Fidanzati assassini di Avellino: chiesti ventiquattro anni di reclusione per Elena Gioia e Giovanni Limata, entrambi accusati dell’omicidio volontario del papà di lei, Aldo Gioia, massacrato con 15 coltellate nell’aprile del 2021 nell’abitazione familiare di Corso Vittorio Emanuele ad Avellino.
Anche se il pubblico ministero Vincenzo Russo della Procura di Avellino nel corso della sua lunga requisitoria ci ha tenuto a precisare che i due imputati “sono giovanissimi, immaturi, sebbene imputati per efferato omicidio. Non c’è alcun aspetto di psicopatia, non c’è una malattia. Nessun disturbo, ma sono giovanissimi e immaturi che avevano la capacità di intendere e volere”.
In aula era presente solo Giovanni Limata che ha reagito in malo modo che ha chiesto, alzando la voce, di replicare alle richieste della pubblica accusa. Anche la madre ha reagito urlando tanto che alla fine della requisitoria la madre è stata allontanata dagli agenti e lui è stato riportato di nuovo in cella.
Poi hanno preso la parola gli avvocati di parte civile, l’avvocato Brigida Cesta nominata dai fratelli della vittima, Giancarlo e Gaetano (costituiti nei confronti di entrambi gli imputati) e l’avvocato Francesca Sartori, nominata dall’altra figlia Emilia e dalla moglie della vittima, Liana Ferraiolo.
Tutti hanno chiesto una pena equa senza considerare la giovane età. La prossima udienza è fissata per il 24 maggio quando la parola passerà alle difese dei due imputati, gli avvocati Rolando Iorio difensore di Giovanni Limata e l’avvocato Livia Rossi, difensore di Elena Gioia.
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