L'ANALISI

Napoli, così non va: dal calciomercato al ritardo di condizione, quante domande

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Il Napoli campione d’Italia stecca il primo test importante di questa stagione. Al Maradona gli azzurri illudono i tifosi per quasi 30′, creando occasioni su occasioni, poi si spengono lentamente. La Lazio dell’amato-odiato ex Sarri prende le misure e con il passare dei minuti incarta gli undici di Garcia, che diventano inefficaci e rischiano poi l’imbarcata nella ripresa.

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Ma cosa è andato storto? In ordine, indubbiamente vanno citate le tante occasioni sprecate, soprattutto in avvio. Il Napoli ha chiuso con 22 tiri, ma solo 4 verso la porta per un totale di 1.29 xG, dunque in linea con quello che poi realmente è accaduto in campo vista la rete realizzata da Zielinski. Ciò che fa storcere il naso è soprattutto la qualità dei tiri effettuati, anche perché come visto nelle prime due sfide contro Frosinone e Sassuolo le chance sono state create, ma sotto porta poi è mancata lucidità e precisione.

Emerge anche un netto ritardo di condizione di alcuni elementi chiave della rosa, evidente soprattutto con il passare dei minuti. Chiaro che ciò è dovuto anche a problemi fisici, come quelli di Kvaratskhelia, che ieri per circa 25′ ha regalato le solite fiammate prima di calare lentamente e scomparire quindi dalla gara nella ripresa. L’esempio lampante è però Anguissa, che soprattutto nella ripresa è fisicamente crollato. A risentirne è stato il centrocampo, completamente spaccato a metà in molte delle situazioni di attacco della Lazio.

Quindi il tema calciomercato. E’ andato via Kim, al suo posto è stato acquistato Natan. Il 22enne però è ancora a quota 0 minuti in questa stagione: al suo posto si è trovato titolare Juan Jesus, che ieri in coppia con Rrahmani ha mostrato i suoi limiti. L’inserimento del nuovo acquisto è cruciale, anche per capire se la (nuova) scommessa della dirigenza azzurra di sostituire così il coreano ha pagato.

Questo è indubbiamente uno dei tanti problemi che Garcia si dovrà porre alla ripresa del campionato, anche perché lo stesso Rrahmani, che finora in azzurro ha sempre avuto al suo fianco difensori di altissimo livello (prima Koulibaly, poi Kim) è andato in difficoltà soprattutto nel comandare il reparto difensivo.

L’acquisto di Lindstrom fa dunque riflettere, non per la qualità del giocatore (che si farà), quanto per l’investimento fatto in quella zona di campo. Non sarebbe stato meglio destinare la maggior parte del budget sul centrale che avrebbe dovuto raccogliere la pesante eredità di Kim, assoluto protagonista lo scorso anno? A questa domanda risponderà il tempo.



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