Il Ministero della Salute è stato condannato dal Tribunale di Napoli, sezione distaccata di Casoria, a risarcire oltre un milione di euro alla famiglia di un uomo morto a causa di una trasfusione di sangue infetto.
Nel 1985, D.L., un uomo di 47 anni di Mugnano di Napoli, fu sottoposto a una trasfusione di sangue presso il CTO di Napoli a seguito di una frattura al femore.
Nel 2000, D.L. scoprì di essere affetto dal virus dell’epatite C. Morì nel 2015 a causa di complicanze legate alla cirrosi epatica. La famiglia di D.L. ha sostenuto che l’epatite C fosse stata contratta a causa della trasfusione di sangue infetto.
Il Tribunale ha accolto la tesi della famiglia e ha condannato il Ministero della Salute a pagare: 171mila euro alla moglie e ai figli di D.L. per il danno iure hereditario; 195mila euro per il danno biologico terminale e il danno catastrofale. Il totale del risarcimento ammonta a oltre un milione di euro, oltre alle spese legali.
La famiglia di D.L. si è detta soddisfatta della sentenza.L’avvocato Piervittorio Tione, che ha assistito la famiglia, ha spiegato che la sentenza rappresenta un importante riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni per le vittime di trasfusioni di sangue infetto.
Per il legale della famiglia della vittima, “anche se la causa non può riportare il loro caro alla vita, conferma ancora una volta la grave e esclusiva responsabilità dello Stato per le numerose morti causate da sangue infetto. Ora, vinta la causa, il compito più difficile è spingere il Ministero a corrispondere il risarcimento in modo tempestivo”.
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