Camorra, “sono morti che camminano”: i 4 fermati del clan Verde prima della risposta dei Ranucci

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Lo stato anche questa volta è arrivato prima del Tribunale della camorra che aveva decretato per loro la condanna a morte.

Michele Cleter, 34 anni, detto “o Giò”; Gaetano Vallefuoco, 31 anni; Michele Landolfi, 23 anni, detto “o cecato”, tutti di Sant’Antimo, e Fabio Cuomo, 31 anni, di Grumo Nevano, ritenuti contigui al clan Verde di Sant’Antimo sono da ieri in stato di fermo.

Accusati di concorso in omicidio e in tentato omicidio più porto e detenzione di arma da sparo in luogo pubblico, reati aggravati dalle modalità mafiose.



    è stato disposto dalla Dda per evitare una risposta sanguinaria da parte del clan Ranucci, da tempo in grossa frizione con la cosca dei Verde.

    I quattro, secondo le indagini, la sera dell’8 marzo scorso a Sant’Antimo avevano ucciso Antonio Bortone e ferito Mario D’Isidoro, salvato grazie al borsello indossato a tracolla che aveva deviato la traiettoria di alcuni proiettili.

    A far intervenire in fretta la Dda di Napoli che ha disposto il fermo dei quattro- come riporta Il Mattino- è stata propria la posizione di Mario D’Isidoro, che intercettato più volte sia al telefono che nella stanza dell’ospedale di Aversa parlando con la moglie le chiede di farsi dire dove si stavano nascondendo i quattro fermati, letteralmente spariti dalla circolazione dopo il delitto, perché come ha detto alla consorte, quei quattro erano già morti.

    Oggi i quattro saranno interrogati dal gip che deciderà sulle loro sorti giudiziarie. In questo momento si è evitata una sanguinaria risposta da parte del clan Ranucci, da tempo in grossa frizione con la cosca dei Verde (alla quale erano legati la vittima Bortone e il ferito) per il controllo delle piazze di spaccio nella zona delle case popolari di via Solimene di Sant’Antimo ma anche a Grumo Nevano e Casandrino.

    (nella foto a partire da sinistra i quattro fermati Michele Landolfi, Michele Cleter, Fabio Cuomo, Gaetano Landolfi, e poi il ferito Mario D’Isidoro e la vittima Antonio Bortone)

     


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