Migliaia di euro con annessa una quota di mantenimento, una sorta di affitto, da pagare al clan, per accedere e rimanere negli alloggi popolari. Non solo.
Anche botte e violenze varie per costringere gli inquilini ad andare via anche se indigenti o con figli in tenera età. Così la camorra gestiva il business delle case popolari nel quartiere Ponticelli. Partono proprio da un episodio di violenza nei confronti di chi non aveva la possibilità di pagare le indagini – partite nel giugno 2020 – della Squadra Mobile di Napoli, del Commissariato “Ponticelli” e del Nucleo Investigativo dei carabinieri che oggi si sono concretizzate oggi con decine e decine di misure cautelari.
È stato grazie. A quest’ultimo segmento che è stato possibile documentare l’attuale permanenza del clan e delle relative attività illecite. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche Eduardo, Giuseppe e Vincenzo Casella, ritenuti a capo dell’omonimo gruppo camorristico e colui che è indicato il killer della famiglia, cioè Giuseppe Righetto.
L’ordinanza compendia gli esiti di una vasta attività di indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, avviata nell’aprile 2016 in seguito ad un sequestro di sostanza stupefacente e di alcuni manoscritti presso una delle abitazioni in cui veniva gestita l’attività illecita del gruppo criminale, indagine poi ampliata nel tempo raccogliendo importanti elementi probatori sull’associazione in questione.
Un secondo segmento di attività, avviato nel settembre 2020 a seguito di alcuni atti intimidatori nei confronti di cittadini del quartiere Ponticelli, ai quali venivano chieste somme di denaro in cambio del mantenimento o dell’ottenimento di alloggi popolari, ha consentito di documentare l’attuale permanenza del clan e delle relative attività illecite. Si tratta di una delle più vaste operazioni anti camorra del post pandemia.
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