Uccide la ex, era già a processo per maltrattamenti: la coppia era di Torre del Greco

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Un processo in corso per maltrattamenti familiari e un divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico non sono stati sufficienti a fermare l’orribile atto di Franco Panariello, un operaio metalmeccanico di 55 anni.

La scorsa notte, Panariello si è presentato nella casa di famiglia a Cerreto d’Esi, in provincia di Ancona, dove viveva la sua ex-moglie, Concetta Marruocco, 53 anni, infermiera, dalla quale si stava separando. Entrambi sono originari di Torre del Greco.

La notizia dell’emmesimo femminicidio annunciato ha scossa la cittadina vesuviana dove vivono tanti familiari di vittima e assassino.

    Secondo la ricostruzione degli investigatori l’ennesima lite tra i due è sfociata in un’aggressione a colpi di coltello. La donna è stata colpita varie volte al petto e non ha avuto scampo; i sanitari del 118, giunti sul posto, non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

    Panariello alla figlia: “Ho fatto una sciocchezza chiama i carabinieri”

    Le urla hanno svegliato la figlia minorenne della coppia (gli altri due figli sono maggiorenni e vivono altrove), anche se pare che non abbia assistito all’aggressione. “Ho fatto una sciocchezza, chiama i carabinieri”, le ha detto il padre, che ha aiutato i militari a recuperare l’arma del delitto.

    Successivamente, in caserma, è stato interrogato alla presenza del pm Paolo Gubinelli e del suo avvocato Ruggero Benvenuto. “Ha collaborato, non si è sottratto all’interrogatorio”, ha sottolineato il legale. Gli operatori dello sportello antiviolenza Artemisia di Fabriano, che avevano assistito Concetta a marzo quando aveva denunciato Panariello, parlano di un “femminicidio annunciato.”

    La coppia, seguita per anni dai servizi sociali, dalle strutture sanitarie e dalle forze dell’ordine, era coinvolta in una vicenda familiare segnata da violenze e maltrattamenti. Solo tre giorni fa, Concetta aveva incontrato gli operatori di Artemisia e voleva aiutare le donne che vivono situazioni simili alla sua. Questo tragico episodio non dovrebbe essere considerato un semplice raptus, ma l’epilogo di una lunga storia di violenze familiari.

    Franco Panariello è stato trasferito nel carcere di Montacuto ad Ancona con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela e dalla premeditazione, legata al coltello che aveva con sé. Panariello era sottoposto a una misura cautelare con braccialetto elettronico, ma questa misura è stata violata più volte senza che siano state prese misure più restrittive, secondo le operatrici di Artemisia.

    L’assassino su facebook aveva scritto: “E’ un difetto essere brave persone”

    Su Facebook, Panariello aveva pubblicato messaggi ambigui, come ad esempio: “È un difetto essere brave persone”. Questi messaggi sembrano ora inquietanti avvisi, lasciando intendere che dietro il suo comportamento c’era una mente disturbata e potenzialmente pericolosa.

    Solo tre giorni fa avevano incontrato Concetta: “voleva aiutare le donne che, come lei, vivono la sopraffazione e la violenza maschile. Questo omicidio non deve essere derubricato come raptus – incalzano – è l’epilogo di una vicenda familiare intrisa di maltrattamenti e violenze che si protraevano da moltissimi anni”. Come spesso succede in altri femminicidi. E come altrettanto spesso succede alcuni post sui social semmbrano ammonimenti. “E’ un difetto essere brave persone” aveva scritto su Facebook.



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