnaio, dove disponevamo di un casolare nella via Collelucciole.

Si trattava di un casolare che, in precedenza, era stato affittato da mia zia Teresa Martone per portare i suoi nipoti a respirare aria pulita. Poiché non avevamo una macchina, abbiamo detto a Bellarosa Nunzio che ci serviva la sua Lancia Y. Bellarosa Nunzio ha detto che non voleva accompagnarci e che era disponibile a darci le chiavi della sua macchina.

Cavaliere Renato gli ha detto che gliela avrebbe restituita dopo tre o quattro giorni e Bellarosa Nunzio, che aveva bisogno della macchina per il giorno successivo, si è convinto ad accompagnare Cavaliere Renato e Polito Raffaele. lo sono andato a casa di una mia carissima amica.

 La fuga a Piancastagnaio del killer Renato Cavaliere

Era un posto dove ero solito andare per rilassarmi. La stessa sera mi trovai Polito a casa della bionda. Io gli ho chiesto che cosa ci faceva a Castellammare e lui mi ha risposto che aveva accompagnato Cavaliere Renato e che non aveva motivo per restare a Piancastagnaio.

lo gli ho allora ordinato di tornare a Piancastagnaio perché era stato già ricercato dalla forza di polizia che indagava sull’estorsione a…omissis… e perché, dopo l’omicidio di Tommasino Luigi, l’attenzione dei poliziotti si sarebbe certamente concentrata anche su Scanzano. Polito Raffaele doveva rimanere a Piancastagnaio soltanto per qualche giorno. La scelta di rimanere lì per più tempo è stata sua”.

@riproduzione riservata

(nella foto da sinistra il killer Renato Cavaliere, Salvatore Belviso e Gino Tommasino)



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