Camorra, i cugini Mazzarella stavano scappando all’estero. Le intercettazioni

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Il boss Michele Mazzarella detto o’ fenomeno stava scappando in Nord Europa ma forse anche in Spagna dove ha numerose coperture ma anche interessi economici.

Sono stati gli agenti della Polfer di Pisa, impiegati in uno dei consueti servizi di scorta viaggiatori a bordo di un treno, ieri sera a individuare Michele Mazzarella in prossimità della stazione ferroviaria pisana.

Una volta identificato hanno avvertito la squadra mobile e lo hanno fatto scendere alla stazione per approfondire gli accertamenti in questura al termine dei quali è stato arrestato. Michele Mazzarella, figlio del defunto boss Ciro ‘o pazzo e Antonietta Virenti era in viaggio diretto al nord e, secondo quanto si è appreso, poi avrebbe lasciato l’Italia per raggiungere un Paese del Nord Europa dove avrebbe degli appoggi.



    Appena la squadra Mobile di Pisa è stata avvisata della presenza di Mazzarella sul treno si è messa in contatto con i colleghi di Napoli che hanno inviato alla questura pisana, spiega la polizia, “il decreto di fermo di indiziato di delitto nel frattempo disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia” nei suoi confronti e che è stato eseguito proprio nei locali della mobile pisana. Mazzarella è stato fotosegnalato e poi accompagnato nel carcere Don Bosco di Pisa.

    Contemporaneamente sono stati fermati i cugini Ciro Mazzarella, 51 anni (figlio di Gennaro Mazzarella) e Salvatore Barile, 38 anni.(figlio di Luisa Mazzarella). La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha deciso di emettere un decreto di fermo ritenendo, appunto, sussistente il pericolo di fuga. Michele, che tra i vertici era quello che ricopriva un ruolo meno preminente rispetto ai cugini Ciro e Salvatore Barile, è stato preso a Genova.

    I reati ipotizzati nei loro confronti sono di associazione di tipo mafioso in qualità di vertici del noto clan Mazzarella e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha assestato un duro colpo al clan, con 25 persone arrestate, tra le quali anche Antonietta Virenti, 64 anni, mamma di Michele Mazzarella e vedova di Vincenzo Mazzarella.

    Le indagini riguardano il periodo che va dal 2020 al 2022, cioè il periodo successivo alla scarcerazione di Michele Mazzarella. Particolarmente estesa a Napoli è l’influenza criminale del cartello dei Mazzarella che a Napoli si contrappone con l’Alleanza di Secondigliano: oltre che in vari comuni della provincia (San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano e Somma Vesuviana) risulta presente nei quartieri di Forcella e della Maddalena (loro roccaforte) ma anche a San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, San Gaetano.

    Barile e Michele Mazzarella risultano gravemente indiziati di diversi episodi estorsivi commessi in danno di pregiudicati costretti a pagare una quota al clan per lo svolgimento delle attività illecite nel loro “territorio”. Nei prossimi giorni è prevista l’udienza di convalida dei provvedimenti di fermo notificati dagli indagati davanti al giudice per le indagini preliminari.

    “O ci dai 140 euro a settimana o ti prendi la merce da noi”.

    “O ci dai 140 euro a settimana o ti prendi la merce da noi”. Cosi il clan Mazzarella imponeva il pizzo a commercianti e ambulanti del mercato della Maddalena e di Forcella. Schiaffi e violenza ai danni di chi si rifiutava di pagare. Ma su circa 200 bancarelle della Maddalena sono state solo 2 le denunce registrate, tra cui un ambulante straniero. Il clan chiedeva soldi a tutti: venditori, parcheggiatori abusivi. Scoperto anche il tentativo di estorcere soldi a un’impresa di un cantiere Unesco.

    Persino gli stampatori, coloro che copiano i marchi sui capi di abbigliamento, e i “navigatori”, quelli che procacciano i clienti per le bancarelle. Tra i progetti criminali c’erano le ditte da taglieggiare in vista dei lavori all’ospedale Ascalesi.

