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“La gente come te muore”, le minacce all’imprenditore di Soccavo che ha denunciato gli usurai

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“Si arriva al momento in cui si è disperati si è costretti ad accettare delle proposte che vengono nell’ambito della costrizione e della disperazione. Bisogna considerare da che parte stare. Il mio appello è denunciate si può iniziare a vivere”.

Sono le parole del commerciante e politico del Pd di Soccavo, Salvatore Fiore che con la sua denuncia ha fatto scattare le manette per sei cravattari della camorra del suo quartiere.

“Ho fatto di tutto per onorare il debito iniziale, ma il tetto degli interessi cresceva sempre. È così che mi sono rivolto a Sos Impresa e, ovviamente, ai carabinieri. Mi auguro che dopo questa denuncia, ci sia la giusta dose di attenzione, che non si spengano i riflettori nei confronti di chi ha trovato la forza di denunciare”.

“Buona vita. Ma la gente come te muore”. Sono le parole che Giuseppe Barretta, 39enne di Casoria, ha inviato il 18 aprile scorso a Salvatore Fiore, commerciante e politico di Soccavo. Con queste minacce, Barretta ha cercato di costringere Fiore a pagare 2.820 euro, che secondo il presunto aguzzino Fiore doveva a Luciano Ruotolo, un altro commerciante.

Fiore, -come riporta Il Roma-stremato dalle minacce, ha deciso di denunciare tutto ai carabinieri, consegnando loro i messaggi che Barretta gli aveva inviato su Whatsapp.

Secondo gli inquirenti, Barretta ha minacciato Fiore di gravi danni all’incolumità sua e dei suoi familiari, e di coinvolgere “gli amici siciliani” se non avesse pagato. Inoltre, Barretta avrebbe fatto riferimento alla sua precedente detenzione e al fatto di appartenere a una famiglia malavitosa di Secondigliano.

Fiore ha raccontato ai carabinieri che ha iniziato a pagare le somme richieste da Barretta in diverse tranche, attraverso ricariche Postepay su carte intestate a Maria Toraldo e Gennaro Barretta, fratello di Giuseppe.

L’incubo di Fiore non è finito con la denuncia. Le preoccupazioni per la sua sicurezza sono andate avanti anche nelle settimane successive, tanto da spingerlo ad abbassare la saracinesca del suo negozio di via dell’Epomeo.

Fiore ha raccontato ai carabinieri che ha dato disposizione al suo commercialista di chiudere le posizioni amministrative e fiscali del negozio, e che ha svuotato quasi interamente l’attività.

Le minacce di Barretta hanno avuto un grave impatto anche sulle condizioni economiche di Fiore e della sua famiglia. Fiore ha raccontato ai carabinieri che le sue condizioni economiche sono “disastrose”, e che lui, sua moglie e suo figlio minore sono costretti a vivere con gli aiuti dei figli maggiorenni.

La minaccia di Capezzuto: “Tra un mese esce il fidanzato di mia figlia”

Tra le dichiarazioni rese da Fiore spiccano quelle relative alla condotta di Carlo Capezzuto, vicino agli ambienti criminali del rione Traiano. Fiore ha raccontato che il 19 aprile 2023 ha ricevuto un messaggio Whatsapp da Capezzuto, in cui il destinatario gli diceva: “Tanto è un altro mese e il fidanzato esce”.

Fiore ha ipotizzato che Capezzuto si riferisse al fidanzato della figlia Martina, un camorrista attualmente in carcere per omicidio. Fiore ha aggiunto che, secondo voci di quartiere, il fidanzato della figlia sarebbe un esponente di un clan camorristico del rione Traiano.Le indagini dei carabinieri sono ancora in corso.

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(Nella foto da sinistra Carlo Capezzuto, Giuseppe Barretta, Giovanni Minopoli e Nicola Siano)

 


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