Kata scomparsa, le tracce di sangue non sono sue: cosa è successo davvero? I filmati e le cause del rapimento: ecco cosa sappiamo
Le tracce di sangue trovate sui rubinetti di tre stanze dell’ex hotel Astor di via Maragliano a Firenze non appartengono a Mia Kataleya Chiclo Alvarez, la bambina peruviana di 5 anni scomparsa il 10 giugno scorso.
Le indagini hanno escluso la presenza del suo DNA sia nei trolley che sono stati sequestrati il 17 giugno, sia nella valigia. A confermarlo sono stati i primi esami genetici eseguiti dal medico legale Ugo Ricci, responsabile dell’Equipe Genetica Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi.
Questi risultati sono stati consegnati ai pubblici ministeri che stanno indagando sul caso. Ora si attendono ulteriori esami più approfonditi e un nuovo sopralluogo dell’ex Astor da parte dei carabinieri specializzati per cercare nuove tracce della piccola Kata.
Due settimane fa, la Procura aveva indagato cinque persone, tra cui due zii della bambina scomparsa. Entrambi, Marlon Edgar Chicclo e Abel Alvarez Vasquez, erano sospettati di essere coinvolti nel rapimento di Kata.
Gli altri indagati erano due cugine peruviane, Rosmery Puillco Oquendo e Sharllin Jhilary Huaman Oquendo, oltre a un cittadino romeno di nome Alberto Dinu Sorin. Al momento, non ci sono prove che li coinvolgano direttamente nella sparizione della piccola. Abel Alvarez Vasquez è attualmente in carcere nell’ambito di un’indagine su un presunto racket delle stanze nell’ex hotel Astor.
Le indagini per cercare di fare luce sul rapimento di Kata si basano principalmente su un video che mostra gli ultimi istanti della bambina prima della scomparsa. Registrato da una telecamera su Via Luigi Boccherini, il video dura solo 27 secondi e mostra Kata salire e scendere le scale esterne dell’ex hotel Astor. Questo è l’unico elemento che gli inquirenti hanno al momento per cercare di risolvere il caso.
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