Coltivazione cannabis, cosa dice la legge in Italia

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È un tema molto complesso e delicato quello relativo alla coltivazione della cannabis nel nostro paese; un argomento che porta una netta divisione anche a livello politico, oltre che ideologico. La coltivazione di cannabis è regolata dalla legge che, attualmente, consente la coltivazione della cannabis solo a fini industriali e per la produzione di prodotti legali a base di cannabis con un tenore di THC (il principale principio psicoattivo della pianta) inferiore allo 0,6%.

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La coltivazione a fini industriali è consentita solo da parte di aziende autorizzate che rispettano determinati requisiti e ottenendo le necessarie autorizzazioni da parte del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Inoltre, la coltivazione deve essere effettuata utilizzando varietà di cannabis incluse nella lista delle specie consentite.

Come avviene la coltivazione

    In linea generale la coltivazione della cannabis può avvenire in diversi modi, a seconda delle esigenze e delle preferenze del coltivatore: tra i metodi più comuni si trovano la coltivazione indoor, la coltivazione outdoor e la coltivazione in serra.
    La coltivazione parte da diverse tipologie di semi che possono essere utilizzate per questo scopo: ad esempio i semi autofiorenti, tra i più popolari tra i coltivatori perché offrono specifici vantaggi in quanto la loro natura autofiorente rende più semplice il processo di coltivazione, specialmente per i principianti.

    Una delle principali differenze in questo campo è tra semi di canapa e i semi di cannabis, anche se sono spesso utilizzati in modo intercambiabile; nella realtà dei fatti esistono alcune differenze tra di loro. Entrambi i tipi di semi provengono dalla stessa pianta, la Cannabis sativa, ma sono destinati a scopi diversi.

    Semi di canapa e semi di Cannabis

    I semi di canapa sono generalmente coltivati per produrre fibre, olio e altri prodotti derivati dalla canapa: contengono livelli molto bassi di THC (tetraidrocannabinolo), il principale componente psicoattivo della cannabis, di conseguenza non hanno effetti psicoattivi e non causano “sballo” quando vengono consumati.

    D’altra parte, i semi di cannabis sono destinati alla coltivazione di piante di cannabis a scopo ricreativo o medicinale. Questi semi possono produrre piante che contengono alte concentrazioni di THC, consentendo la produzione di infiorescenze ricche di principi attivi psicoattivi.

    Da ricordare, in conclusione, che attualmente, in Italia, è consentita la coltivazione di cannabis a fini medici e scientifici, previa ottenimento di specifiche autorizzazioni e licenze. È necessario rivolgersi al Ministero della Salute e all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per richiedere le autorizzazioni necessarie e seguire i relativi iter burocratici.

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