Visita nel carcere di S. Maria Capua Vetere, ‘c’è aria pesante’

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Una delegazione composta dalla presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, dal Garante Regionale dei detenuti Samuele Ciambriello, dal vicepresidente del Movimento Forense Alessandro Gargiulo, dagli avvocati del Consiglio dell’Ordine del Foro di Napoli Nord, delle Camere Penali di Napoli Nord e Santa Maria Capua Vetere e con l’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane ha visitato il carcere di Santa Maria Capua Vetere il 13 gennaio 2024.

La delegazione ha riscontrato un’atmosfera di tensione latente che accomuna detenuti e poliziotti penitenziari. “Dai pestaggi del 2020 poco o nulla è cambiato” denuncia la delegazione in una nota diffusa dopo la visita.

“Si respira un’aria avvelenata e sia la Comandante della Polizia Penitenziaria che la Direttrice erano stanche, preoccupate, tese, non nei nostri confronti, anzi, ma per tutto quello che quotidianamente devono gestire, subire, soffrire”.

I delegati hanno fatto visita al reparto Tamigi, dove c’era la cella in cui era recluso il 46enne Nicola Badascino, che aveva pochi mesi ancora da scontare ed è morto qualche giorno fa in carcere per un infarto.

“Era dializzato (tre volte a settimana), aveva la febbre alta (40°) – prosegue la nota – ed è morto in carcere senza aiuto e senza tempestivi soccorsi del 118, forse chiamato tardivamente”.

    La delegazione ha inoltre denunciato il sovraffollamento di detenuti e la mancanza di agenti ed educatori, che si traduce in condizioni di vita e di lavoro difficili e pericolose.

    “Poggioreale per numeri è tra le carceri peggiori d’Italia, ma il malessere avvertito a Santa Maria Capua Vetere – conferma Gargiulo – è qualcosa di davvero inquietante, che non si respira nel carcere napoletano”.

    La delegazione ha concluso la sua nota affermando che “è necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni per risolvere i problemi che affliggono il carcere di Santa Maria Capua Vetere, a tutela dei detenuti e dei poliziotti penitenziari”.

    I problemi riscontrati dalla delegazione sono i seguenti:

    Sovraffollamento di detenuti: il carcere di Santa Maria Capua Vetere ha una capienza di 1.100 posti, ma al momento ospita oltre 1.500 detenuti, con un sovraffollamento del 40%.
    Mancanza di agenti ed educatori: il carcere ha un organico di 1.200 agenti, ma al momento ne sono presenti solo 800, con un deficit del 35%.

    La situazione è ancora più grave per quanto riguarda gli educatori, di cui sono presenti solo 40 su un organico di 80.

    Condizioni di vita e di lavoro difficili e pericolose: il sovraffollamento e la mancanza di personale rendono difficili le condizioni di vita e di lavoro nel carcere. I detenuti sono spesso costretti a vivere in celle sovraffollate e insalubri, mentre i poliziotti penitenziari sono esposti a rischi di aggressione e di contagio da malattie infettive.

    Morte di Nicola Badascino: la morte di Nicola Badascino, avvenuta per un infarto, ha sollevato ulteriori preoccupazioni sulla situazione del carcere. Il detenuto, che era dializzato e aveva la febbre alta, è morto senza ricevere tempestivi soccorsi.

    La delegazione ha concluso la sua nota affermando che “è necessario un intervento urgente da parte delle istituzioni per risolvere i problemi che affliggono il carcere di Santa Maria Capua Vetere, a tutela dei detenuti e dei poliziotti penitenziari”.

    In particolare, la delegazione ha chiesto:

    La riduzione del sovraffollamento di detenuti, attraverso l’accelerazione dei processi e il ricorso a misure alternative alla detenzione;
    L’incremento dell’organico di agenti ed educatori, per garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose;
    L’adozione di misure per prevenire i suicidi e le violenze nel carcere.


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