Covid, quarta dose vaccino non necessaria per oltre 1/4 degli italiani

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Covid, quarta dose vaccino non necessaria per oltre 1/4 degli italiani. Al momento è riservata agli over 80 ma è possibile che nel tempo venga estesa ad altre fasce di popolazione

Covid, quarta dose vaccino non necessaria per oltre 1/4 italiani Covid, quarta dose vaccino non necessaria per oltre 1/4 italiani Indagine dell’EngageMinds HUB della Cattolica Roma, 11 apr. (askanews) – Più di un italiano su quattro (il 28% della popolazione) non crede che la quarta dose del vaccino contro Covid-19 sia necessaria. Non solo: il 30% non si esprime su questo tema e non ha già preso una decisione.

“È preoccupante che oltre la metà degli italiani non risulti propensa a una ulteriore vaccinazione”, sottolinea la professoressa Guendalina Graffigna, direttore dell’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca in Psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona che ha elaborato questi dati nell’ambito del Monitor continuativo sul comportamento degli italiani in tempo di pandemia.



    “Al momento – prosegue – la quarta dose è riservata agli over80 ma, come le precedenti, è possibile che nel tempo venga estesa ad altre fasce della popolazione. E siccome non stiamo parlando di no vax, perché molti degli intervistati del nostro campione rappresentativo della popolazione italiana è vaccinato, questi numeri mettono in mostra un’ampia sacca di esitanza vaccinale nel nostro Paese indipendente dal fatto di aver in passato aderito alla campagna che rischia di crescere nel tempo se non si sosterrà la motivazione alla vaccinazione con una campagna comunicativa adeguata. Anche perché – conclude la professoressa Graffigna – solo il 38% degli italiani ritiene che i vantaggi della dose di richiamo ‘booster’ siano minori rispetto ai rischi. Si tratta di dati che devono far riflettere le istituzioni e i policy makers qualora si ampliasse la platea di cittadini da sottoporre al secondo booster vaccinale anti Covid-19, soprattutto in termini di comunicazione efficace“.

    Dai dati dell’ultima rilevazione dell’EngageMinds HUB emerge, infatti, un netto cambio di percezione della pandemia. La metà degli italiani (49%) crede che Covid-19 sia oggi meno pericoloso del passato. Per un confronto, basta osservare che a settembre 2021 la pensava così solo il 37% e a marzo 2021 il 19%. Per controcanto, rimane elevata (43%) la percentuale di popolazione che ritiene i vaccini poco efficaci contro le varianti di Sars-Cov-2. Un mix di minor percezione del rischio e di scarsa fiducia nei vaccini pericoloso se si pensa che la vaccinazione è stata l’unico vero argine alla pandemia. E a temere in una inefficacia dei vaccini sulle varianti sono soprattutto le donne (46%); mentre la vedono diversamente gli over60, nei quali l’area di scettici si restringe al 36%.

    Anche il reddito familiare impatta sulla percezione dell’utilità dei vaccini: perché se il dato medio nazionale è al 43%, tra coloro che denunciano basse entrate economiche questa quota sale al 49%; al contrario, solo il 39% di chi gode di alto reddito pensa ai vaccini come scarsamente efficaci contro le varianti di Covid-19. Una percentuale che si impenna al 71% nel cluster di chi manifesta mentalità cospirazionista. Colpisce inoltre che la percentuale dei più scettici sull’efficacia dei vaccini ci siano anche coloro che hanno contratto Covid-19: qui la percentuale sale di ben 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale (54% vs 43%). Propenso alla quarta dose si dice il 61% degli italiani.

    Per loro il richiamo “booster” può tutelare la salute. Una percentuale che sale al 71% tra chi si sente a elevato rischio di contagio. Così come è prevedibile che scenda per chi ha scarsa fiducia nella ricerca scientifica (24%), nel servizio sanitario (37%) e nelle istituzioni (51%). Ma anche il differente orientamento politico dei cittadini del campione rappresentativo della popolazione italiana influisce sull’atteggiamento verso la quarta dose. Se infatti la ritiene utile il 78% degli elettori di centro-sinistra, si scende al 52% tra coloro che si dichiarano di centro-destra.



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