    “Andiamo sotto le case dei neri e bum nel cervello Loro devono portare 100 euro a settimana. A 40 neri devo arrivare. Andiamo sotto le case loro la sera, bussiamo, entriamo con ile parole in mano.. bum in mezzo al cervello. Cornuti, là dentro non dovete venire più. Altrimenti dovete portare 100 euro a settimana. Poi andate dalle guardie? Chiama, gli sfondiamo la testa”. È  una delle intercettazioni che vede come protagonista l’attuale reggente nella zona della Maddalena, Massimo Ferraiuolo detto “Mortadella”.

    È uscito dal carcere dopo una condanna a 20 anni insieme a Michele Mazarella. E vuole prendersi le redini del clan. È lui il riferimento della “zia”, Antonietta Virenti, la madre di Michele e la vedova di Vincenzo Mazzarella. Mi sono fatto 10 anni abbandonato – si lamenta – poi sono uscito, mi sono pigliato la Maddalena un’altra volta perché non me la volevano dare, ho fatto solo io. È il pizzo il core business della cosca, Ferraiuolo ce l’ha con gliambulanti stranieri. Elenca le entrate settimanali della Maddalena: 6200 euro mentre le uscite ammontano a 3800:2500 per gli affiliati detenuti. Nel dettaglio: Mi mandi 25 carcerati e sono due e mezzo, 400 per Michele Mazzarella, 700 a Salvatore Barile Salvatore Che è uno dei due nipoti che supporta la zia durante la detenzione di Michele, insieme a Ciro Mazzarella.

    “A noi ci servono tutto il bordello quattro di noi – sbotta Ferraiuolo – Sono convinto al 100% perché noi teniamo due obiettivi o di morire o di andare carcerati, non la teniamo un’altra vita. Pensa a tutto “Mortadella”.

    Alle piazze di spaccio: Fuori San Giovanni a Carbonara si mette la piazza di cocaina, di fronte deve stare la piazza di fumo e sopra la chiesa la piazza di erba… e guadagni soldi a tonnellate. Progetta il pizzo sui lavori dell’Ascalesi, l’ospedale che conserva le armi del clan e dove si svolgono i summit persino nella camera mortuaria.

    Sta per uscire dal carcere Marianna Giuliano, moglie di Michele Mazzarella. Chi la mantiene?, si chiede un affiliato. Ce li faccio trovare i soldi – rassicura Ferraiuolo – perché appena aggiustano l’Ascalesi… bum bum là picchiamo, piigli altri tré quattrocento mila….

    E l’ipotesi di taglieggiare le ditte all’Ascalesi che trova riscontro nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia eccellente come Salvatore Giuliano, che ha scontato l’omicidio della giovane Annalisa Durante, vittima innocente.

    “Massimo – mette a verbale Giuliano – mi disse che conosceva un primario o un dirigenti, di cui non ricordo il nome, il quale gli forniva tutte le informazioni sulle gare dei bandi in corso presso l’ospedale e i nomi delle ditte”. Si scoprirà che il collegamento del clan con l’Ascalesi era una guardia giurata.

    Ecco una conversazione tra Ferraiuolo e l’addetto alla vigilanza

    “Perché poi le ambulanze che escono, tu lo sai no? Ogni volta che esce l’ambulanza sono soldi che noi pigliamo…. Insieme a certi compagni già è stato fatto al Loreto mare, già stiamo pigliando. Ad aprile 2020 un incontro in un garage con l’intermediazione di un uomo dei Contini.

    Si parlò – rivela Giuliano – sia degli appartamenti di proprietà dei Ferraiuolo che dei pareheggi della famiglia Giuliano gestiti dai Ferraiuolo al Trianon e si stabilì che questi dovessero ritornare ai Giuliano. Ci sono altre donne nel clan: Giovanna, la moglie di Ferraiuolo, che tiene la cassa. Rosaría Liguori che va a riscuotere il pizzo: Sono qua vicino a Tarek, non me lo vuole dare, ha detto che lui non sta lavorando. Cosa devo fare? Lo devo picchiare?. Tenevo proprio un poliziotto dietro… siamo pieni di poliziotti dietro”. 



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