Narcotraffico, Deiana e Imperiale giravano armati a Kiev durante la latitanza. LE INTERCETTAZIONI

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Dobbiamo riempire l'Italia di fumo e tutti devono comprare da noi”, sognava in grande Andera Deiana il broker internazionale della droga amico di boss di e di ‘ndrangheta finito ieri nell'inchiesta della Dda di Milano che ha portato a 31 misure cautelari.

Lui e il suo amico Vincenzo Amato, esponente del clan Coluccia di Galatina sono però latitante da ieri. Sono sfuggiti al blitz. Dalle 900 pagine dell'ordinanza del gip Carlo Ottone De Marchi firmato su richiesta dei pm Silvia Bonardi e Cecilia Vassena, si evincono chiaramente i rapporti di forte amicizia con lo stabiese , uno dei più importanti narcotrafficanti al mondo degli ultimi anni.

E non a caso che grazie a Imperiale sarebbe riuscito anche a far arrivare a Milano carichi enormi, come “617 chili di hashish dalla Spagna”.  A lui lo legava non solo la comune passione per l'arte (Imperiale fu il mandante del furto dei due Van Gogh rubati al museo di Amsterdam e poi fatti ritrovare nella villa dei genitori alla periferia di Castellammare di Stabia ) ma un'antica amicizia.

    Deiana infatti aveva aiutato Imperiale durante la lunga latitanza. “Vivevamo nella stessa casa. A Kiev la guerra era finita da tre anni, era pericolosa, giravamo armati e con le guardie del corpo”, scrive in una chat in cui racconta di aver accompagnato Imperiale al jet privato che lo porterà poi a Dubai. Con il suo vecchio amico sarebbe riuscito anche a far arrivare a Milano grossi carichi, come 617 chili di hashish dalla Spagna, immaginando però di crescere ancora: “Prossima 1.000 a Roma”. 

     



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